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La vita di Ken Saro-Wiwa raccontata a fumetti

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di Mariapaola Pesce

BeccoGiallo ha pubblicato Ken Saro-Wiwa. Storia di un ribelle romantico, graphic novel che racconta la storia del poeta nigeriano attivista contro le multinazionali del petrolio, responsabili di mettere in pericolo la già povera economia degli abitanti del suo paese. Ne abbiamo discusso con le autrici, Roberta Balestrucci Fancellu e Anna Cercignano, per approfondire il lavoro dietro al fumetto e la storia (spesso poco conosciuta) di Ken Saro-Wiwa.

ken saro wiwa fumetto

La prima domanda è scontata, ma è d’obbligo: parlateci un po’ di voi e del vostro lavoro.

Roberta Balestrucci Fancellu: Sono una divoratrice di libri patologica, mi occupo da diversi anni di promozione alla lettura, lavoro in un Centro Servizi Culturali a Macomer in Sardegna e frequento assiduamente la libreria del mio paese, dove ormai le libraie mi riconoscono come “Lo scaffale parlante della libreria Emmepi” e un po’ è vero, visto che parlo praticamente con tutti gli avventori, quindi direi che sono una a cui piace chiacchierare! Sono una persona molto curiosa, mi piace viaggiare, raccontare storie, cosa di cui ho fatto la mia professione e adoro andare in bicicletta.

Anna Cercignano: Sono Pisana e mi sono trasferita nel sud della Francia da poco più di un anno. Non sono molti anni che ho deciso di voler tornare a fare fumetti, la mia era una passione che avevo davvero lasciato da parte. Così mi sono rimessa a disegnare e nel giro di non troppo tempo ho avuto l’opportunità di lavorare su diversi progetti tra i quali uno a tema storico per le scuole e per l’appunto, Ken Saro-Wiwa. In generale non ho troppi problemi a buttarmi su cose che non ho mai fatto ma arriva sempre il momento in cui non mi sento all’altezza. Poi però mi dico che di confort zone ce ne ho già una (la casa, la scrivania) e non averla sul piano artistico può essere anche un bene.

Facciamo finta che il pubblico italiano non lo conosca: chi era Ken Saro-Wiwa?

Roberta Balestrucci Fancellu: Su Ken Saro ci sarebbe davvero moltissimo da dire. Lui era uno scrittore, un poeta e uno sceneggiatore di serie tv, un comunicatore insomma, e cercava attraverso il suo lavoro di raccontare il suo popolo, il popolo Ogoni e i soprusi ai quali erano sottoposti. Pensa, gli Ogoni non avevano diritto allo studio, al lavoro, tutto era in mano alle multinazionali, e lui cercò di risvegliare le coscienze dei giovani nigeriani ed europei. Lo faceva in modo ironico grazie alle sue sceneggiature, e poetico attraverso i suoi testi.

Anna Cercignano: Ken Saro-Wiwa doveva essere un uomo di grande carisma. Era uno scrittore nigeriano, autore televisivo e attivista politico. Da giovane prese parte alla guerra del Biafra e ha visto nascita e vita dello sfruttamento selvaggio della sua terra natia da parte della Shell per l’estrazione petrolifera. Era un intellettuale che parlava con cognizione di causa, che ha creduto fino alla fine nella lotta non violenta; chiedeva alle compagnie petrolifere e lo stato che investissero parte degli introiti del petrolio sulle popolazioni che abitavano le terre sfruttate. La sua voce si fece così potente e scomoda che fu deciso di levarlo di mezzo.

ken saro wiwa fumetto

Da quello che so, purtroppo pochissimo è arrivato alla stampa.

Roberta Balestrucci Fancellu: Vero, pochissimo, o per lo meno poco è stato tradotto prima della sua uccisione, da lì è come se poi tutto si fosse dissolto nel nulla. Anche il suo impegno politico, il movimento da lui fondato. Dopo la sua morte il suo pensiero e impegno hanno resistito grazie al romanzo che scrisse prima dell’ultima carcerazione “Sozaboy“. Un romanzo che fece davvero clamore in tutto il mondo, raccontava la nascita e il reclutamento dei bambini soldato, soldati che poi avrebbero combattuto una guerra di altri, per altri nella loro terra. Io avevo letto “Sozaboy”, e “Foresta di fiori.” Poi ho avuto la fortuna di incontrare la figlia a un festival in Sardegna, e lì davvero mi si è aperto un mondo.

Anna, anche tu lo conoscevi prima di lavorare a questo graphic novel?

Anna Cercignano: Io ho conosciuto la storia di Ken Saro qualche anno fa. C’è una canzone del Teatro degli orrori, che si intitola “A sangue freddo”. Mi colpì molto e andai a vedere su Wikipedia chi fosse e cosa diceva questo Ken Saro di cui parlava. Ed è stata la prima volta nella mia vita che ho avuto curiosità di leggere di uno scrittore africano.

Dopo aver ascoltato come ne parlate, la mia domanda risulta forse ingenua, ma mi chiedo: cosa vi ha spinto a realizzare una graphic su di lui…

Roberta Balestrucci Fancellu: Per quello che mi riguarda il perché è che Ken Saro-Wiwa è morto nel silenzio e distrazione del mondo, complice il calcio. Lui perché ha urlato con quanto fiato aveva in corpo il malessere di una nazione sottomessa, distrutta, bistrattata da buona parte del mondo europeo. Lui perché molte persone potrebbero trovare una risposta anche ai flussi migratori che alcuni si ostinano a ostacolare. Lui perché dopo di lui anche il fratello e il figlio hanno portato avanti la sua causa, lui perché finalmente i processi di quegli anni contro le società petrolifere sono stati riaperti o comunque gli si sta dando maggior risalto. Lui perché è bene che tutti prendiamo coscienza delle nostre azioni anche solo avviando il motorino di accensione delle nostre macchine: per il nostro benessere c’è sempre qualcuno che paga, è ora di rendersene conto, tutti abbiamo il diritto a una vita dignitosa, soprattutto chi non ha più niente per garantire il nostro benessere. Insomma c’è un impegno da portare avanti e non sottovalutare!

Anna Cercignano: La proposta di parlare di Ken mi è arrivata da Book on a Tree, che ha messo insieme il progetto per conto dalla casa editrice Beccogiallo. Quando mi è stato proposto mi sono sentita fortunata. Poi però ci ho ripensato: non avevo mai disegnato persone di colore!

E non solo. Qualche anno fa avevo una lampada a mappamondo. Quando la guardavo mi dicevo che la Nigeria mi faceva paura. Non sono mai stata in Africa, ma non so perché per la Nigeria avevo questa sensazione di disagio. Disegnare questa storia, fare ricerche personali sulla vita di Ken è stato per me motivo di messa in discussione di quello che so fare e ha cambiato alcune mie convinzioni. Alla fine di questo percorso ho scoperto una bellezza che ignoravo.

ken saro wiwa fumetto

Com’è stato lavorare insieme?

Roberta Balestrucci Fancellu: Confesso che il più delle volte mi sentivo male nel pensare ad Anna che illustrava il nostro lavoro. Se mi fossi potuta rendere utile in qualche modo, di sicuro le avrei temperato le matite! Scherzi a parte. Prima di questo lavoro non conoscevo Anna, e devo dire che è stata davvero una bellissima conoscenza. Credo mi abbia odiata in alcuni momenti!

Scusa, fermati un attimo, lo devo sapere: E’ così? L’hai odiata?

Anna Cercignano: Ma noooo! Mi è piaciuto molto lavorare con Roberta. Ci siamo conosciute per questa occasione e sarebbe stato più bello poterci incontrare intorno a un tavolo e bere tè come due giovani vecchie, soprattutto per discutere della visione del personaggio di Ken. Il soggetto di Roberta presentava un personaggio molto umile e dolce. In fase di sceneggiatura l’ho “imbastardito” un po’, rifacendomi anche io a quello che avevo dedotto potesse essere il suo temperamento. E credo che avere lavorato insieme possa essere stato un buon metodo per bilanciarsi e dare a Ken quelle sfaccettature di carattere che si possono cogliere leggendo le sue opere e che speriamo possano trapelare nella graphic in mezzo ai fatti di cronaca.

Visto?

Roberta Balestrucci Fancellu: Ahahahah E’ la prima volta che ho a che fare con il mondo del fumetto, quindi lei mi ha davvero insegnato molto, e ti posso garantire una cosa, quando ho visto i primi bozzetti mi sono emozionata tantissimo. Tu pensa: mai viste, mai sentite, lunghi scambi via mail, testi, domande, foto e poi un giorno arriva una mail con allegato e trovi esattamente quello che ti passava nella testa mentre scrivevi la storia… non so a quanti accada questo, ma io sono stata davvero fortunata a incontrarla.

Adesso che sappiamo che non vi odiate, avete altri progetti insieme?

Roberta Balestrucci Fancellu: Io ho delle cose che mi girano per la testa, e che mi piacerebbe proporre ad Anna, ma dopo questa “follia” credo che la lascerò un po’ in pace e mi godrò con lei la promozione del libro, insomma è ora di festeggiare insieme no?

Anna Cercignano: No, non abbiamo altri progetti insieme se non quello di vederci quanto prima e darci un forte abbraccio. Adesso abbiamo appena terminato il libro ma personalmente non escludo un’altra futura collaborazione.

ken saro wiwa fumetto

Ditemi una dell’altra una cosa bella che avete scoperto della vostra “socia” lavorando con lei…

Roberta Balestrucci Fancellu: Anna è una splendida narratrice del segno, riesce a rendere viva la mina e la carta. E poi è un’entusiasta, mi piace. La cosa più bella e importante, credo, quando si lavora in gruppo, è che è una persona in ascolto… pone domande, ascolta ed è sempre aperta al confronto. Spesso c’è stato qualcosa da rivedere e cambiare e sempre abbiamo avuto uno sguardo aperto su tutto e soprattutto in condivisione.

Anna Cercignano: Senza dubbio la sua pazienza ed elasticità. Durante questi mesi credo di averla messa a dura prova in quanto abbiamo smembrato e ricucito il suo soggetto. È indiscutibile che Roberta conosca la vita di Ken meglio di me e abbia cominciato ad occuparsene tempo prima. Ma a me è parso di fare questo viaggio insieme. È una bella sensazione mentre si lavora con qualcuno.

C’è qualcuno in particolare che vorreste che leggesse questo libro?

Roberta Balestrucci Fancellu: Beh, direi più persone possibile! Mi piacerebbe che questo libro entrasse il più possibile a contatto con i ragazzi, che riesca a dare qualche risposta o quanto meno riesca ad accendere la curiosità di chi lo avrà tra le mani. Spero che il nome di Ken Saro Wiwa echeggi il più possibile tra i giovani.

Anna Cercignano: Vorrei che questo libro lo leggessero gli Ogoni, il popolo di Ken. E non tanto perché possono rivedersi o rivedere le tappe di un loro leader, quelle le conoscono assai meglio di noi, ma perché possano vedere come a millemila chilometri di distanza, a vent’anni dalla morte di Ken, qualcuno continua a interessarsi alla loro causa.

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