Buona parte delle strip comiche a fumetti hanno come protagonista animaletti buffi o personaggi di fantasia non realistici ma antropomorfi. Funzionano mostrando, durante i loro episodi, due o tre personaggi che interagiscono con botta e risposta surreali (o solo botte) in un contesto non ben definito, fantasioso o anche fantasy. Da Krazy Kat a Pogo, ma anche il recente Klaus. Ci sono poi Frank di Jim Woodring, Sof’ Boy di Archer Prewitt o Samuel di Tommi Musturi, che non sono strisce vere e proprie, ma delle divagazioni in formato a pagina intera sulla base tematica del surrealismo a strisce dei funny animals. Nella struttura narrativa di questi figli degli anni Novanta gioca un ruolo fondamentale l’influenza dell’animazione, nella scelta di dare continuità alle azioni solitamente autoconclusive intraprese dagli animaletti protagonisti di strisce. Perché una simile premessa per parlare di un volume come Rufolo di Fabio Tonetto? Perché i fumetti di Tonetto pongono di fronte a un interessante loop temporale (ascrivibile all’interno delle evoluzione creativa riassunta sopra) assolutamente straniante alla realtà e coinvolgente.
Leggi una storia in anteprima da Rufolo.
Tonetto costruisce fumetti che costituiscono un passo avanti nella scia appena tracciata, che va dal genere funny animals al fumetto surreale anni Novanta, e poi oltre. L’elemento che Tonetto aggiunge nelle sue storie è una sorta di tridimensionalità della pagina, figlia di una predisposizione mentale dell’autore a ragionare all’interno della plasticità cinetica del cartoon. Tonetto è anche animatore, ancor più che fumettista (come animatore già annovera partecipazioni a concorsi di rilievo). I suoi personaggi sono figure rotondeggianti, che su uno sfondo bianco, neutro, si muovono disinvolte, vanno e vengono (spesso giungono da una distanza prospettica non ben precisata), gesticolano e discutono. Inserirle in uno sfondo vuoto è chiaramente tutt’altro che un gesto di pigrizia o di, seppur rispettabile, minimalismo stilistico. Negli scenari in cui si muove il buffo Rufolo e i suoi amici, il fondale riesce a evocare nel lettore una imprevedibile profondità scenica, quasi impossibile da ottenere tracciando linee e sfondi in prospettiva. Il vuoto diventa sostanza nella pagina, una materia morbida in cui agiscono altrettanto morbidi e agili ometti che sembrano animali e non lo sono, sembrano pupazzi, e probabilmente non sono nemmeno quello.
Rufolo & Co. sono protagonisti di brevi racconti privi di legami cronologici tra loro e, a dire il vero, nemmeno legami logici. Perché di fatto il carattere surreale è l’ingrediente fondamentale nell’opera di Tonetto, un creativo affascinato da tutto ciò che è pop, osservandolo e manipolandolo fino a trasformarlo in qualcosa di nuovo e personale. Fa pensare ad artisti come Gary Panter, Atak, King Terry, nella speranza che, come loro, possa continuare a stupire esprimendosi in più e molteplici forme.
Rufolo agisce in un contesto dove non solo gli oggetti hanno contorni e funzioni diverse rispetto al nostro mondo reale, ma anche le parole possono avere funzioni e significati nuovi. Con la mente vergine di un bambino che fa recitare bambole e pupazzi senza regole e senza realismo, Tonetto fa muovere i suoi personaggi con buffa imprevedibilità, come attori di plastilina che improvvisano in un teatro dell’assurdo. Molto probabilmente, sbaglierà chi cercherà di rintracciare un senso logico nella realtà parallela di Rufolo & Co. Sbaglierà perché non ce n’è; o meglio, qui la logica è quella di un mondo che non è il nostro, inafferrabile con gli stessi parametri che danno senso a ciò che vediamo attorno a noi. Come non c’è un senso nel vedere un topo che prende a colpi di mattone un gatto, in Krazy Kat, e non ce n’è nelle mutazioni di personaggi come il Frank di Woodring; per “capire” cosa li muova basta solo cedere a una irrazionalità fiabesca. È evocare l’assurdo che fa divertire nei fumetti comici, da sempre, ignorare le ragioni della fisica tanto quanto il buonsenso più ordinario. Comprenderò anche chi non troverà divertenti le storie di Rufolo, perché alla sua follia buona bisogna anche abbandonarsi, tuffandosi in quella sua dimensione alternativa. Però mi piace immaginarmi l’autore – capace e consapevole del mezzo – che probabilmente nel frattempo si sta divertendo a scherzare col lettore, a ingannarlo benevolmente con lo stesso sorriso sornione dei suoi personaggi.
Rufolo
di Fabio Tonetto
Eris Edizioni
104 pagine, colore – 12,5€