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Nello studio di Stefano Tamiazzo

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Siamo entrati nello studio di Stefano Tamiazzo, autore che ha all’attivo anche pubblicazioni negli Stati Uniti e in Giappone con Viz Communications e Kodansha. La sua opera più nota è la serie La Mandiguerre, scritta da Jean David Morvan, quattro volumi pubblicati da Delcourt tra il 2001 e il 2007. Dal 2008 è direttore artistico e docente di fumetto alla sede di Padova della Scuola Internazionale di Comics.

La sua ultima opera è Cynocephales (QUI la nostra anteprima), pubblicata in Italia da ReNoir Comics e in Francia da EP Editions, che sancisce il suo ritorno al fumetto dopo dieci anni di assenza.

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Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?

Mungo la grande vacca del fumetto in modi differenti da ormai molti anni. In questo momento sgobbo sul secondo volume della mia amatissima serie Cynocephales contemporaneamente come disegnatore, colorista e sceneggiatore in collaborazione col mio fido socio Gris De Payne.

Continuo a essere il direttore artistico della sede di Padova di Scuola Internazionale di Comics. Insegno a un corso dedicato al Graphic novel all’università di Padova e da un paio di anni con dei colleghi e amici noti come i “missionari” abbiamo aperto Fumetti&Soda, un negozio di fumetti e strumenti da fumettaro/illustratore.

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Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Mi piace disegnare gli storyboards con matite molto morbide B3/ B6 e fare qualche ritocco con vari tipi di micromine. Li lavoro molto per poi passare al tavolo luminoso per una prima fase di ripasso e una di “cesello”. Le chine sono varie, uso di tutto: dal tradizionale pennello e pennino ai liner copic, Faber Castell o kuretake.

L’equivalente dello shopping tradizionale può essermi esteso per tutto ciò che riguarda la strumentazione da lavoro. Posso girare con le pezze al culo ma devo avere ogni tipo di strumento da disegno sul pianeta.

La fase di colorazione è eseguita quasi completamente con i marker Copic e un po’ di matite colorate, di solito nere, marroni e bianche. Rare tracce di acrilico e tempere.

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Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Di solito il mio cellulare squilla 24 ore al giorno, quindi prima di cominciare a disegnare normalmente ho tirato giù il padreterno a suon di bestemmie, cosa che continuo a fare durante e dopo aver smesso di disegnare: dalle mie parti l’abitudine è nota come punteggiatura veneta.

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Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Alla soglia del mezzo secolo posso dire di essere arrivato a essere sepolto di fumetti, artbook e DVD. La panchina è lunga e di solito c’è un giro costante a seconda di quello che devo disegnare in quel particolare momento. In genere però non rinuncio a avere a portata di mano gli artbook e gli storyboard di Miyazaki.

Dovendo scrivere da solo i miei fumetti, di solito leggo e rileggo le fonti storiche a cui mi rifaccio e sono una moltitudine avendo condiviso con il mio babbo questa passione fin da bambino. Una fra tutte: la rivista Militaria.

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Parlaci di questo oggetto. Sembra un ukulele, ma ha qualcosa di… diverso.

Be’ è un ukulele un po’ speciale: un banjolele! Di ukulele ne ho una ventina. Adesso ho smesso di comprarne. È uno strumento piccolo e divertente da suonare. Tra una vignetta e l’altra mi rilassa e so che dà molto fastidio ai vicini soprattutto d’estate perché mi ostino a cantare. Ne ho anche di elettrici e questo aggrava le cose per loro. Io invece sto benissimo.

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