Non è un segreto che il successo a sorpresa del franchise di Guardiani della Galassia sia dovuto al regista e sceneggiatore James Gunn. L’umorismo, l’atteggiamento punk e il grande cuore sono le componenti che hanno reso popolari i due film del gruppo supereroistico. Non altrettanto noto è il contributo di Nicole Perlman, sceneggiatrice del primo Guardiani insieme a Gunn e una delle tante penne di Captain Marvel, il primo film Marvel con una protagonista donna.
Trentasette anni, capelli ricci che la cascano sulla fronte e portamento da professoressa universitaria, Nicole Perlman è l’unica donna ad aver scritto un film dei Marvel Studios – dei 20 finora arrivati nei cinema. Il conto sale di due unità se si considerano tutti e 54 i film con eroi Marvel come protagonisti, dal 1986 a oggi. Le altre sono state Gloria Katz, co-autrice di Howard e il destino del mondo, e Jane Goldman, che ha scritto la sceneggiatura di X-Men – L’inizio e il soggetto di X-Men – Giorni di un futuro passato.
Nicole Perlman è cresciuta in Colorado, in una famiglia che le ha trasmesso la passione per le letture di fantascienza. Il padre era solito invitare scienziati e fisici ai suoi club del libro e, per il dodicesimo compleanno della figlia, la portò a un firmacopie di Ray Bradbury, che le autografò la sua copia de L’estate incantata. «Il miglior giorno della mia vita» racconta la sceneggiatrice a Script Magazine. «La fantascienza è sempre stato un elemento importante della mia formazione.»
Per questo, quando scelse di iniziare a scrivere per il cinema, dopo la laurea alla New York University, firmò Challenger, il racconto del disastro dello Space Shuttle Challenger e delle successive indagini del premio Nobel Richard Feynman. Nel 2005 Challenger finì nella Black List, l’elenco che ogni anno segnala le migliori sceneggiature non ancora entrate in produzioni a Hollywood, e Perlman fu chiamata dagli Universal Studios per sviluppare la biografia di Neil Armstrong, First Man, che anni dopo sarebbe stato portato sugli schermi dal regista Damien Chazelle.
La donna iniziò a subire una sorta di typecasting: le venivano proposti soltanto progetti a tema accademico-scientifico. «Non facevo che scrivere copioni molto specifici, storici, di genere scientifico» ha detto a BuzzFeed. «Volevo aprirmi alla fantascienza e ai film d’azione.» Ma quando offriva le proprie idee agli studi, i dirigenti rifiutavano. «Una volta proposi un film d’azione su alcuni cacciatori di tesori. I dirigenti rimasero colpiti dalla mia presentazione, ma poi si dissero dubbiosi che una donna fosse in grado di scrivere un grande blockbuster “maschile”.»
Così, nel 2009, si presentò ai Marvel Studios, dicendosi interessata a scrivere di fantascienza. Per sua fortuna, Kevin Feige aveva appena battezzato un programma d’incubazione comprendente una manciata di autori per sviluppare potenziali franchise tratti da personaggi di seconda e terza fascia della libreria Marvel.
Nicole Perlman entrò nel gruppo. Le diedero un ufficio tutto suo e una lista di personaggi da cui scegliere. Nell’elenco c’era Guardiani della Galassia, una serie che era appena stata rilanciata nei fumetti da Dan Abnett e Andy Lanning, «una delle cose più divertenti, godibili e fanciullescamente irresponsabili», come ha scritto Marco Andreoletti. Il team creativo aveva impostato una miscela di umorismo, space opera e situazioni strampalate che a Perlman sembrava il canovaccio ideale per un film.
Mentre era alla Marvel, fu incaricata di scrivere i dialoghi di Jane Foster in Thor. I produttori pensarono che non ci fosse candidato migliore di lei – una donna appassionata di scienza – per mettere le parole in bocca a una scienziata.
«Anche se sapevano della mia inclinazione per la scienza, penso rimasero sorpresi quando scelsi Guardiani della Galassia, che era un franchise davvero sconosciuto». Lesse i fumetti ed estrapolò gli elementi che riteneva migliori per un adattamento: mantenne la formazione di Abnett e Lanning, ma riscrisse le origini di Peter Quill, ideò la trama di base, scelse le Gemme dell’Infinito come MacGuffin e Thanos come cattivo del film, ispirando i produttori a introdurlo nel finale di The Avengers.
Dopo due anni e svariate versioni del copione («in alcune Quill e Gamora erano innamorati, in altre no, poi quando si decisero a fare il film Thanos divenne un antagonista distante e introducemmo Ronan come cattivo principale»), la dirigenza si convinse delle potenzialità del franchise.
Insieme a lei, nella batteria di incubatori, c’era Joe Robert Cole, autore della prima bozza di Black Panther. A differenza di Cole, che avrebbe affiancato il regista Ryan Coogler nello sviluppo ulteriore della storia, Nicole Perlman fu estromessa dal progetto quando il film ottenne luce verde e James Gunn firmò per dirigere la pellicola.
Gunn produsse in autonomia un’ulteriore bozza del copione (scelse Ronan come antagonista, aggiunse i personaggi di Nebula e Yondu, lavorò sui dialoghi per accentuare il lato comico della storia). «Ho sempre saputo che avrebbero coinvolto un regista-sceneggiatore. Era il piano fin dall’inizio, più o meno. Non abbiamo collaborato ma sono contenta del risultato finale.» Lo stesso ha ribadito all’Hollywood Reporter, ammettendo che la componente umoristica del film era farina del sacco di Gunn. Il regista si è spinto a dire invece che il titolo di co-autrice non era veritiero perché «nel copione di Nicole era tutto diverso, la storia, i personaggi. Ma è così che funziona il sindacato degli sceneggiatori. Preferiscono sempre i primi autori che scrivono la sceneggiatura».
Come scrive Slate, queste battaglie sull’attribuzione dei meriti non sono una novità, ma il caso dei Guardiani tirava in ballo la questione di genere: «Il fatto che sia una donna ha giocato un qualche ruolo nell’attribuzione pubblica del credito?».
Se in privato lo studio concesse all’autrice di visitare il set e offrire suggerimenti in fase di riprese («James sembrava particolarmente preoccupato della mia opinione sulla sua bozza»), in fase di promozione Marvel e Gunn liquidarono il contributo di Perlman, menzionandola pochissimo nelle note di produzione o minimizzando il suo contributo nelle interviste: «Ha dato il via» disse Gunn a BuzzFeed, «ma la storia e i personaggi sono stati praticamente ripensati da me». Questo portò la stampa a non dedicarle spazio. Solo di recente il New Yorker ha pubblicato un profilo striminzito, che nemmeno verteva granché sui suoi lavori in Marvel.
Il rapporto con la Casa delle Idee non si è però deteriorato e, quando si è trattato di mettere in piedi il primo film dello studio con protagonista una super-eroina, è stata chiamata Nicole Perlman. La scrittura di Captain Marvel si è rivelata più difficile del previsto, perché la storia non era così chiara nella mente di Feige e andava continuamente aggiustata per accogliere gli sviluppi di Avengers: Infinity War.
Perlman la stava scrivendo insieme a Meg LeFauve (Inside Out), ma entrambe si sono dovute dedicare ad altri progetti: la regia di un cartone Disney per LeFauve, la sceneggiatura di Pokémon: Detective Pikachu per Perlman. Così, ora, i titoli di coda di Captain Marvel includono Anna Boden, Ryan Fleck, Geneva Robertson-Dworet, Jac Schaeffer come autori del copione. A Nicole Perlman è stato concesso il titolo di soggettista, insieme a Joe Schrapnel e Anna Waterhouse.
C’è voluto qualche anno, ma nel 2019 il nome di Nicole Perlman sarà associato a due importanti blockbuster che smentiranno quel dirigente incerto sulle capacità di una donna di poter scrivere “film da maschi”.