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Il problema di Tarzan è che non suda, come Superman

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John Clayton, conte di Greystoke, è meglio conosciuto dalle cronache popolari come Tarzan, il signore degli scimmie e poi di quasi tutti gli altri animali africani. Tarzan è uno degli eroi più iconoci del nostro tempo, nato dalla penna di uno degli autori che adoro, cioè Edgar Rice Burroughs, e uno dei maggiori problemi dell’industria dell’intrattenimento moderno.

Tarzan, in un dipinto di Frank Frazetta
Tarzan, in un dipinto di Frank Frazetta

Tarzan ha un fratello maggiore, John Carter, che vive su Marte con la moglie (marziana) e i vari figli. John Carter è nato con la pubblicazione a puntate del romanzo Sotto le lune di Marte nel 1912, e pochi mesi dopo l’editore ha iniziato la serializzazione anche dell’altro grande ciclo legato all’uomo-scimmia, cioè Tarzan delle scimmie. Il fratello maggiore John Carter è un uomo di notevoli qualità sbattuto da una sorta di magia/tecnologia su Marte, dove si scopre che la ridotta gravità ne amplifica enormemente la già notevole forza fisica. Il fratello minore Tarzan è figlio di una coppia di nobili inglesi dispersi in Africa ed è stato allevato dalle scimmie, per questo ha una forza fisica superiore a quella degli esseri umani “civili” o anche selvaggi (come le tribù africane confinanti).

Negli originali di Edgar Rice Burroughs entrambi i personaggi sono tipicamente superumani: di John Carter abbiamo una spiegazione pseudo-scientifica, di lord Greystoke una spiegazione “naturistica”, se mi passate il termine. Entrambi sono uomini molto belli dal carattere di ferro, fieri e virili, fisicamente perfetti o quasi. Sono stati fondamentali per definire il carattere e l’aspetto ad esempio di Superman e risentono dell’incontro di due culture: quella dell’eroe romantico (e del selvaggio superiore al civilizzato perché più schietto e diretto) e quella del culturista, che è un movimento igienista e di culto della forma fisica e dello sviluppo muscolare che nasce in forma compiuta negli Stati Uniti all’inizio del Novecento ma ha radici con la Russia imperiale e con la Germania che poi diventerà nazista (e in parte anche con l’Italia superominista e poi fascista).

tarzan hogart
Una tavola del Tarzan disegnato da Burne Hogart negli anni Trenta

Poche idee confuse per dire che Tarzan non è tutt’altro che privo di collegamenti con la cultura circostante. Però vive di problemi simili a quelli di Superman, con il quale condivide un potere assoluto che costringe i suoi avversari ad aggredirlo alle spalle o quantomeno in modo indiretto. Si tratta di problemi narrativi: come gestire un personaggio di questo genere? Nato per di più in un’era in cui Burroughs aveva lavorato duramente per portare fuori gli aspetti più elementari e polari della personalità umana: il buono-buono e il cattivo-cattivo?

John Carter di Marte ci ha provato pochi anni fa con un film che per la prima volta dopo tantissimo tempo doveva rendere conto all’eroe che forse è più invecchiato tra i tre. È andata male. I teorici della cospirazione sostengono che sia stato così perché il cambio al vertice di Disney (produttrice del film) ha portato a nuovi assetti nei quali i nuovi vertici volevano sostanzialmente far fuori il lavoro ancora in sospeso dei vecchi. Sia quel che sia il film io l’ho visto quando è uscito, negli USA, ed è un gran film che ha lo stesso difetto del Dune di David Lynch: troppa carne al fuoco e un immaginario barocco e un po’ ridondante.

Superman ha vissuto varie stagioni e fra i tre eroi è sia quello più genuinamente americano che quello moderno e i cui modelli narrativi sono stati lentamente sagomati, albo dopo albo, per rientrare dentro forme di narrazione più vicine ai nostri giorni cioè agli stili contemporanei. Nonostante questo, rispetto alla pletora di eroi Marvel, dall’Uomo Ragno a Wolverine in giù, è un blocco di ghiaccio che soffre di questo micidiale complesso dell’essere un dio alieno invincibile, che è anche la base dell’attuale reboot. Due film, uno strano e uno micidiale: Batman v Superman è quasi doloroso per quante occasioni spreca e per come devasta una buona storia lasciandoci in preda a convulsioni post-11 settembre. E tutto questo fondamentalmente perché il pezzo di ghiaccio-Superman sostanzialmente non suda e può far tutto senza sforzo.

Veniamo al nostro amico Tarzan e al suo reboot. Ennesimo reboot di quest’ultimo periodo in cui sembra che un onesto sequel riesca a farlo solo Marvel. La leggenda di Tarzan dicevamo è un filmone diretto da David Yates, quello dietro a quattro Harry Potter. Tarzan lo fa l’attore e culturista svedese Alexander Skarsgård (True Blood), Jane invece è l’australiana Margot Robbie (debutto con la sfortunata serie tv Pan Am, principale ruolo in Il lupo di Wall Street), il cattivo è l’austriaco Christoph Waltz (una tonnellata di cose) e la spalla è l’americano Samuel L. Jackson (Pulp Fiction e poi infinite altre cose).

Il cast non è poi così stellare, e Jackson è un problema perché è un volto troppo universalmente caratterizzato (oltre a interpretare un personaggio a mio avviso inutile) e sposta il baricentro del film. Ma a parte questo, il vero problema è un altro. Tarzan è un filmone, con una regia ineccepibile, notevoli effetti, e tempi drammaticamente lunghi, come se ci fossero tre o quattro cose da tenere dentro che bisognava diluire in infiniti bla-bla per uscirne fuori. Ma la cosa spiazzante è un’altra.

Capisco che bisognava fare il reboot di Tarzan, capisco che il personaggio superumano è difficile da trattare perché Tarzan sostanzialmente è Superman che non vola, ma fa il mazzo a qualsiasi cosa incontri, dalla tigre alle bande di bracconieri. Capisco tutto. Però rifare un Tarzan “realistico”, con i limiti di un vero essere umano allevato dalle scimmie ma pur sempre una persona “normale” (ammesso che abbia senso anche solo pensarla una cosa così) secondo me è un errore mortale.

tarzan 2016 recensione
Una scena dal nuovo film

Tarzan non ha una epica (il film è semplicemente il rimbombo della leggenda di Tarzan, che i neri buoni si raccontano attorno al fuoco mentre i bianchi cattivi tramano alle loro spalle per avidità e malvagità) e non ha veri conflitti. Gli animali sono animali, pure un po’ stupidi, e quando poi serve che facciano le cose “per” Tarzan non si capisce neanche perché dovrebbero, dato che in altre occasioni gli menano duro e praticamente lo stroncano.

Ecco, da questo punto di vista Tarzan ha una qualità sovrumana: incassa come nessun essere umano potrebbe. Mazzate, pallottole, legnate di gorilla, voli di dieci metri, lance infilate nei reni. Niente, si rigira, soffre, si appiccia due formiche giganti sulla ferita (che mordicchiando fanno da punto di sutura e se poi le mangi sanno anche di bacon) e riparte più arrabbiato di prima. La macchina meno efficiente della storia dei supereroiPeccato perché Skarsgård ha il fisico adatto, potente ma non esagerato (perlomeno, visto al cinema: mi sa che di persona è un gigante) e l’espressione da idiota che rende caratteristico qualsiasi Tarzan che si rispetti.

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Tarzan interpretato da Christopher Lambert

L’unica eccezione nella lunghissima teoria di film (oltre ai 24 romanzi originali, i fumetti, i telefilm e tutto il resto) è il Tarzan interpretato da Christopher Lambert (Greystoke – La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie, 1984), attore francese con fisico certamente non esuberante e affetto da una intensa miopia unita a un sorriso sgangherato che gli dava uno sguardo sinistramente penetrante perché assolutamente fuori fuoco.

Alla fine il Tarzan di Yates è un Tarzan troppo umano per essere davvero un momento di sano escapismo nel fantastico, e al tempo stesso troppo poco umano per generare empatia e farci palpitare per lui. Se però il biglietto ve lo regalano potete anche andarlo a vedere.

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*Antonio Dini, giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Ha un blog dal 2002: Il posto di Antonio.

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