Siamo entrati nello studio di Gianluca Buttolo, illustratore e autore per ReNoir Comics del graphic novel La scelta – Giorgio Ambrosoli e di Il libro di Dot, scritto dal Premio Pulitzer Hisham Matar.
Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?
Ho appena completato Il libro di Dot scritto e disegnato a quattro mani con Hisham Matar che oltre ad essere un caro amico è uno straordinario scrittore e recente premio Pulitzer.
Mi divido, quindi, fra la promozione e il pensare a quale sarà il prossimo impegno. Questa del “pensare” è una delle fasi più belle e meno retribuite di chi fa questo mestiere. Non puoi andare da nessuno e dire “ho pensato 10 ore” e sperare che ti paghi.
Quali strumenti usi per disegnare?
Dipende sempre dal lavoro che devo fare e dal risultato che voglio ottenere, quindi passo tranquillamente da uno strumento all’altro. Oltretutto non sono mai riuscito ad uscire da una cartoleria dedicata senza aver acquistato qualcosa, per cui mi ritrovo con cassetti pieni di varie matite, pennini, pennelli, gessetti, oli, rulli… per non parlare della carta.
Poi, naturalmente, c’è il computer e una straordinaria tavoletta grafica che offre ulteriori possibilità per diversificare il segno o sovrapporre tecniche altrimenti impossibili da conciliare.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
No, anche perché disegnare è già così appagante che qualsiasi ritualità o abitudine prima di iniziare servirebbe solo ad allontanare questo piacere.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Tengo tutto a portata di mano e di occhio. Non solo i libri e fumetti che trovano posto nelle librerie ma anche i film, le riviste che negli anni ho tenuto, perché magari contenevano qualcosa di interessante. Gaber scherzava e diceva che se copi da uno è plagio, ma se copi da tutti allora la tua è ricerca… mi considero un onesto ricercatore che guarda, filtra e ragiona su tutto quello che ha contribuito alla sua formazione.
Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionato?
Direi i disegni che vari fumettisti mi hanno regalato e che ho appeso al muro dello studio. C’è Galep, ci sono dei disegni di Villa, padre e figlio, c’è Casertano e tanti altri ancora.
Molti ho avuto modo di conoscerli e di ricevere la loro stima grazie al lavoro a fumetti su Ambrosoli… direi che averli sopra la spalla mentre disegno è di conforto, in fondo, ai buoni maestri si deve tutto.