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Lo scaffale di Onofrio Catacchio

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Per la rubrica Lo scaffale di…, a commentarci le sue letture più recenti, questa volta ospitiamo Onofrio Catacchio, autore di Stella Rossa (apparso negli anni Novanta su FuegoNova Express e ristampato di recente da Editoriale Cosmo), di L’ispettore Coliandro, adattamento dei racconti di Carlo Lucarelli, e Fantomax con Luigi Bernardi (anche questi ristampati da Cosmo). In Italia ha collaborato con Sergio Bonelli Editore su Nathan Never, mentre per la statunitense Marvel Comics ha realizzato le chine delle matite di Giuseppe Camuncoli per Wolverine.

Lo scorso 11 marzo è invece uscito in edicola “La Mano Nera”, n. 54 de Le Storie di Bonelli, interamente realizzato da lui e incentrato sulla figura di Joe Petrosino, nella New York di inizio Ventesimo secolo (QUI un’anteprima).

L’armadio di Satiedi Sebastiano Vilella (Coconino Press)

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Il libro più convincente tra quelli che ho preso a Lucca. Vilella conosce a fondo il mestiere e governa con perizia i meccanismi narrativi del fumetto, unendo l’aspetto biografico e quello visionario per camuffarli da racconto noir. La vicenda del terrorista-anarchico Pierre Lacombe incrocia quella di Satie e rievoca la figura di Léo Ferré, i suoi versi e le sue canzoni, mentre una sgangherata indagine procede, condotta da battibecanti flic.

Tutto converge nel finale, che ribalta la comoda poltrona su cui il lettore è stato fatto accomodare: i piani si sdoppiano in sequenze visionarie e surreali che procedono disgregandosi progressivamente verso un epilogo che ci rivela i sogni e gli incubi che si acquattano sotto la superficie della realtà.

Alack Sinner n. 1di Carlo Sampayo e Jose Muñoz (Editoriale Cosmo)

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Conosco le storie di Alack Sinner fin dagli esordi sulla rivista Alter Alter, nel 1975. All’inizio confesso di averle snobbate. Giovane e sconsiderato, preferivo dare la precedenza alle Straordinarie Avventure di Penthotal di Pazienza o alle brevi di Scozzari pubblicate sulle stesse pagine. Le ho apprezzate in seguito, quando mi sono trovato a cercare di decriptare il gioco binario dell’imprescindibile bianconero di Muñoz. Infine, dopo aver letto Nicaragua, sono riuscito a godermi Alack Sinner da lettore finalmente vorace e coinvolto. Da allora, pago pegno e rileggo ogni volta che posso.

La parabola del protagonista di Muñoz e Sampayo ci racconta l’America repubblicana e reaganiana che gli autori descrivono più nera dell’inchiostro che le tratteggia. L’occhio privato Sinner indaga, fruga, rovista e a volte risolve i casi che gli affidano. Ma il genere sta stretto agli autori, in La vita non è un fumetto, baby, si introducono sulla scena e la dividono con il loro protagonista, partecipando alle indagini allo scopo di cercare ispirazione per i loro fumetti. Da quel momento, il genere lascerà sempre più spazio alle voci dei personaggi e al respiro delle storie. Una sorta di diario nervoso dei due argentini in cui Alack Sinner diventa strumento di scrittura. Meritoriamente, l’Editoriale Cosmo ripropone tutte le storie in tre albi da edicola di formato e prezzo popolari, nella collana, e non potrebbe essere altrimenti, I grandi maestri.

Armata Spaghetto n. 2di Aa. Vv. (Sciame Press)

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Le forze fresche del fumetto tornano a confrontarsi con la dimensione della rivista autoprodotta. Armata Spaghetto rilancia le possibilità che questa formula mette a disposizione degli autori spingendoli a giocare su più tavoli: sono autori ma anche grafici, impaginatori e copertinisti. Curano i redazionali, gli editoriali e le finte pubblicità inserite all’interno dell’albo. Le storie a fumetti presenti sulla rivista possono concatenarsi come capitoli di un racconto più lungo oppure restare autoconclusivi.

Lo spazio esiguo costringe a narrare l’essenziale, rende superflui i trucchi e avvantaggia le soluzioni. Gli autori di Sciame propongono racconti di genere legati a un contesto territoriale a loro familiare: se Maurizio Lacavalla racconta il West contemporaneo nel suo meridione di sangue, Simone Pace rievoca il fantastico contenuto nelle leggende di un tormentato Appennino. Kevin Scauri adotta toni pop per raccontare disavventure gastronomico-catastrofiche sulla linea Napoli-Bologna-Milano e Lele Sorrentino azzarda a puntate un racconto torrido ambientato al Sud. Fulminanti, infine, le pagine di Irene Coletto.

Prima di Adamodi Giacomo Nanni (Canicola)

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Piccolo e agile volume targato Canicola. Lo riguardo spesso perché mi piace molto l’operazione compiuta da Giacomo Nanni, che recupera un racconto raro e laterale di Jack London e lo traspone in immagini, riuscendo a evitare il frusto adattamento a fumetti di un testo letterario. Grazie al transfert del suo piccolo protagonista, London ci riporta indietro nel tempo, a prima di Adamo, quando anche l’umanità era giovane. Il bambino, nel sogno, ritorna ai primordi e assieme ai suoi compagni Grande Orecchio e Rapida, vive avventure che lo portano a spingersi sempre più a ritroso in un ciclo senza fine che torna ai giorni nostri come un ricordo ancestrale che risale dalle profondità durante il sonno.

Prodigiosa la tecnica di Nanni nel rendere lo scarto tra le sequenze oniriche e la realtà ricorrendo a un sistema di giustapposizione di segni che potremmo definire primitivismo tipografico.

Yuri – Asa Nisi Masa, di Igort (Coconino Press)

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Mi piacciono i cosmonauti. E Yuri è un piccolo cosmonauta. Accudito da Uba, una robo-nurse di legno, Yuri a bordo della Green Kangaroo vagola nello spazio perché vuole ritrovare la mamma. Ne segue le tracce su tutti i pianeti che visita e i mari alieni che esplora, chiede di lei a tutte creature che incontra. Poesia e visione sono il propellente del suo viaggio.

Igort ha realizzato Yuri per la Kodansha, quando la più grossa casa editrice giapponese provò a proporre alle folle sterminate di lettori nipponici il mondo di un autore che arrivava da Occidente. Igort gli ha regalato Yuri. Colpevolmente ho recuperato solo adesso questo lavoro che è stato appena ristampato dalla Coconino Press, a quattordici anni di distanza dalla prima edizione apparsa nel 2003. Yuri è una favola intensa e siderale, una storia che tiene assieme il periodo gigantista e massimalista di Igort e quello successivo, più intimo e raccolto, dei Quaderni ucraini e Giapponesi.

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