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Neil Gaiman contro Amazon: “mi sono stancato”

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gaiman amazon bookstore

In una recente intervista rilasciata al magazine on-line Salon.com, Neil Gamain ha espresso la sua posizione riguardo alla recenti controversie tra Amazon e l’editore Hachette, ma soprattutto, ha esposto la sua visione sul mondo delle librerie e della distribuzione dei libri.

Al di là della disputa che ha visto Amazon operare una sorta di boicottaggio sulle pubblicazioni Hachette (l’editore britannico di Gaiman e di sua moglie Amanda Palmer) per una contesa sulla divisione dei margini di guadagno sugli e-book – che possono costituire anche il 75% del prezzo – Gaiman non esita a dirsi non favorevole ad Amazon e alle sue politiche.

L’autore di American Gods e Sandman, in difesa del libro tradizionale cartaceo e degli autori, afferma che «il fatto che Amazon detenga il 30-40% del mercato dei libri non è una buona cosa. Il fatto che potrebbe mandarmi in incandescenza, credo, sarebbe se Amazon facesse ciò che ha fatto con l’editore Mcmillian Books alcuni anni fa, cioè rifiutarsi di vendere un particolare libro. L’equivalente di ciò che fece Barnes and Noble un paio di anni fa con me, quando, in una disputa tra corporazioni con DC Comics, dissero “Be’, i volumi di Sandman non sono in vendita, non potrete più comprarli da Barnes and Nobel”, e questo mi mandò su tutte le furie».

Alla domanda su quelle che siano le sue speranze verso il mondo dell’editoria, Gaiman non esita ad affermare di sperare di vedere «sempre più librerie indipendenti in buona salute», ammettendo comunque di essere stato un tempo a favore di Amazon e del commercio di libri on-line, quando viveva «in mezzo all’America, a un centinaio di chilometri da una libreria». «I libri sono speciali», dice Gaiman, «sono il mezzo che abbiamo per parlare alle generazioni future. Sono un mezzo per avere un contatto con le genti dell’antico Egitto, di Roma e della Grecia, dell’antica Britannia, di New York degli anni ’20, che possono influenzare il modo in cui pensiamo e cambiare le cose in cui crediamo.» E ribadisce: «I libri sono speciali. I libri sono sacri. E credo che quando si vendono libri, si debba tenere presente che, al di là dei profitti e delle perdite, alla fine si sta lavorando con qualcosa di sacro. Il problema sorge, però, quando si ha a che fare con gigantesche multinazionali.»

Neil Gaiman sta per pubblicare un nuovo libro, intitolato Chu’s first day of school (Il primo giorno di scuola di Chu), previsto in uscita per il mercato anglofono il 24 giugno. È il seguito di Chu’s Day (Una giornata di Chu), la storia, illustrata da Adam Rex, di un cucciolo di panda in grado di fare grossi danni con i suoi potenti starnuti.

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Come racconta l’autore stesso, le storie del panda Chu sono nate come una sfida per riuscire a rendere compatibile il proprio stile trasgressivo con i tradizionalisti parametri educativi della Repubblica Popolare Cinese, e quindi del suo mercato dell’intrattenimento.

I libri per bambini di Gaiman, infatti, secondo i cinesi mostrerebbero ragazzini troppo impertinenti e irrispettosi dell’autorità, che fanno cose terribili e la passano liscia. È a quel punto che ha cercato di creare un personaggio che «non mostrasse riverenza per la saggezza degli anziani, e che magari, facesse anche qualcosa di terribile passandola liscia», rimanendo comunque passabile per il pubblico cinese.

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