HomeBande DessineeIl nuovo "'Asterix e la Corsa d'Italia'", tra comicità e stereotipi

Il nuovo “‘Asterix e la Corsa d’Italia'”, tra comicità e stereotipi

-

Terza fatica per la coppia Jean-Yves Ferri e Didier Conrad dopo Asterix e i Pitti e Asterix e il Papiro di Cesare, il nuovo Asterix e la Corsa d’Italia conferma la bontà della scelta di Uderzo relativa agli autori cui lasciare il testimone della serie. Ne mostra però anche i limiti, comuni, a dire il vero, a molte serie francobelghe ‘classiche’ sopravvissute ai propri creatori: il contributo dei nuovi interpreti “eredi ufficiali” non fa spiccare il volo. Questi autori restano infatti spesso ingessati, troppo fermi nel solco di quanto è già stato fatto, con il rischio di offrire un manierismo che, se da un lato mette al riparo da cadute disastrose, dall’altro non riesce purtroppo a dare vita a storie davvero memorabili.

asterix corsa italia

Partiamo allora da una visione d’insieme. Asterix e la Corsa d’Italia è un episodio perfettamente nel solco della tradizione del personaggio. Di più, sembra trovare un equilibrio non scontato fra due storie classiche di René Goscinny e Albert Uderzo, ovvero Asterix e il Giro di Gallia e Asterix alle Olimpiadi. In questa avventura Asterix e Obelix dovranno infatti compiere un tour in Italia per sconfiggere il campione romano di turno e dare così l’ennesimo smacco a Giulio Cesare.

L’occasione è una gara organizzata dal senatore Lactus Bifidus per pubblicizzare la bontà delle strade romane nella penisola … che in realtà versano in pessime condizioni, malridotte e piene di buche, poiché lui sperpera i soldi della manutenzione in orge (un riferimento all’amministrazione della capitale degli ultimi anni?).

aterix corsa italia recensione
Asterix® Obelix ® Idefix ® / © 2017 Les Editions Albert Rene / Goscinny Uderzo

Alla corsa partecipano rappresentanti di vari popoli del mondo antico, alcuni già apparsi in storie di Asterix come Britanni, Goti o Greci, che mantengono quindi le caratteristiche parodistiche assegnate loro già da Goscinny, altri invece introdotti e caratterizzati per l’occasione: Sarmati, Cimbri, Lusitani. Ovviamente il campione romano, già favorito, è aiutato segretamente dagli scagnozzi di Lactus Bifidus. E gli altri concorrenti, guidati da Asterix e Obelix, si troveranno a coalizzarsi per batterlo.

L’Italia, spesso protagonista delle avventure del personaggio, in questa occasione lo diventa più del solito. Ferri approfitta della storia per portare per la prima volta i due Galli in città italiane diverse da Roma. La gara parte infatti da Monza (ovviamente) e, dopo una deviazione a Venezia, passa per Parma, Firenze, Siena, Tivoli e si conclude a Napoli. Così facendo gli autori possono mettere in scena e deridere una gran quantità di luoghi comuni sulle regioni d’Italia: il prosciutto di Parma e il parmigiano, l’arte rinascimentale, gli spaghetti, la pizza… Non mancano ovviamente le caricature di varie celebrità italiane, come Pavarotti o – ebbene sì – Berlusconi.

asterix corsa italia recensione berlusconi pavarotti
Berlusconi e Pavarotti | Asterix® Obelix ® Idefix ® / © 2017 Les Editions Albert Rene / Goscinny Uderzo

Al di là del gusto parodistico e della bontà del gioco, in questa rassegna di “usi e costumi e stereotipi” non c’è nulla di davvero nuovo: per Goscinny prendere in giro i più diversi popoli europei, attraverso i loro tic e luoghi comuni, era una abitudine consolidata, sorretta dallo straordinario senso del divertimento, in grado di mescolare la leggerezza comica e la violenza satirica senza perdere lucidità. Prendiamo il capolavoro Asterix e i Britanni: lì lo sceneggiatore fu molto più caustico con gli inglesi di quanto il suo successore, oggi, lo sia con noi italiani. Goscinny si prendeva gioco della loro lingua, del loro aplomb, del clima, del cibo, dei fan dei Beatles, del’architettura, della moneta. Perfino della temperatura a cui bevono la birra!

Ferri, al confronto, tratta gli italiani coi guanti di velluto, eppure al tempo stesso esagera. Tutto il fumetto sembra costruito apposta per inserire strizzate d’occhio sulla nostra cultura che costituiscono, così, la vera e propria ossatura della trama. Asterix e Obelix sembrano insomma non fare altro che passare da uno sfotto’ all’altro, o da una cartolina all’altra. Le cartoline dall’Italia di Asterix e la Corsa d’Italia, però, sono di quelle stereotipate e meno originali: la veduta del Vesuvio, o un Pulcinella che mangia gli spaghetti. Sono pochi, insomma, i frammenti di “italianità” che fanno davvero ridere – anche se, certo, a un lettore italiano possono suonare scontate battute che, invece, per lettori francesi o stranieri non lo sono (ma insomma).

Un esempio perfetto dell’insistenza dello sceneggiatore verso questi frammenti-cartolina riguarda la tappa veneziana del viaggio. Probabilmente, per uno straniero che sta scrivendo una storia nazional-popolare (romanzo, fumetto, film) ambientata in Italia, inserire almeno una scena ambientata nella città sulla laguna è una tentazione irresistibile. Vale anche per Ferri: i Galli seguono un’indicazione sabotata dai Romani e, da Monza, arrivano a Venezia invece che a Parma.

Anche ignorando l’impossibilità di fare Monza-Venezia-Parma in giornata su un cocchio tirato da cavalli, in questa scena rimane un problema enorme. La città di Venezia (chiamata nel fumetto con l’impossibile nome latino di “Venexia” e non con un più accettabile “Venetia”) fu fondata nel V secolo dopo Cristo. Le avventure di Asterix sono notoriamente ambientate nel 50 a.C. È chiaro che Ferri si sia preso questa enorme libertà storica solo per inserire la località italiana più nota ai lettori stranieri. In una trama fondata sugli stereotipi, poteva forse mancare la città-stereotipo d’Italia?

asterix corsa italia recensione
Venezia | Asterix® Obelix ® Idefix ® / © 2017 Les Editions Albert Rene / Goscinny Uderzo

Nonostante cerchi dunque di seguire la traccia di Goscinny, rimanendo spesso incastrato nel suo solco profondo, lo sceneggiatore riesce comunque ogni tanto a mostrare di avere una propria voce. Intervistandolo qualche mese fa avevamo parlato con lui dei suoi antagonisti, personaggi alquanto infidi e viscidi. “È la loro debolezza che li rende dei cattivi”, ci disse. Lo stesso Lactus Bifidus è infatti un cattivo “alla Ferri”, un uomo debole e corrotto che mette in piedi un piano per proteggere i propri privilegi e salvarsi dal disonore prima, dall’esilio in Cirenaica poi.

Un secondo tema ricorrente è quello della superstizione di Obelix, già accennato da Goscinny in Asterix e l’indovino, ma sviluppato abbondantemente da Ferri in Asterix e il Papiro di Cesare e vero e proprio motore dell’azione in questa Corsa d’Italia. Il grosso guerriero diventa così protagonista delle avventure al pari di Asterix. Sempre come aveva spiegato nell’intervista, Obelix ha più spazio perché più semplice da caratterizzare e, al tempo stesso, per permettere di mostrare meglio in contrasto l’intelligenza e la furbizia di Asterix.

Ferri è un autore dotato di talento e di esperienza che lavora, però, su personaggi creati dal più grande sceneggiatore umoristico della storia francese, e che hanno alle spalle 50 anni di avventure. È inevitabile che la sua scrittura sia ingabbiata, ma la sua voce riesce a emergere in questi modi, lasciando sperare che, acquisendo maggiore confidenza con i personaggi, anche lui possa in futuro donarci ottime storie.

Un discorso analogo va fatto per Didier Conrad. Anche il disegnatore deve portare avanti un’eredità pesantissima, quella di Albert Uderzo, e come il suo sceneggiatore si muove fin troppo convinto nel solco della tradizione. La maggior parte delle sue vignette sembrano disegni di Uderzo, solo leggermente “ripuliti”. Perfetti nella forma, mancano però spesso di quella vitalità e spontaneità che il disegnatore infondeva nelle storie classiche della serie.

Ma come per Ferri, anche per Conrad c’è la possibilità di crescere ancora, nella sua veste di autore di Asterix. Il disegnatore ha infatti compiuto già evidenti passi avanti rispetto ad Asterix e i Pitti, e qui disegna i personaggi con maggior naturalezza e capacità recitative. Inoltre, per la fisionomia di alcuni personaggi secondari e per la rappresentazione dei cavalli, sembra in realtà allontanarsi dallo stile di Uderzo: un piccolo segno, se non di ribellione, almeno di evoluzione rispetto al canone di partenza.

asterix corsa italia recensione
Asterix® Obelix ® Idefix ® / © 2017 Les Editions Albert Rene / Goscinny Uderzo

Rispetto all’edizione italiana, bisogna rendere merito al lavoro di traduzione e adattamento dei dialoghi – opera di Vania Vitali e Andrea Toscani – da cui deriva in effetti gran parte del divertimento nella lettura dell’albo (soprattutto per un lettore laureato in Linguistica italiana, ehm). Come auspicabile, i traduttori hanno caratterizzato la parlata delle popolazioni italiche con le cadenze dei vari dialetti. I veneti scempiano le doppie, gli umbri sonorizzano le consonanti, gli etruschi di Firenze parlano toscano, quelli di Parma con la z al posto della c (e con uscite alla Pierluigi Bersani, «Siam mica qui a cantare l’operetta ai sordi», certamente assenti nella sceneggiatura di Ferri).

Il rischio in questi casi è sempre quello di forzare le caratteristiche dialettali, ma Vitali e Toscani mi sembra siano riusciti a mantenere un giusto equilibrio tra la comprensibilità, la sobrietà e la chiara caratterizzazione delle parlate. Un’operazione certamente non sorprendente e necessaria, fatta però con gusto e ben riuscita.

Asterix e la Corsa d’Italia
di Jean-Yves Ferri e Didier Conrad
traduzione di Vania Vitali e Andrea Toscani
Panini Comics, 2017
48 pagine, 12,90 €

Questo articolo ti è piaciuto?

Su Fumettologica puoi leggerne molti altri, e magari scoprire qualche fumetto che diventerà il tuo preferito. Se ti piace quello che facciamo e ti interessa sostenerci puoi scegliere di abbonarti. Facendolo non solo ci aiuterai a creare quello che stai leggendo, ma avrai accesso anche a diversi contenuti esclusivi.

Ultimi articoli