Rizzoli Lizard continua la riproposizione dei capolavori di Roberto Raviola, in arte Magnus. Dopo un classico come Lo Sconosciuto, il mitologico Texone e raccolte di lavori erotici, tocca ora a I Briganti.
La lunga saga ispirata a Shuǐhǔ Zhuàn (水滸傳), letteralmente Storia ai margini dell’acqua, uno dei classici della letteratura cinese, apparve a puntate sulle riviste Fan e Comic Art per quasi un decennio. In seguito venne raccolta in vari volumi – ora di difficile reperibilità – e in una edizione di riferimento da Granata Press, risalente a quasi un ventennio fa. Rizzoli Lizard, pertanto, colma un vuoto, ma soprattutto introduce sul mercato una riedizione di pregio non solo per la generosità del formato, che permette così di apprezzare le tavole certosine di Magnus, ma anche per un apparato redazionale che fa luce sulla genesi e sulle fonti del fumetto.
L’edizione su cui Magnus ha basato la sua riscrittura è quella Einaudi del 1956, condotta non sul testo cinese del XIV sec, la cui paternità è riconosciuta a Shi Nai’an, ma sulla traduzione tedesca di Franz Kuhn, pubblicata a Lipsia nel 1934. Una versione quest’ultima caratterizzata da salti arbitrari e da epurazioni di alcuni eventi fondamentali alla comprensione dell’anima dell’opera. Dando un’occhiata agli appunti di Magnus – che abbiamo già presentato qui – si può notare quanto il suo lavoro fosse fedele al testo di riferimento. Ci sono pochissimi tagli, tutti finalizzati ad una migliore disposizione della materia narrativa. Infatti, Magnus lascia inalterata la struttura tipica del romanzo. Quello che manca nella traduzione Einaudi è il prologo: la reincarnazione dei 108 demoni nei Briganti che devono ritrovarsi per compiere la missione divina. Al di là della maestria con cui Magnus conduce le varie linee narrative, quello che rende la sua ri-lettura imprescindibile sono le poche – decisive – interpretazioni che si concede e che rendono I Briganti un omaggio ai grandi della storia del fumetto.
Infatti, se i confini della vicenda narrata nel Shuǐhǔ Zhuàn sono ondivaghi ed imprecisati, Magnus enfatizza il tutto ambientando le vicende in un’imprecisata epoca dove l’estetica orientaleggiante si confonde con quella figlia della fantascienza à la Flash Gordon. Senza dubbio più che a Raymond, Magnus pensava al Ming Fu di Nicolas Afonsky, come accenna anche nell’intervista riproposta su queste pagine qualche giorno fa, ma è palese che l’ambientazione “spaziale” sia uno spassionato omaggio ad Alex Raymond e Mac Raboy, come evidenzia Daniele Barbieri nella prefazione al volume.
Paradossalmente, è proprio l’arbitraria edizione italiana ad imprimere alla lettura di Magnus inflessioni particolari. Come evidenzia Mirko Tavosanis nella riedizione:
la traduzione italiana sposta il testo, in modo leggero ma evidente, in una direzione ispirata alla rivoluzione maoista, assente nell’originale e anche nella traduzione tedesca. Il capitolo XXXI viene intitolato Carni, fischi e bandiere rosse […] Nell’ottica del 1956 non c’è dubbio che queste scelte fossero consapevoli e che la traduttrice italiana, Clara Bovero intendesse servirsene per dare una patina di attualità al testo. La cosa interessante, oggi, è che Magnus in diversi punti mostra l’intenzione di portare avanti questa lettura politica.
I pochi ma eloquenti segni di questa intenzione ci sono tutti, dai riferimenti nelle copertine dell’edizione Granata Press (presenti nel volume Rizzoli) a sottili riferimenti come nel capitolo intitolato La Battaglia dei Cento Reggimenti, che allude allo scontro tra le armate del Partito Comunista e il Giappone. Ma, ancora più lapidari sono i suoi appunti, in cui troviamo un collage con una foto di Mao e una sua particolare opinione su La storia ai margini dell’acqua, glossate ironicamente dal maestro.
Purtroppo, non sapremo mai come Magnus avrebbe concluso questa storia. Il flusso narrativo si arresta d’improvviso, vuoi per mancanza di una fonte su cui lavorare per la riduzione, vuoi perché Magnus ormai aveva maturato un processo creativo lungo e stratificato, che pendeva quasi in maniera ipertrofica sulla ricerca e la documentazione e che lo portava a ponderare come spendere le sue energie. Un’opera quindi formalmente incompiuta, ma che per forza narrativa, maestria tecnica e intensità d’inventiva è da reputare come un imprescindibile capitolo dell’itinerario umano e artistico del fumettista bolognese.
I Briganti
di Magnus
Rizzoli Lizard, 2013
336 pagine, € 24,00