HomeBande DessineeL'apologo di Pennac e Cestac su un grande amore (poco) ordinario

L’apologo di Pennac e Cestac su un grande amore (poco) ordinario

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Lo scorso settembre Feltrinelli Editore annunciava la volontà di entrare nel mercato dei fumetti con una collana ad hoc curata da Tito Faraci, Feltrinelli Comics. Tra i titoli annunciati compariva l’edizione italiana di Un Amour Exemplaire di Daniel Pennac e Florence Cestac, uscito oltralpe per Dargaud.

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Presentato nella edizione 2017 di Lucca Comics & Games, Un Amore Esemplare rappresenta la volontà dell’editore di pubblicare materiale dalle indiscutibili qualità letterarie. Pennac, autore che da sempre fa parte della scuderia dell’editore milanese, non è comunque nuovo ad incursioni nel medium fumettistico e lo testimonia un classico come La Débauche con Jacques Tardi o esperimenti come Journal d’un corps con Manu Larcenet. Gli esuberati – titolo italiano del noir del 2000, pubblicato da Feltrinelli nel 2000 e da Cosmo lo scorso anno – era stato pubblicato in Francia da Futuropolis, casa editrice a cui la Cestac ha legato il suo nome da sempre, sin dagli esordi.

Infatti, più che Pennac, quello che dovrebbe attrarre l’attenzione è proprio il nome di Florence Cestac. La fumettista francese, che nel lontano 1972 rilevò la prima fumetteria a Parigi facendone un punto di riferimento, contribuì soprattutto a fondare nel 1974 Futuropolis (stesso nome della fumetteria) dove, negli anni, svolse tutte le mansioni possibili: da grafica a redattrice, da traduttrice ad addetta stampa, sino ad occuparsi personalmente delle spedizioni e dei bambini degli autori come baby-sitter.

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In sintesi, una donna più che pragmatica e animata da un amore per l’editoria e da un implacabile senso dell’umorismo. Nel 2001 coronerà la sua carriera ricevendo il Grand Prix del Festival d’Angoulême. Ma al di là delle onorificenze è la sua copiosa e continua produzione a parlare: dai contributi a riviste come L’Écho des savanesCharlie Mensuel Pilote ad opere autobiografiche di disarmante onestà come Le Démon de Midi (1996) o La Véritable histoire de Futuropolis (2007).

La scelta di avvalersi della Cestac non poteva che essere la migliore. Daniel Pennac tocca una materia intima e delicata, attingendo alle sue memorie personali e non usando come rete di sicurezza il mezzo dell’invenzione letteraria. La giusta distanza viene assicurata da Florence con il suo tratto cartoonesco e irriverente, dove tutti i personaggi hanno lo stesso naso – con una sola eccezione, piccola concessione all’autore – e la palette satura e frastornante. Pennac, da canto suo, mette su una storia d’amore surreale tra un giovane rampollo della nobiltà di provincia e una sarta di origini ebree, e lo fa attraverso gli occhi di un bambino di 8 anni, incantato dall’anomalia che Jean e Germaine rappresentano.

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Invisi alla buona borghesia cittadina, la coppia vive solo del proprio amore e dell’oziosa compagnia dei libri: nessun lavoro, nessun figlio, nessuna vita sociale. Tutto ciò genera una serie di voci che incuriosiscono il piccolo Daniel che, mosso dalla curiosità, crea una serie di scuse per introdursi nella quotidianità misteriosa della coppia. Quello che scopre frequentando Jean e Germaine è una dedizione reciproca che lo ammalia e lo rende quasi schiavo, tanto da rendere una semplice curiosità infantile una frequentazione decennale.

Pennac da grande affabulatore elabora una storia caotica, colma di aneddoti e pieghe ironiche, a volte eccedendo e giocando con la credulità dei lettori. Narra il tutto al tavolo di un bistrot o nello stretto abitacolo di una Renault Dauphine, mettendo insieme una compagine di ascoltatori incantati. L’espediente narrativo è interessante, mostrando lo scontro di cervelli, pareri e umori che gravitano intorno ad una materia che sembrerebbe, all’apparenza, modesta e banale.

Quel che ne emerge è un apologo tanto contro la ristretta morale borghese dell’epoca quanto contro l’estrema liquidità delle relazioni affettive dei nostri tempi. Tuttavia lo scrittore, pur mostrando attenzione nell’evitare secche melodrammatiche e pietose, in realtà non riesce a creare una storia che attecchisca. La storia intima di Jean e Germaine evapora, nonostante la forza delle tavole della Cestac e la dedizione di Pennac.

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L’impressione è quella di trovarsi  dinnanzi ad un racconto senile, motivato più dall’idea di restituire un debito nei confronti dei propri genitori “putativi”, che a costruire un racconto autonomo. Non è un caso che la vicenda sia stata portata con una pièce in teatro (la cui prima si era tenuta a Napoli, nei giorni di Comicon 2017), quasi a mostrare l’esigenza di “dare voce” alla vicenda cartacea, colmando una sorta di lacuna negli obiettivi ‘testimoniali’ del libro.

Per un’opera tanto “gentile” quanto estranea alle norme del racconto sentimentale contemporaneo, va fatto un unico appunto all’edizione Feltrinelli: il formato. In linea con una tendenza tutta italiana a ridurre il formato in cui vengono pubblicati in patria le bande déssinée, anche questo libro è più piccolo dell’originale. Cosa che in questo caso – come spesso accade, sebbene non sempre – compromette sensibilmente le tavole della Cestac. La realpolitik della produzione editoriale, diciamo, porta sempre con sé pregi di opportunità e difetti di gentilezza.

Un amore esemplare
di Daniel Pennac e Florence Cestac
traduzione di Yasmina Melaouah
Feltrinelli Comics, gennaio 2018
80 pp., colore
15,00 €

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