Piero Macola debuttò oltre dieci anni fa con il graphic novel Sola andata (Coconino Press, 2005), un racconto breve e rarefatto con cui si era fatto notare per la delicatezza dello stile, caratterizzato da pochi segni e parole misurate. A questo è seguito Fuori bordo (2009, sempre Coconino), storia di pesca e di mare meno incisiva ma dallo stesso sguardo delicato. Poi il silenzio, almeno in Italia, poiché l’autore ha continuato a produrre fumetti e illustrazioni, ma per lo più per il mercato francese.
Gli indesiderati (Oblomov Edizioni) è il suo ritorno sulla scena editoriale italiana, ed è un lavoro dalla cifra mutata rispetto agli esordi: il segno si è fatto più ricco, e il racconto è improntato a uno spiazzante realismo, privo di vezzi narrativi o estetici.
Il libro si apre immergendoci nel malessere ordinario di una famiglia della campagna italiana dai rapporti interni irrigiditi da un lutto. Nei luoghi da loro frequentati, essi incrociano le vite di un migrante. Le tragedie dei singoli finiscono per collidere con quelle dell’umanità stessa.
Il realismo glaciale di Macola porta in luoghi semplici – cucine, capanni, campi – in momenti di comune difficoltà. Le matite accarezzano le forme scavando delicatamente nelle sfumature e nelle sfaccettature, dipanandosi lungo un racconto che non offre nessuna imprevedibilità, né colpi di scena o situazioni poco plausibili.
La storia de Gli indesiderati ha infatti i contorni di vicende comuni sentite ai notiziari o sulle pagine di cronaca locale dei giornali, ma anche i tratti dell’intravisto tra i vicoli del vicinato. Lo scenario è quello della provincia italiana, inspessito da diffusi indizi di disagio che riverberano sull’intera realtà nazionale e ruotano attorno al tema dell’integrazione.
Le vicende personali di una vedova e di un suo conoscente si incrociano con quelle di un muratore immigrato vittima del caporalato. La parabola di quest’ultimo ha un esito sventurato che, per una serie di coincidenze, coinvolge il territorio e giunge a una conclusione man mano prevedibile ma di sicuro effetto.
In una manciata di pagine finali, dopo un tono narrativo pacato, il ritmo diviene incalzante. E per quanto tutto proceda in modo realistico, plausibile e mai troppo fuori registro, si finisce per sperare o fare ipotesi: accadrà qualche fatto straordinario? Niente di tutto ciò.
La moderazione e il tono pacato sono le cifre del racconto di Macola, che si tratti del vicende narrate o del mondo in cui esse sono rappresentate. Le sue matite sono sempre misurate, e mostrano l’abilità nel rappresentare scenari naturali o nell’elaborare campi lunghi che avvolgono e trattengono lo sguardo.
Per l’autore il paesaggio è importante e sembra quasi contenere risposte che nella realtà degli uomini, invece, non arrivano mai. Qualcosa resta sempre aperto e le pagine finali del volume, con numerosi schizzi preparatori, quasi vorresti che facessero parte del racconto, che fossero lì pronte a regalare un qualche stupore.
È una scelta molto poco banale quella di raccontare una storia normale, di gente ordinaria, senza mai uscire dalle righe. E in un racconto che non fa una piega, ci si ritrova a desiderare che qualcosa vada un po’ storto, augurandosi forse una sorte ancora più crudele per i protagonisti. Perché i drammi umani possiamo vederli, le paure possiamo solo immaginarle.
Gli indesiderati
di Piero Macola
Oblomov Edizioni, aprile 2019
brossura, 118 pp., colore
19,00 €
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