“Ceci n’est pas une pipe” recita il famoso dipinto di René Magritte La Trahison des images, raffigurante, per l’appunto, una pipa: il concetto che il pittore surrealista vuole evidenziare con quest’opera è la caratteristica insita in ogni raffigurazione, ovvero che essa è sempre simulacro di una cosa, non la cosa stessa. Questa non è una pipa.
Forse pensava proprio a Magritte Davide Bart Salvemini quando ha prodotto l’incipit per il suo graphic novel d’esordio Kaleido: “questa non è una storia di pirati”. Più che un avvertimento, una vera e propria dichiarazione di poetica.
Kaleido è in effetti (anche) una storia di pirati, o almeno ci somiglia molto. Una ciurma di pirati a bordo di un sottomarino balena (sottomaleno), guidata da un capitano barbuto e massiccio, è decisi a saccheggiare ogni angolo della terra, con l’aiuto di un bambino gigante verde dal potere illimitato.
Ma questa non è appunto solo la storia di questi pirati. È anche, se è per questo, la storia di due forme, Mr. Tondo e Mr. Quadrato, che per intrattenersi si raccontano una storia di pirati che si intreccia con la storia di un gigante verde che viveva all’origine di tutte le cose. Ma in fondo tutte queste storie mescolate assieme non sono altro che occasioni per esprimere un’idea di mondo.
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L’opera di Salvemini è una originale composizione di spazi e di colori confinati in forme elaborate. L’autore stesso definisce il proprio stile Geometry-wild-prehistoric-digital-brut-art, e ricorda, per l’uso spregiudicato delle forme e dei colori, l’astrattismo italiano di Piero Dorazio, Carla Accardi e Giulio Turcato.
La sua idea di fumetto richiama per molti versi il lavoro di altri giovani illustratori e fumettisti come Martoz e Fabio Tonetto (con varianti stilistiche più naif come quelle di Dr. Pira e di Maicol e Mirco). Senza dimenticare il contributo di autori anglosassoni importanti come Jesse Jacobs e Michael DeForge e l’ascendenza underground di Prof Bad Trip. Non a caso molti di questi nomi compaiono all’interno del catalogo di Eris Edizioni, a testimonianza di un percorso editoriale preciso e coerente.
Tutti questi autori hanno una visione materica del fumetto, dove lo spazio e le forme della pagina determinano la narrazione, e l’immaginario si impone sull’intreccio. In particolare, nel caso di Kaleido, è il colore l’elemento che prevale, che guida lo svolgimento della storia, che definisce gli spazi e si contiene in figure che richiamano giganti, pirati, personaggi tondi e quadrati: in una parola, il mondo.
La trama è secondaria o meglio contribuisce a dare ordine alla raffigurazione di Salvemini, proprio come i contorni delle figure servono a contenere il colore, a tradurlo in corpi e in identità riconoscibili. Pirati che non sono pirati, dentro una storia che non è una storia. Forse questo è il senso ultimo di questo fumetto che non è un fumetto, ma un mondo fatto di colore al quale l’autore ci chiede in definitiva di credere.
Keleido
di Davide Bart Salvemini
Eris Edizioni, agosto 2018
brossurato, 152 pp., colore
16,00 €
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