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Nello studio di Adam Tempesta

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Adam Tempesta è un giovane fumettista e street artist torinese. Siamo entrati nel suo studio, alla vigilia dell’uscita del suo graphic novel di debutto Itero Perpetuoin libreria dal 30 agosto (QUI una nostra corposa anteprima). Ci ha tenuto a inserire anche qualche fotografia in esterna, sia un muro (mentre lui lo dipinge), che l’autore considera luogo di lavoro al pari di uno studio, che il Parco Dora, dove è cresciuto e dove spesso dipinge.

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A che progetti stai lavorando attualmente?

Attualmente sto lavorando ad una nuova graphic novel che ho già sottoposto agli Eris. Si tratta di una roba abbastanza lineare e “calma”, rispetto alla lunghezza e alla storia di Itero Perpetuo, ma a colori. Ho studiato una storia più lineare (pur sempre rimanendo nel mondo del surreale e della psichedelia) senza troppe pretese. Dovrà essere più una “passeggiata” che una “lotta” come lo è stato per Itero Perpetuo. Penso che l’esempio più calzante sia di quando esce l’album di una band violentissimo, veloce, graffiante e parecchio arrabbiato, poi esce un’album in cui la band non è più veloce e violenta ma il sound è molto più pesante e più maturo. Ecco diciamo che vorrei arrivare a quel tipo di evoluzione. Da “regazzino” incazzato a ragazzo più calmo, evolversi da sound urlato e veloce ad un sound molto potente e violento.

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Che strumenti e tecniche usi per disegnare?

Principalmente utilizzo rapidograph, bic o pennarelli indelebili per il bianco e nero e se devo colorare utilizzo una colorazione digitale o a pantoni. Adoro tantissimo anche le tecniche più “old-school” come acrilici e tempere, ma io ho avuto un’educazione più da “grafico” quindi non ho molto il modo di fare da “artista”. Avessi un mio studio mi metterei a fare un po di tele e avessi più tempo mi butterei a sperimentare cose solamente dipinte, cosa che ogni tanto mi capita di fare, ma solo su muro. Ultimamente sto anche dipingendo su foto e ritagli, ma si tratta di una tecnica mista di acrilici e pantoni che io spaccio per “pitture” perché altrimenti dovrei stare a spiegare tutta la tecnica e sinceramente non mi va, anche perché un mago non svela mai i suoi trucchi, un cuoco non da mai la sua ricetta segreta, quindi perché dovei svelare la mia tecnica?

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Hai delle abitudini da rispettare prima di metterti al lavoro?

Non ho abitudini particolari, se non quella di essere più calmo e sereno possibile. Io sinceramente odio disegnare con un peso sullo stomaco o specialmente quando sono stanco oppure ho avuto una brutta giornata. Ovviamente se dovessi attenermi a questi paletti non disegnerei mai, quindi quando disegno quello che faccio mi deve piacere. Quando disegno se il tempo passa senza che io me ne accorga, se non sento alcun campanello d’allarme che mi indica che sto facendo una cosa inutile posso andare avanti all’infinito, ma di base non ho regole. Diciamo che le mie vere abitudini sono quelle di ascoltare “me stesso”, ormai una tecnica che sto affinando sempre di più: se mentre disegno non ho strane sensazioni significa che quello che sto facendo è giusto. Come sento un minimo di incertezza in quello che faccio mi fermo, cerco di capire cosa posso togliere o migliorare e riparto.

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Quali sono per te gli autori e le opere di riferimento?

I miei autori di riferimento nel campo dei fumetti sono sicuramente Jesse Jacobs e Michael DeForge, due ragazzi canadesi che hanno un talento davvero eccezionale. Il mio preferito tra i due è Michael deForge, più che altro perché è più produttivo. Un altro autore che adoro, ma che conosco di più per riferimento all’opera, è Katsuhiro Otomo e l’opera in questione è Akira, un fumetto che nessuno riuscirà mai ad eguagliare. Come cartoon di riferimento di sicuro ci sono Adventure Time e Regular Show che sono delle robe geniali e divertenti. Di questi cartoni adoro specialmente il modo in cui viene sintetizzata la realtà, i personaggi, i colori e gli ambienti. Un altro autore che devo menzionare è Jim Woodring, con ambienti e atmosfere che sognavo ad occhi aperti da bambino piccolo, e che poi me li sono ritrovati sul Frank Book. Poi ci sono un sacco di film: horror (quelli che fanno davvero paura, robe senza “jumpscares” o tamarrate varie, horror che ti mettono i brividi addosso ancora prima che inizino a vedersi le cose brutte), thriller, splatter e film d’autore. Poi io comunque leggo qualsiasi libro o fumetto a cui riesco a mettere mano, quindi adesso sto spiegando i riferimenti più nitidi. Nel mondo “non disegnato” i miei punti di riferimento è il Metallo. La musica per me è come un libro mentale e le sue vibrazioni mi arrivano direttamente al cuore e mandano i giusti stimoli che servono per la mia arte e la mia vita.

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Nello studio tieni un oggetto a cui sei particolarmente affezionato?

Sulla scrivania non tengo nessun oggetto in particolare, ma quando mi capita di dipingere mi trovo sempre un pupazzo giallo che avevo fatto un sacco di tempo fa con la gommapiuma e le bombolette spray, che io tengo di proposito perché la storia con quel pupazzo è molto strana. Non ricordo il motivo preciso del “perché” lo avessi creato, ma appena fatto mi ricordo che il risultato era troppo lontano da quello che avevo sperato, così lo odiato a morte e ho pensato di distruggerlo, o comunque buttarlo via. Poi all’ultimo ci ho ripensato, in qualche modo l’idea di buttarlo mi dava una sensazione di enorme dispiacere, così per rimediare al quasi omicidio del mio strano amico ho promesso che non lo avrei più odiato, quindi adesso ogni volta che prendo lo scatolone della pittura lui è sempre in mezzo al cazzo, ma io li voglio bene o stesso.

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