di Elisa Pierandrei
Sono trascorsi sette anni da quando il 14 gennaio del 2011 l’allora presidente della Tunisia Ben Ali fu costretto a lasciare il suo Paese, minacciato dalle proteste popolari. Fu il primo atto della cosiddetta Primavera araba che subito dopo travolse l’intera regione. Per la giovane fumettista Takoua Ben Mohamed, classe 1991, nata a Douz in Tunisia ma residente in Italia dal 1999, quelle vicende non sono ancora risolte, e anzi rappresentano una fonte di ispirazione nel suo lavoro.
Da quei drammatici avvenimenti prende spunto il suo secondo libro a fumetti dal titolo La rivoluzione dei gelsomini, pubblicato da Becco Giallo, la casa editrice veneta che al graphic journalism dedica ogni anno una ricca fetta del suo catalogo.
La rivoluzione dei gelsomini restituisce un racconto lucido delle vicende che hanno costretto il popolo tunisino a ricorrere alla Rivoluzione per riprendersi un Paese in declino e abbandonato a se stesso. Ma va ben oltre le ragioni storiche di fatti che Takoua non ha potuto vivere in prima persona, perché già residente in Italia. L’autrice li inserisce nel racconto più ampio della storia della sua famiglia e del suo arrivo in Italia. Prova quindi a ragionare su questioni importanti della nostra attualità che riguardano la crisi migrante e la sicurezza. Sono i temi dell’identità plurale e la necessità di una maggiore comprensione interculturale e integrazione sociale a preoccuparla davvero.
Non è la prima volta che Takoua si impegna in riflessioni di questo tipo. Il suo primo libro a fumetti, uscito nel 2016 sempre Becco Giallo, si intitola Sotto il velo e racconta la sua decisione di indossare il velo all’età di undici anni. Takoua è figlia di un oppositore politico, un uomo che in Italia ha ottenuto l’asilo politico e ha trovato una vera e propria seconda casa al momento del ricongiungimento famigliare.
Attraverso il racconto autobiografico, La rivoluzione dei gelsomini ci illumina su una storia riuscita di integrazione in Italia. Il libro, su cui l’autrice ha iniziato a lavorare nel 2016, è diviso in sette capitoli che riservano parti importanti della narrazione all’attivismo di donne e studenti e alla libertà di espressione, indugiando senza sosta nel racconto di una società brutalizzata da un apparato di polizia fuori controllo. L’unica contrapposizione a tanta violenza è l’amore incondizionato della famiglia di Takoua.
La Tunisia è un paese in cui il fumetto ha avuto uno sviluppo tardivo, nonostante ci sia stata una buona tradizione nel campo della vignetta satirica e della caricatura. Il 1965 è l’anno in cui appare Irfane considerata la prima rivista rivolta ai bambini, alla quale lavorano una appassionata squadra di fumettisti tunisini tra cui Hassanine Ben Amou, Moncef Zariat e Brahim Dridi. È dal 1997, invece, che a Tazarka, località balneare nel Nord Est del Paese, si svolge regolarmente un piccolo festival dedicato alla nona arte.
La rivoluzione dei gelsomini si conclude con un interrogativo che va dritto al punto. E cioè trovare una risposta alla domanda: adesso, “casa mia dov’è”? Takoua risponde e scrive che preferisce avvalersi del beneficio del dubbio. Forse, anche lei, prova a suggerire che l’idea di identità non è statica. Proprio come ha fatto un’altra autrice italiana, dalla discendenza araba, Nijmi Edres, nel Piccolo lessico del grande esodo di cui è co-autrice insieme a Fabrice Olivier Dubosc.
«Attraversare le linee divisorie pre-stabilite (nazione, etnia, religione ecc) e sostituire a una idea storica di identità quella di un processo e di una tensione individuative in cui entrano in gioco identificazioni e disidentificazioni è liberatorio e potrebbe contribuire a evitare il letteralismo delle identità», scrive Edres alla voce “Identità plurali”.
La rivoluzione dei gelsomini
di Takoua Ben Mohamed
Becco Giallo, novembre 2018
brossura, 248 pp., colore
19,00 €