Stabilita la regola, arrivano le eccezioni. E questo maggio 2017 qualcosa di eccezionale sembra averlo offerto, almeno nel campo del fumetto: una insolita, ampia e felice lista di eccellenti riedizioni. Con nuove edizioni di opere irreperibili da tempo, ristampe in bella veste editoriale e pubblicazioni di classici che ancora mancavano – almeno in parte – in Italia. La nostra abituale Top 5 del mese non sarebbe stata sufficiente, e abbiamo perciò trasgredito alla regola: eccovi la nostra selezione delle 5 pubblicazioni – nuove edizioni e/o riedizioni – di classici del Fumetto che vale la pena riscoprire. “E che non diventi un’abitudine, eh!”.
La trilogia, di Guido Buzzelli (Coconino Press)
Coconino riporta in libreria uno degli autori italiani più importanti di sempre, troppo spesso troppo difficile da recuperare, più amato all’estero che nel nostro paese, e lo fa pubblicando le sue tre opere più importanti: La rivolta dei Racchi, I labirinti e Zil Zelub. I Racchi è considerato da molti il primo graphic novel italiano, realizzato in occasione del Salone Internazionale dei Comics di Lucca 1967 e pubblicato sul relativo almanacco (mai distribuito in altri canali al di fuori della fiera). Questa storia fu quasi ignorata in Italia, dato che fu poi ristampata soltanto sull’ultimo numero dell’effimera rivista Psyco, ma ebbe un immediato successo in Francia grazie alla pubblicazione su Charlie, nel 1970. È la cronaca della rivolta di una popolazione composta esclusivamente da individui brutti, orrendi, mostruosi – i Racchi, appunto – contro i belli che li schiavizzano. Rivoluzione destinata a fallire, raccontata con toni tragicomici e l’inconfondibile stile grottesco di Buzzelli.
Le altre due storie del volume invece uscirono in Francia – la patria adottiva di Buzzelli – prima che da noi. I labirinti (1971) racconta i folli esperimenti degli scienziati in un mondo post-apocalittico. Con questo racconto, l’autore sperimentò maggiormente con la gabbia e con la forma delle vignette, proponendo soluzioni inedite per l’epoca. L’ultima storia di questa ideale “trilogia” dedicata al grottesco, Zil Zelub (1972) prende infine il titolo dal nome del protagonista, anagramma di “Buzzelli”, e racconta la storia surreale di un uomo che finisce letteralmente a pezzi.
Tre introvabili gioielli del fumetto italiano, realizzati da un autore scomparso nel 1992 e soprannominato in carriera “il Goya del fumetto” e “il Michelangelo dei mostri” per lo stile inquietante e grottesco e l’accuratezza anatomica nel raffigurare la bruttezza.
Storie, di David Mazzucchelli (Coconino Press)
Dopo aver realizzato due fondamentali storie di supereroi insieme a Frank Miller (Devil: Rinascita per Marvel Comics e Batman: Anno uno per DC Comics), David Mazzucchelli abbandonò definitivamente il fumetto seriale americano per dedicarsi alla sperimentazione e all’autoproduzione, con la realizzazione in particolare di una propria rivista, Rubber Blanket. Della testata uscirono solo 3 numeri tra il 1991 e il 1993, ma l’opera di Mazzucchelli proseguì poi su altre riviste antologiche come Nozone, Drawn & Quarterly, Snake Eyes e Zero Zero. Il risultato fu una produzione piuttosto contenuta ma parecchio preziosa di storie più o meno brevi, in gran parte raccolte in questo nuovo volume di Coconino Press intitolato semplicemente Storie.
Tra le storie del volume (quasi tutte già edite dallo stesso editore tra il 2000 e il 2003 in tre tomi, tranne due inediti), spiccano in particolare Big Man, un racconto a metà tra il fantastico e John Steinbeck, nel quale un uomo gigante arriva in una cittadina degli Stati Uniti rurali; i visionari Discovering America, realizzato con una tricromia che sembra anticipare Asterios Polyp, e Stubs, storia surreale di una matita; i noir Dead Dog e Phobia, debitori del grande romanzo americano e a tratti parodistici; Stop the Hair Nude e Midori, in cui è evidente l’influenza dei manga giapponesi.
Il minimo comune determinatore di queste storie tutte diverse tra loro è però la definizione di temi come la ricerca dell’identità e di ordine all’interno delle vite dei personaggi, che poi troveranno compimento nel già citato Asterios Polyp e nella maggiore sostanza del graphic novel.
Storia di cani, di Giuseppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo (Editoriale Cosmo)
Molti anni prima di Gomorra, ci fu Storia di cani di Giuseppe Ferrandino e Giancarlo Caracuzzo, pubblicata originariamente a partire dal 1992 a puntate sulla rivista antologica Nero di Granata Press. Nata da un’intuizione dell’indimenticato Luigi Bernardi, la testata presentò alcuni tra i più interessanti autori “popolari” di quegli anni, come Franco Saudelli, Maurizio Di Vincenzo, Marco Soldi, Roberto De Angelis e Massimo Rotundo, tutti poi riversatisi in Bonelli. Lo spirito della rivista era quello di recuperare la tradizione “nera” del fumetto italiano, di personaggi come Diabolik, Kriminal e Satanik, ma aggiornandola per un pubblico contemporaneo e dandole un’impronta più autoriale.
Tra i gioielli serializzati sulla rivista ci fu proprio Storia di cani, tra i pochi fumetti realizzati in carriera da Ferrandino, romanziere campano che in quegli anni scrisse anche alcune storie di Dylan Dog (tra le più apprezzate del personaggio) come Il signore del silenzio (Dylan Dog n. 39). Storia di cani è un racconto di genere che segue le vicende di alcuni piccoli criminali alle prese con ambizioni fuori dalla loro portata e rappresenta uno spaccato ravvicinato della criminalità di quegli anni (da questo punto di vista non molto distanti dai nostri, considerando che la storia non ha perso tanta aderenza all’attualità). Nella storia non c’è né ruffianeria né morale. I personaggi sono cattivi e basta, non cercano di starci simpatici. Nonostante l’esplicita crudezza di molte scene – raccontate con notevoli capacità tecniche – Storia di cani è in fin dei conti “solo” una storia di sopravvivenza.
Dopo una riedizione in volume realizzata dalla stessa Granata Press in quei primi anni Novanta, Storia di cani era presto diventata introvabile sul mercato, anche a causa della chiusura della casa editrice. Quello di Editoriale Cosmo è dunque un recupero importante, per riscoprire un grande scrittore che purtroppo in carriera ha prodotto solo pochi fumetti (e del quale trovate QUI un profilo).
Giuseppe Bergman – L’integrale, di Milo Manara (Panini Comics)
Panini Comics riedita in due volumi tutti i fumetti realizzati da Milo Manara con protagonista il suo alter ego Giuseppe Bergman, le cui prime storie segnano la maturità artistica dell’autore. Nato nel 1978 sulle pagine della rivista francese (À suivire), Bergman è un giovanotto piuttosto ingenuo al quale una casa di produzione offre la possibilità di partecipare a un viaggio avventuroso nella natura selvaggia. Ad aiutare Bergman nelle sue imprese comparirà spesso tale H.P., personaggio ispirato al creatore di Corto Maltese, nonché autore di riferimento dello stesso Manara.
Nel corso delle sue molte avventure, realizzate dall’autore tra il 1978 e il 2004, Bergman affronta viaggi fantastici e onirici nei posti più disparati del mondo, dall’Amazzonia all’Oriente, tra animali feroci, indigeni, droghe, donne e situazioni rocambolesche senza soluzione di continuità, ritrovandosi persino a ripercorrere le rotte di Ulisse narrate nell’Odissea. Il risultato è una vera e propria riflessione sull’avventura a fumetti (e non), in cui Manara raggiunge alcuni dei picchi narrativi della sua carriera.
Il Maestro, di Milo Milani e Aldo Di Gennaro (Nona Arte)
L’edizione integrale di un classico del fumetto d’avventura italiano, mai ristampato in oltre quarant’anni. È la serie creata da Mino Milani e Aldo Di Gennaro per il Corriere dei Ragazzi nel 1974, durata una ventina di episodi e terminata con la chiusura della rivista. Il Maestro è un uomo misterioso, dotato di poteri magici, che veglia sulla Terra e sui suoi abitanti. Collabora con la polizia su richiesta del tenente Velda Morris, con cui intrattiene una relazione amorosa, ma non è un investigatore privato. Piuttosto la sua missione (che non sapremo mai se gli è stata affidata da qualcuno o se si è scelto da solo) è aiutare gli altri, difenderli da spettri misteriosi, aiutare le anime perdute a trovare la pace, o ancora proteggere l’umanità dalla minaccia della perfida Jaga, alla ricerca di un artefatto alieno, lo Scarabeo di Ara Tutua, che le conferirà immensi poteri.
Mino Milani è uno dei grandi sceneggiatori del fumetto italiano, con all’attivo migliaia di pagine scritte sotto vari pseudonimi. Nel Maestro fonde tutte le suggestioni possibili che potessero affascinare i ragazzi dell’epoca, dalle leggende africane alla fantascienza, dal misticismo alla fantarcheologia, dagli scritti di Peter Kolosimo ai trucchi di Uri Geller. Aldo Di Gennaro miscela il suo stile di disegno a quello di altri grandi autori dell’epoca: si fa suggestionare da Battaglia e da Moebius, mantenendo però una grande riconoscibilità e facilità di lettura, necessari in un fumetto per ragazzi degli anni Settanta. Il risultato è un’opera densissima, ricca di trovate e di invenzioni, in cui ogni episodio, o addirittura ogni manciata di tavole, è completamente diverso da quello precedente.