Pensare che il terzetto composto da Jason Aaron, R. M. Guéra e Giulia Brusco si sia rimesso al lavoro su una serie fatta di cattiveria, sporcizia e rovine umane è uno di quegli eventi che ti scaldano il cuore. Potrebbe sembrare un paradosso, ma a conti fatti oggi nessuno meglio di loro riesce a narrare a fumetti su come tutto possa andare in malora da un momento all’altro. Così, dopo l’epopea di Scalped, li ritroviamo a raccontarci ancora una volta di un protagonista votato all’autodistruzione. Se però con Dashiell Bad Horse a rimetterci era solo lui, in questo caso a pagarne le conseguenze siamo tutti quanti.
Sebbene l’idea dietro The Goddamned arrivi direttamente dalla Bibbia, nel giro di due pagine siamo già catapultati in una di quelle storie lerce e ruvide su cui Aaron continua a costruire il lato più autoriale della sua carriera. Lo spettro emotivo e concettuale non sarà dei più ampi – si parla sempre di famiglia, di scelte sbagliate, di eredità scomode e di nichilismo – ma la capacità dello scrittore di rendere il tutto concreto e tangibile come un pezzo d’asfalto bruciato dal sole è unica. Per certi versi ricorda un Garth Ennis delle origini, solo meno ossessionato da umorismo scurrile e dalla voglia di cospargere sistematicamente di merda ogni universo mitologico su cui riesce a mettere le mani.
Considerando queste piccole differenze anche in quel caso, nonostante tutto, si parlava di radici, di destino e di autodeterminazione. Guarda caso in mezzo c’era un sacco di Peckinpah e di John Ford. Il mito della grande frontiera era palpabile e la sua influenza sui personaggi tangibile. La grossa differenza è che l’autore di Preacher scriveva tutto dall’ Irlanda del Nord, nutrendosi del mito attraverso decadi di cinema e letteratura. Aaron invece in quell’entroterra fangoso e umido c’è nato e cresciuto. E infatti nel suo albero di influenze ha molto più spazio un nichilista come Cormac McCarthy rispetto al regista di Ombre Rosse. Il suo West non è uno spazio dove bisogna fare quello che bisogna fare, ma semplicemente un universo dove tutto andrà sistematicamente in rovina. Al massimo puoi ambire a resistere all’esondazione di letame che ti sta per travolgere.
Curioso come l’autore stia riuscendo a scrivere una run di Thor tra le più enormi ed epiche della storia del personaggio e al contempo si stia dimostrando in grado di annichilire un mito millenario come quello di Caino e Abele. Dopotutto nella forsennata ricerca di personaggi maledetti era inevitabile che prima o poi il suo percorso avrebbe finito per incrociare quello del primo omicida della storia. Colui che per un attacco d’ira ha finito per far perdere tutto all’intera stirpe umana.
L’antico testamento di Aaron è forse ancora più spietato di quello originale, prendendo piede in un mondo composto unicamente di fango putrido, pietre e scheletri di alberi ormai secchi. Il cannibalismo è la prassi e i più deboli paiono destinati a soccombere sotto le bestialità dei più forti. In un contesto simile, il figlio di Adamo ed Eva cerca la morte da ormai 1.600 anni. Un lasso di tempo infinito, in cui ha sperimentato ogni forma di dolore.
Guéra si dimostra un disegnatore perfetto per questo tipo di storie. Il suo tratto è nodoso, ruvido, spesso grottesco. Rispetto al lavoro fatto su Scalped ha acquisito un nuovo amore per il dettaglio, oltre a saper gestire i campi lunghissimi con una consapevolezza che prima gli era sconosciuta. Le sue inquadrature sono ricche, strutturate. Epiche come il progetto richiede. L’alchimia fra i due – anzi, tre, considerando l’indispensabile colorista Brusco – è evidente e The Goddamned impiega poco acquisire una coerenza interna davvero ammirevole.
Va detto che in nei primi cinque numeri non succede moltissimo e la parabola dell’eroe risulta piuttosto scontata. Quello che risulta davvero affascinante è il connubio tra fantasy alla Conan, influenze bibbliche, realismo e l’immancabile influenza sudista. Davvero, sarà anche la Mesopotamia, ma su queste pagine pare di essere finiti in un incrocio tra una Cimmeria rasa al suolo da una qualche catastrofe e il Texas. Così i ragazzini costretti in quella landa desolata paiono strappati da Un tranquillo weekend di paura, si parla uno slang da burini e Caino si ritroverà ben presto nei panni del cowboy solitario. Sarà la solita faciloneria all’americana, ma questa volta va benissimo così.
The Goddamned vol. 1 – Prima del diluvio
di Jason Aaron e R. M. Guéra
Traduzione di Andrea Toscani
Panini Comics, novembre 2017
Cartonato, 160 pagine a colori
€ 16,00