di Thomas Martinelli
Torna a narrare una storia legata alle sue radici Stefano Casini, autore di fumetti seriali popolari (Nathan Never) e di romanzi grafici (Hasta la victoria!). Con Gli anni migliori, pubblicato da Tunué, l’autore livornese più noto all’estero racconta gli anni Settanta della sua adolescenza a Rosignano Solvay, quando lo sfaccendato da bar o la giovane signora della casa di fronte incarnavano le fantasie alimentate dai film erotici soft con Laura Antonelli e Edwige Fenech.
Leggende provinciali nate attorno ai tavoli da biliardo e scorci di vita, vissuta nell’intimo ma anche condivisa con il migliore amico. Così è per il sedicenne Saverio e il suo amico Max, presi fra le insicurezze della crescita e i nuovi orizzonti percepiti di un prossimo balzo di maturità. Stimolati anche dal contesto sociale in movimento, dagli amici dello struscio alle assemblee studentesche, dalla discoteca ai garage dove si scoprono Deep Purple e Led Zeppelin, il protagonista cerca di individuarsi per trovare una propria nuova dimensione. E anche se i confini di una nuova frontiera di crescita qui non oltrepassano Cecina, è lo spazio interiore, della conoscenza di sé, della memoria e della consapevolezza la vasta prateria che Saverio si scopre davanti.
Ad aiutarlo è il dialogo con l’anziano pescatore, essenziale con le parole ma prodigo di consigli su come agganciare le femmine, anche se poi ammette di avere perso, per eccessiva leggerezza nella vita, l’unica donna che abbia mai veramente amato. Sull’altro piatto degli insegnamenti tramandati Saverio trova la nonna, amabile ma brusca e riservata, che con il suo esempio di donna retta e forte gli dà tanto, pur tenendo per sé i segreti più intimi, nonostante le incursioni del nipote.
Personaggi coloriti, battute grevi, amarezze ingollate in silenzio, alleggerimenti goliardici, generosità umana e certezze politiche incrollabili si traducono in una veracità toscana costiera che Casini rende pienamente, con un’articolata tavolozza linguistica e grafica.
Come già nel precedente Di altre storie e di altri eroi, in questo nuovo libro c’è una dimensione costiera toscana affine a certi film di Paolo Virzì o racconti di Marco Malvaldi. «Direi più nel Virzì di Ovosodo che parla della Livorno del suo periodo, che nel Barlume di Malvaldi, dove si limita a replicare la simpatica toscanità della provincia pisana – chiarisce Casini – Questo per citare solo i toscani. Ma ogni autore ha il suo luogo dell’anima, il punto dal quale è partito tutto, il luogo dove prendono forma le sue storie ed i personaggi. Io però, ad essere sincero, preferirei non rimanerne legato per troppo tempo, perché non vorrei si trasformasse in una prigione consolatoria e sicura. Resta da vedere se riesco ad allontanarmici soltanto quando realizzo storie avventurose o se finisco per ricaderci quando realizzo graphic-novel».
A proposito di citazioni regionali, è un’impressione o nella seconda tavola in basso a sinistra c’è disegnato Roberto Benigni? «No… ma mi hai spinto ad andare a vedere ed effettivamente c’è una grande somiglianza. Ma non l’ho fatto di proposito, anche se adesso mi fa piacere».
C’è una dominante seppia che colora molte pagine. C’è più nostalgia o riflessione? «Potrei dirti la seconda, ma in realtà è semplicemente una scelta cromatica che mi piaceva, dettata più dall’esigenza di ridurre al minimo la palette di colori, vista la quantità di tavole da realizzare e la volontà di farle ad acquerello».
Come erano dunque per te gli anni migliori quando avevi 16 anni? «Era un mondo semplice fatto di piccole cose, e di fatti anche gravi ma successi in lontananza e che sentivamo raccontati attraverso la TV. Ci coinvolgevano sì, perché ci sentivamo parte del mondo, ma che percepivamo anche come distanti».
Gli anni migliori
di Stefano Casini
Tunué, ottobre 2018
176 pp., colore
17,00 €