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La “Trilogia di Beirut” di Barrack Rima

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di Elisa Pierandrei

Che cosa fa di Beirut Beirut? Voi non la vedete fino a quando non ve la raccontano in un film, per esempio, o in un fumetto. Così scrive l’artista e fumettista libanese Barrack Rima nel volume Trilogia di Beirut, pubblicato in Italia nella nuova collana Cartographic che la casa editrice messinese Mesogea dedicato al fumetto. Il volume è una raccolta di tre storie scritte e disegnate da Rima nel 1995, nel 2015 e nel 2017 in cui il protagonista compie altrettanti viaggi in questa città, caotica e piena di contraddizioni.

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Beirut è una città molto raccontata e al contempo molto amata dagli autori libanesi, un serbatoio di creatività che a poco a poco si sta svelando al pubblico italiano. Fra questi c’è proprio Barrack Rima, membro di Samandal (dall’arabo salamandra), uno dei collettivi di autori di fumetti più influenti e longevi della regione.

Rima è nato nel 1972 a Tripoli, la seconda città del Libano, e ha lasciato il suo Paese da ragazzo per studiare all’Accademia di Belle Arti di Bruxelles, città dove oggi vive e lavora. Nei capitoli di questa trilogia ricostruisce la linea del tempo della storia contemporanea del Paese con le sue personali inquietudini. Non fa sconti a nessuno, men che meno a se stesso, mettendo in scena vicende personali che coniuga con i moduli narrativi della fiction e l’aderenza a fatti di attualità propria del documentario.

Beirut diventa la città dove la Storia si intreccia alle storie, speranze e delusioni di diverse generazioni, di chi è rimasto e di chi è partito come lui. Dove i profughi siriani sostituiscono i turisti, mentre nuovi locali vengono costruiti nei luoghi di un massacro. Al posto dei vecchi edifici in stile ottomano sorgono palazzotti anonimi che impediscono la vista sul mare.

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A Beirut è tutto un po’ esagerato. Nel 2017 la gente manifestava contro il degrado ambientale dopo la chiusura delle principale discarica del Paese, a Naameh, ormai satura. Nel 2015 s’indignava contro la censura esercitata dai poteri religiosi che misero sotto processo gli autori di Samandal. E ancora protesta contro il mancato riconoscimento di una società laica. È come se non si riesca a raccontare Beirut superando queste contraddizioni.

L’uso che fa Rima dei neri, forti sulla pagina bianca, segna questa interpretazione, mettendo il lettore nella condizione di percepire una sensazione di difficoltà, di necessità di superamento di qualcosa.

I personaggi di questa trilogia costituiscono una metafora potente per capire la condizione di esistenza dell’autore. Un esempio è il ritorno alla storia familiare con la figura della madre. Nella tradizione è la donna che quasi sempre trasmette un senso di appartenenza, di sicurezza, di protezione, che rappresenta una memoria che attraversa le generazioni, piena di simboli e di significati. Anche in Trilogia di Beirut, la memoria e il mito familiare rappresentano un punto di riferimento. Ma sono anche un termine di confronto, di contrasto. La madre come mito familiare è l’origine degli ideali ma anche della disillusione di una generazione, quella di Rima. Nulla è perduto, tuttavia. Alla fine, «la fuga comunque non è una soluzione», conclude l’autore. Ognuno subisce i miti familiari ma è anche un soggetto attivo in grado di poter immettere nuovi elementi e gettare una luce nuova.

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Rima è ormai uno dei punti di riferimento della generazione contemporanea di autori di fumetti dal Medio Oriente. Oltre ai capitoli di questa trilogia, ha illustrato Le conteur du Caire (La cafetière 1998) e continua a lavorare alla serie La sieste du matin, di cui alcuni episodi sono stati pubblicati su Samandal (Libano), Turkey Comix (Francia), World War 3 Illustrated e Irene (Usa).

Con il collettivo Samandal – che attualmente conta su su sette membri attivi: lo stesso Barrack Rima e Raphaelle Macaron, Joseph Kaï, Lena Merhej, Tracy Chahwan, Nour Hifaoui e Karen Keyrouz – a giugno ha ritirato a Parigi il 2018 Unesco-Sharjah Prize for Arab Culture (insieme al Festival londinese Shubbak). Ma dall’inizio dell’anno, Samandal ha incassato anche altri due riconoscimenti importanti: Le Prix de la BD Alternative al festival francese di Angoulême e Il Mahmoud Kahil Comics Guardian Award 2018 a Beirut. 

Trilogia di Beirut
di Barrack Rima
traduzione di Caterina Pastura
Mesogea, maggio 2019
brossura, 96 pp., bianco e nero
16,00 €

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