di Elisa Pierandrei
La giovane Tracy Chahwan (Beirut, 1992) sceglie tematiche dai contenuti forti nei suoi fumetti un po’ radicali. Con un colpo di matita affilato, alle volte semplice, espressivo e duro, ci consegna un ritratto sincero della gioventù libanese, e per questo, secondo noi, dovrebbe essere conosciuta. Il suo lavoro personale di illustratrice è ispirato in gran parte all’aspetto caotico di Beirut e al rapporto tra la musica e l’immagine.
In Francia nel 2018 è stato pubblicato il suo primo graphic novel, dal titolo Beirut bloody Beirut (Marabulles), che in realtà prende vita dal progetto di master all’Académie Libanaise des Beaux-Arts dove l’autrice si è specializzata in fumetto. In Beirut bloody Beirut, l’autrice ha scelto una notte di Beirut, e gli eccessi della gioventù libanese, per raccontare la città dove è tornata a vivere dopo un periodo di assenza.
Come in Stray Girls (Beit Waraq, 2017) e Don’t You Know Who My mother is? (Samandal, 2017), le sue storie sono popolate da personaggi femminili forti, che delle convenzioni sociali se ne fregano, e vivono il sesso in modo disinvolto. La vicenda prende il via una sera, quando la giovane e timida Ramona, appena rientrata a Beirut, sale su un taxi insieme a un’altra ragazza dall’aria un po’ punk, conosciuta in aeroporto. Inizia così un viaggio caotico attraverso la città, di taxi in taxi, di quartiere in quartiere, per raggiungere l’amata dimora familiare.
Le due attraversano prima il sobborgo meridionale di Beirut dominato dagli sciiti di Hezbollah, poi il bastione della periferia orientale che è nelle mani delle Forze Libanesi, per finire sul tetto di un hotel dove l’arroganza di alcune ragazze legate alla mafia locale fa finire una festa in tragedia.
In Beirut bloody Beirut la guerra civile che sconvolse il Libano tra il 1975 e il 1990 resta sullo sfondo. C’è invece il racconto di esperienze intime e preoccupazioni personali, tipico della capacità del fumetto di intercettare umori, tendenze, tensioni e riassestamenti dei processi socioculturali in corso. Ne emerge il ritratto di una generazione distaccata dalla realtà, segnata dalla violenza, privata e pubblica.
Lo stile grafico di Tracy è fedele al più severo contrasto bianco e nero, che abbinato al colore viola o al blu crea un effetto punk-dark. Tracy dichiara che ad averla ispirata è l’esperienza della rivista alternativa franco-belga “À Suivre”, pubblicata da Casterman dal 1978 al 1997. Ricorda di averla vista in mano a sua madre e a suo padre, una coppia di giornalisti, nelle case dove hanno vissuto durante la sua adolescenza. E infatti Beirut bloody Beirut si conclude con la dedica “a Danielle e Charles”, i due individui che sono anche i suoi genitori.
Sebbene il fumetto parli francese, a leggerlo potreste imparare anche un po’ di arabo, anzi di libanese: nei dialoghi appaiono frasi e modi di dire ricorrenti nel dialetto locale, entrati nel gergo dei giovani. La casa editrice ha incluso un glossario esplicativo in appendice, per chi non conosce la lingua.
A parte Beirut bloody Beirut, Tracy Chahwan ha lavorato ad altre storie a fumetti e collabora con l’ormai noto – almeno fra gli appassionati – collettivo di artisti dal Medio Oriente Samandal (dall’arabo “salamandra”), che quest’anno ha ricevuto il premio del fumetto alternativo al festival internazionale di Angoulême.
La comunità di giovani libanesi a cui l’autrice fa riferimento è piccola, ma vivace. E quindi lei è membro anche di un’altro collettivo, che si chiama Zeez (dall’arabo “cicala”, ovvero un piccolo insetto che produce un canto molto forte). Si tratta di un gruppo di autori riunitisi nel 2017 all’insegna di un percorso di libertà creativa estrema, che sembra quasi scivolare verso una visione da collettivo di artisti. Quest’anno c’erano anche loro al più famoso festival francese del fumetto. Si sono presentati a Spin Off Angoulême, iniziativa dedicata alla microeditoria a fumetti, dove hanno presentato il loro ultimo lavoro, che ha l’aspetto di un giornale con un contenuto un bel po’ nichilista, e che si intitola Jarima (crimine).
Beirut bloody Beirut
di Tracy Chahwan
Marabulles, febbraio 2018
64 pp. colore
9,95 €