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‘Il Folletto’, una folle gita nel multiverso DC [recensione]

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Disinnescare un fumetto come Superman/Batman: Il Folletto non è facile. Il fumetto scritto da Evan Dorkin e illustrato da una pletora di artisti come Alex Ross, Frank Miller, David Mazzucchelli, Dave Gibbons, Mike Allred, Frank Cho e Bruce Timm, continua a muoversi, si dimena, scalcia e, malmostoso com’è, cambia ritmo a ogni pagina.

Qui un’anteprima del libro

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Pubblicato ormai nel lontano 2000 nell’etichetta Elseworlds, quella delle storie fuori da ogni tipo di continuity, Il Folletto inizia con un’impostazione da Silver Age, in cui Superman, Batman e Robin stanno consegnando alla giustizia Lex Luthor e Joker, e si trasforma presto in una carneficina anemica di supereroi attraverso gli universi paralleli della DC, a opera dei giullari di corte Batmito e Mr. Mxyzptlk.

Prima dell’Elsewords e in particolare durante la Silver Age del fumetto statunitense, la DC era stata ben attenta a distinguere tra le storie canoniche e quelle fuori continuity. La prima di quelle che sarebbero state soprannominate “Imaginary Stories” fu Superman, Cartoon Hero! (1942), in cui Lois Lane, alla scoperta dell’identità di Superman, va in un cinema a guardare i corti dell’Uomo d’Acciaio realizzati da Max Fleisher. Le Imaginary Stories trovarono terreno fertile nelle storie dell’Azzurrone, producendo spunti che verranno recuperati anni più tardi (come il Superman rosso e blu), in generale, attecchirono con più forza a Metropolis che non a Gotham, dove storie simili venivano scritte con meno frequenza (lì spesso l’escamotage era “sono racconti scritti da Alfred”). Persino Wonder Woman ebbe le sue avventure immaginarie grazie alla collana Impossible Tales. L’abbondanza di storie alternative su Superman era da farsi ricondurre al supervisore Mort Weisinger, che puntava a un pubblico giovane e smaliziato. Il successivo editor, Julius Schwartz, usò di rado questo espediente narrativo.

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Questo conglomerato di storie immaginarie finì sotto l’etichetta Elseworlds, dove l’Uomo Pipistrello è stato decisamente più presente. La battezza proprio lui con Terrore Sacro – e prima ancora con Gotham by Gaslight, una rivisitazione vittoriana che però è entrata nell’Elseworlds a posteriori. Elseworlds ha prodotto lavori come Kingdom Come e JLA: Il chiodo, ma si è poi spenta a causa di scossoni che ne hanno minato la longevità, tra progetti abortiti e annacquamenti narrativi (perché spesso le storie si limitavano alla presenza di una qualche strana ambientazione in cui era collocato il personaggio).

Tornando a quella prima Imaginary Story, Il Folletto fa suo il gioco metafumettistico e amplifica al massimo la consapevolezza dei protagonisti. Batmito e Mxyzptlk sono figli dell’era più scanzonata dei fumetti, quel periodo in cui le peggiori bizzarrie erano trattate alla stregua di avvenimenti comuni. Archetipo del fan ossessionato uno, folletto irrisorio della Quinta Dimensione l’altro, sono progressivamente spariti man mano che il fumetto si faceva serio, oscuro e poco incline alle burle. Evan Dorkin, già dietro ai riusciti Eltingville (in cui i lettori di fumetti e i nerd sono spogliati di quella patina fighetta tipica di tanti prodotti simili, anche solo per uscite come «Era una bella ragazza. Mi ricorda di un avatar che avevo una volta in un forum») e Milk & Cheese, recupera i due spiritelli e fa visitare loro i mondi alternativi e le ramificazioni mediatiche (i cartoni animati) della DC, in un divertissement vero e proprio, visto che è scritto a uso e consumo del proprio autore. L’unico che, insieme ai due protagonisti, deve essersi divertito leggendo la storia, tra gag puerili, esplosioni e matte risate.

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La cifra stilistica del volume è questo suo non staccarsi un metro da terra, che è al tempo stesso forza e debolezza. Nella caciara che è Superman/Batman: Il Folletto c’è un minuscolo barlume di lucidità che da senso all’operazione, il fatto che nemmeno per una vignetta ci si prenda sul serio. Il Folletto «è una gag che è stata sognata. E, ammettiamolo, i fumetti non sono tutti racconti immaginari?» (con ovvio rimando alla didascalia d’apertura di Che cosa è successo all’Uomo del Domani?). In qualità di gag non ha impatto sulla narrazione, qualsiasi essa sia, e il flusso delle cose torna a scorrere come prima, tanto è vero che, alla fine, Batmito propone al compagno di mattanze di rifare tutto da capo, «Martedì prossimo alla stessa ora».

Detto questo, facendo la tara all’interno del suo contesto e delle sue logiche, il volume è piatto, punta al basso, al triviale, all’istinto più becero (ma innocuo), l’umorismo imbecille non regge nemmeno quelle poche pagine di cui è composto il lavoro e l’unica cosa che riesce a strappare un sorriso sono le due pagine disegnate da Bruce Timm in cui le azioni sono raccontate come uno storyboard, con le indicazioni dei movimenti e le annotazioni per le riprese. O quando si cade nel grottesco, grazie alla rappresentazione iperrealistica dei due personaggi fatta da Alex Ross. È infatti sui disegni che l’albo guadagna qualche punto – difficile non riuscirci, visti i nomi coinvolti – ma il problema è che il gong della maestosità ha risuonato a vuoto: si passa il tempo a guardare le tavole dei disegnatori più che a leggere le nuvolette.

Superman/Batman: Il Folletto
di Evan Dorkin e altri

RW Lion, 2014
80 pagine, 12,95 €

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