HomeRecensioniNovitàRat-Man n. 121: Ortolani allo stato puro

Rat-Man n. 121: Ortolani allo stato puro

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Ci siamo, penultimo appuntamento e, per quanto mi riguarda, ultimo passaggio come recensore itinerante di Rat-Man per gentile concessione del buon Andrea Antonazzo, titolare del recap della miniserie finale del ratto. Miniserie che, come si è capito recentemente, in realtà non è poi quella definitiva conclusione delle avventure di Rat-Man che si poteva pensare, perché Leo Ortolani ha deciso di mantenere in vita il personaggio (auto-spoiler?) con altri progetti forse fuori continuity o forse post-conclusione.

In ogni caso, la storia si fa fitta e i fili da tirare sono tanti. Qui trovate tutti i dettagli emersi sino a questo momento: prendetevi quei tre quarti d’ora per leggere le puntate precedenti, fate un bel respiro profondo, flettete i muscoli e state pronti a saltare nel vuoto…

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L’ira di Valker:

Abbiamo lasciato le pedine di questa storia già ben disposte sulla scacchiera per il gran finalone. C’è lo stadio all’interno del quale Rat-Man/Ombra sta per sacrificare le anime dei credenti in Lui, le donne del passato tornano (malamente) in gioco, le citazioni da L’Eternauta a The Walking Dead si sprecano, Valker da una parte (assieme al maggiordomo Arcibaldo, che riemerge dalla notte dei tempi, anzi da casa da dove non era più uscito al punto che «si sono tutti dimenticati di me») e Signor T dall’altra sono in posizione, così come padre Angelini e gli altri. Ecco, ci siamo: si accende la luce e partiamo subito… al buio, persi in una classica sequenza onirica alla Ortolani, tutta ambientata nella mente del Rat-Man. Il resto, come si dice, è storia.

A differenza del precedente albo, l’ottavo, che sinora forse è stato il più debole della miniserie, il nono ha molto da dare. Ma è fondamentalmente un albo triste. Contiene uno snodo di trama fondamentale per il prosieguo della storia e forse tenuto fin troppo in minore; una bella tensione nell’arco narrativo locale che cresce fino al colpo di scena finale per niente scontato; un bel po’ di siparietti gustosi a partire dalla sequenza deliziosa dell’occhio Vista, uno degli spiriti elementari dell’Ombra, che provoca e osserva Cinzia e il capitano Brakko mentre li costringe a fare “fuki fuki” proprio «come se fossimo le sue bambole, come se fossimo Ken e Big Jim», osserva candidamente Cinzia. Per questo incontro che Cinzia definisce «tra due uomini» a cui il commissario replica «intesi come parte dell’umanità?», Brakko si dice pronto e prega Cinzia di «mettere una mano quaggiù, sentirà che sono prontissimo» solo per accorgersi subito dopo che «non è mica il mio»…

Sono vent’anni che Ortolani ci incanta con questi siparietti, continue fughe surreali, giochi volgarotti e carnevaleschi, pregnanti di uno spirito adolescenziale (e talvolta anche pre-adolescenziale) perfettamente in riga con il personaggio centrale della saga e con lo spirito che anima la serie dal tempo in cui era la lettura preferita di chi faceva il servizio militare e non aveva trovato il Vernacoliere in edicola.

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Gli anni sono passati, le persone crescono e le storie diventano più ricche e complesse, si stratificano di senso. Ortolani non ci sta più a fare solo sganasciare dalle risate ma non ha neanche ceduto al narcisismo dell’autore di successo che si crede Michelangelo. È rimasto invece fedele alla sua passione e alla sua fatica di “one man band” (se si escludono i colori in copertina del fratello Larry e gli editoriali di Andrea Plazzi), visto che come sempre scrive, disegna e fa lettering a passo serrato.

Anche questa volta però occupa (per la terza volta) tutte le pagine dell’albo, a parte la pubblicità finale e la pagina da staccare per il concorso “operazione Ratto”. Una occupazione necessaria per riuscire a zippare la mole di informazioni e avvenimenti dentro le 72 tavole dell’episodio odierno. La mancanza di lettere del pubblico, rubriche di alleggerimento e momenti dialettali vari – per quanto gustosi e godibili – è un ulteriore segnale della naturale crescita di Rat-Man. Il personaggio è cambiato profondamente e la sua trasformazione è in qualche misura organica, genuina e al tempo stesso definitiva. Cosa ne rimarrà?

Dopo essermi asciugato la lacrimuccia per i due passaggi con più pathos dell’episodio, a questo punto la curiosità è davvero notevole. Chissà cosa aspetta Rat-Man – e ci aspetta – tra due mesi. La sintesi di due principi opposti cosa può generare?

Annotazioni sparse:

– Come dice Klavius (tavola 31), «Un supereroe in ogni città […] Più la città è piccola, meno importante è il supereroe! Tipo che a Brescia c’è l’Uomo Ghiaccio. Ma solo in inverno». Ecco, secondo me è semplicemente meraviglioso: Ortolani allo stato puro.

– Copertina classica con colori straordinariamente ben avvicinati: il bengala luminoso di Valker accende una scena su cui dominano rossi cupi e spenti e un onnipresente (anche nella testata) azzurro carta da zucchero particolarmente poco brillante e che viene bilanciato in basso da verdi spenti. È un soggetto che come impostazione sembra uscire dall’epoca classica dei Fantastici Quattro o del pulp. Esecuzione perfetta.

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