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“Famiglia reale” di Ruppert & Mulot: il palcoscenico del fumetto

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Famiglia reale di Florent Ruppert e Jérôme Mulot è stato pubblicato in Francia nel 2015 da L’Association ed è arrivato in Italia grazie a Canicola (dopo Irene e i clochard del 2011), in un formato che grida morigeratezza e austerità. Poco più grande di un bonellide, con le sue 64 tavole l’opera del duo francese si presenta in realtà nel suo bianco (molto) e nero (estremamente misurato), come l’incubo perfetto di Sigmund Freud.

famiglia reale ruppert mulot

Dopo La grande odalisca (di cui si attende l’edizione italiana del secondo volume, Olympia) e La tecnica del perineo, Ruppert & Mulot continuano un percorso complesso e sfuggente.

Cercare di sintetizzare la trama è quanto meno inutile: tutto ha inizio nello studio di un sessuologo che cerca di risolvere i problemi di una principessa scandinava, in viaggio a Parigi insieme al suo amante. Lo studio di uno psicanalista e il palcoscenico di un teatro diventano i moduli entro cui leggere lo spericolato tour de force messo in piedi dai due: capitolo dopo capitolo la pièce si sfalda in un gioco a rimpiattino, in cui il lettore assiste a continui sfondamenti (nei tempi e negli spazi, della tavola e del racconto) e in cui il tracimare nervoso nel campo onirico è tutt’uno con la volontà surrealista e situazionista della narrazione.

Il duo non racconta in termini lineari, ma mostra in maniera quasi violenta, sbatte in faccia al lettore: sembra di assistere a esercizi di equilibrismo fini a se stessi.

Leggi anche: Le prime pagine di “Famiglia reale”

famiglia reale ruppert mulot

La tecnica di montaggio è estrema: la gabbia viene polverizzata in frammenti per poi ricomporsi in vignette dove lo sguardo viene ribaltato in un turbinio di prospettive in cui si (con)fondono i ruoli di attore e spettatore.

C’è un fil rouge che unisce La tecnica del perineo e Famiglia reale: la sessualità e la cura di sé di foucultiana memoria sono in bella vista, ma qui la presa politica si fa più forte, acquistando i caratteri di un vaudeville politico, di una satira sommessa e a denti stretti, dove il potere viene mostrato nel corpo senza organi dei regnanti. Spesso il duo prende le mosse da un’opera, da un’icona della modernità, per poi dipanare un discorso sul potere, sul controllo, sulle relazioni.

Qui, sembra quasi che il discorso sotteso sia quello messo in atto da Diego Velázquez ne Las Meninas (opera cara proprio al Foucault di Le parole e le cose). Così come l’artista iberico metteva in scena in un labirinto di specchi lo sguardo del potere e sul potere nella corte barocca, qui il duo francese cerca di mostrare come nell’epoca dell’assedio delle immagini il potere si sia nascosto in bella mostra.

Las Meninas

Se le attività quotidiane di Luigi XIV erano uno spettacolo a cui tutti partecipavano, le pratiche sessuali dei nuovi regnanti, poco più che feticci, sono occultate dietro mura spesse che solo l’intervento prodigioso di una principessa bambina può abbattere.

I muri abbattuti – come anticipato – hanno diversa natura: il fumetto come dispositivo narrativo viene esplorato sapientemente, mostrando come ormai il duo si trovi a proprio agio utilizzando tanto la parcellizzazione della tavola à la Ware (anche se un procedimento analogo si può osservare anche in Kevin Huizenga o Sammy Harkham, ma la cui fonte è forse la sperimentazione minimalista dell’OuPaBo), quanto le vignette implicite à la De Luca. Complice l’ambiente teatrale, guardando alcune tavole di Famiglia reale la mente non può non andare all’Amleto di Traverso e De Luca.

Alla fine il lettore cerca un senso, ritorna a ritroso, mette insieme i punti come in un rompicapo, ma la ratio generale sembra voler evadere, farsi volatile. Resta un dubbio, quasi che la volontà di assecondare una scrittura automatica, in cui i personaggi impongono scelte inconsuete e insolite, sia più un capriccio e un’acrobazia.

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I personaggi senza volto di Ruppert & Mulot rappresentato idealtipi, ma spesso la loro anonimia può farsi respingente, come in questo caso. Senza l’uso del colore, sembra quasi che restino non più che idee, nonostante la loro volontà di vitale, nonostante gli scarti imposti ai loro autori.

Famiglia reale resta un’opera minore, ma non minoritaria nel percorso artistico del duo. Un’edizione più generosa e simile all’originale avrebbe permesso una lettura più agevole, restituendo il respiro e la dinamicità che queste pagine trasudano soprattutto nella lunga sequenza delle ballerine (una sezione che già da sola meriterebbe un’analisi dettagliata).

Alla fine della corsa, il lettore potrebbe restare deluso, frastornato da tante mirabolanti invenzioni e dai decisi capitomboli narrativi. Ma il fumetto può essere anche questo: una passeggiata onirica o un surreale spettacolo alla corte della principessa di Danimarca.

Famiglia reale
di Florent Ruppert e Jérôme Mulot
traduzione di Ilaria Tontardini

Canicola Edizioni, novembre 2018
Cartonato, 88 pagine, b&n

15,00€

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