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Nello studio di Simona Binni

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Per la nostra rubrica #tavolidadisegno, questa settimana siamo entrati nello studio di Simona Binni, autrice Tunué (Amina e il vulcano, Dammi la mano) il cui ultimo graphic novel è Silverwood Lake, di cui vi abbiamo già parlato.

simona binni
Fotografia di Silvia Cleri

A che progetti stai lavorando attualmente?

Sto scrivendo, disegnando e colorando una nuova storia, lavoro piuttosto lungo e delicato, che assorbe praticamente tutto il mio tempo e uscirà, sempre per Tunuè, nella collana Prospero’s books.

Ultimamente però sono riuscita anche a realizzare un paio di illustrazioni per i libri di due giovani autori della narrativa, Claudio Marinaccio e Yasmin Incretolli, in uscita nei prossimi mesi.

simona binni
Fotografia di Silvia Cleri

Quali sono gli strumenti che usi per disegnare?

Dipende dalla storia e da ciò che in quel momento più mi appassiona. Per alcune cose uso solo la matita, generalmente una mina morbida Alterno una 2B e una HB e per alcuni piccoli particolari uso anche la micromina 0,5.

In altri casi, poiché mi piace l’effetto della linea chiara, per inchiostrare ho usato punte molto sottili, come la Pilot G-Tec C04, la comunissima penna Bic o pennarelli Koh-I-Noor, 0,1-0,2.

Per colorare uso il digitale, che trovo ovviamente molto più pratico e veloce, specie quando i tempi delle consegne stringono.

Acquerelli e pastelli li uso per dediche e momenti di puro e piacevole svago o in fase creativa, quando nasce l’idea di un personaggio. Mi piace molto anche disegnare in digitale.

simona binni
Fotografia di Silvia Cleri

Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?

Una lunga e ricca colazione, durante la quale leggo, scrivo o guardo il materiale che servirà a impostare la giornata lavorativa.

simona binni
Fotografia di Silvia Cleri

Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?

Dipende da cosa mi interessa in quel momento. Adesso per esempio c’è Morire in piedi di Adrian Tomine. Di lui amo l’essenzialità del tratto e della colorazione, così come quella dei suoi personaggi e il modo in cui cura la loro recitazione e l’attenzione per i gesti. Non ci sono mai elementi inutili, sia esteticamente, che narrativamente. Le sue storie non possono lasciare mai indifferenti. La regia di questi sei racconti cambia costantemente, così come il suo stile di disegno. Insomma una vera e propria fonte di ispirazione. Un libro che andrebbe studiato e ristudiato.

simona binni
Fotografia di Silvia Cleri

Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionata?

La rosa del deserto, un regalo che mi ricorda mio padre.

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