Per la rubrica Lo scaffale di…, a commentarci le sue letture più recenti, questa settimana ospitiamo Davide Barzi, sceneggiatore in Sergio Bonelli Editore di Nathan Never, in ReNoir di Don Camillo e del libro appena uscito Giacinto Facchetti, il rumore non fa gol (BeccoGiallo, scritto insieme a Paolo Maggioni e disegnato da Davide Castelluccio; QUI la nostra recensione). Barzi è anche candidato alla prossima edizione del Premio Boscarato.
Prima di partire con le sue scelte, Barzi ci ha tenuto a fare una veloce premessa: «Allora, lo scaffale in questo momento si trova in spiaggia, quindi mi scuso se tra le pagine troverete un po’ di sabbia. L’unico criterio che mi sono dato è di non mettere lavori di amici, perché se no l’elenco sarebbe stato lunghissimo e al contempo alto il rischio che la stima professionale che nutro verso queste venisse scambiata per una pacca sulla spalla un po’ da parrocchietta. Quindi, brutalmente, seguono solo segnalazioni di lavori realizzati da persone che non conosco. Il che spiega anche un po’ l’esterofilia della lista, dove c’è un solo titolo italiano. Giusto per dire che leggo tantissimo fumetto italiano, eh!»
Ms. Marvel – Fuori dalla norma, di G. Willow Wilson e Adrian Alphona (Panini Comics)
Per carità, non che i premi siano automaticamente una certificazione della qualità di un lavoro, ma il fatto che questo sia il primo fumetto Marvel a vincere come miglior serie 2016 al festival di Angoulême qualcosa già dice.
Per carità (2), sono cresciuto a pane e supereroi, quindi non ho bisogno del bollino di un grande festival in copertina per portare un volume in spiaggia senza vergogna. Anche perché i vicini di ombrellone mi guardavano male comunque. Loro cercavano di convincere il nipote di quattro anni che quello che avrebbe trovato a tavola a pranzo sarebbe stato «buono come quello che hai mangiato ieri all’happy hour».
Io leggevo una deliziosa storia di una supereroina mutaforma sedicenne che vive in una famiglia musulmana, una vicenda splendidamente orchestrata da una scrittrice islamica che attraverso una storia lieve e divertente mi ha spiegato due/tre cose sulla sua religione al di fuori degli schematismi e dei preconcetti.
Loro facevano educazione alimentare attraverso la movida.
Ma, per citare Jannacci, «el pistola s’eri mi».
L’uomo che uccise Lucky Luke, di Matthieu Bohnomme (Nona Arte)
A proposito di pistola (ma qui al femminile)…
Mi piace definire Bohnomme “giovane autore”, visto che ha un anno meno di me. Quindi viva noi giovani. In realtà è già un maestro assoluto e se non avete letto Texas Cowboys mi spiace per voi. Recuperate i due volumi pubblicati da ReNoir Comics e poi metteteci di fianco questo nuova perla di Bonhomme, stavolta anche in veste di sceneggiatore (mentre Texas Cowboys è scritto dal pluripremiato Lewis Trondheim). E spero per voi che non abbiate lo stesso problema mio con L’uomo che uccise Lucky Luke, un problema che in passato avevo vissuto con un’altra rilettura d’autore di un monumento western (attenzione, segue paragone scomodo), il Texone di Magnus.
In che senso? Nessun parallelo stilistico, Bonhomme e Raviola sono due fenomeni, ma lontanissimi per approccio al disegno. No, nel senso che ogni singola vignetta è talmente perfetta, ragionata, entusiasmante, meritevole di approfondimento che la lettura passa totalmente in secondo piano a fronte di uno stupore continuo e un desiderio di analisi di ogni inquadratura. A mia parziale discolpa, per proteggere la mia famiglia dalle orde di magnusiani con il forcone che mi aspettano fuori dall’albergo, dichiaro la mia comprovata fede magnusiana pluridecennale, ma so che non servirà a ottenere il perdono.
Sputa tre volte, di Davide Reviati (Coconino Press)
Proseguo sulla strada dei paralleli arditi e aumento in parallelo il numero di forconi fuori da casa nostra (tanto noi siamo in spiaggia).
Pier Paolo Pasolini. Pier Vittorio Tondelli. Verrebbe automatico ribattezzare l’autore di Sputa tre volte come Pier Davide Reviati, per quell’approccio realistico crudo e crudele, per la capacità di raccontare periferie e province arrivando all’universale. Pier Andrea Pazienza, per rimanere nel linguaggio scelto da Reviati. E per continuare con paralleli arditi per cui i fan mi odieranno. Le storie non si comprano a chili, ma le seicento pagine di questo libro danno un senso di sazietà, di ricchezza, di un’analisi che ha scandagliato ogni anfratto possibile della vicenda restituendocelo in maniera vivace.
Ma niente che mi faccia riconquistare la stima dei vicini d’ombrellone, anzi! I libri troppo voluminosi rendono sospettosi…
Doctor Strange nn. 1-2, di Jason Aaron e Chris Bachalo (Panini Comics)
Tra le cose più divertenti che potete trovare in edicola ora. Se qualcuno temeva che il Marvel Cinematic Universe potesse limitare la creatività degli autori impegnati sulle serie a fumetti costringendoli ad avvicinarli alla versione cinematografica dei personaggi, direi che il ciclone “All-New, All-Different Marvel Universe” ci tranquillizza dicendoci l’esatto contrario: le tavole dei comics continuano a essere terreno di sperimentazione per storie che poi possono eventualmente arrivare sul grande schermo, confermando quindi la primazia creativa della carta sul cinema.
E se i teaser trailer del film sul Mago Supremo sembra presentarci un film mediamente più cupo e serioso delle “commedie in costume” che sembrano essere il mood imperante della Marvel al cinema, la nuova serie regolare del personaggio creato da Stan Lee e Steve Ditko è un fuoco di fila di gag lisergico-slapstick, dialoghi da applausi di un Jason Aaron in forma smagliante e l’abituale clamoroso genio incontrollabile di Chris Bachalo.
Consigliatissimo. Peccato per la copertina del terzo numero, bella ma sin troppo normale dopo due deliri iconoclasti di Bachalo.
Saga, di Brian K. Vaughan e Fiona Staples (Bao Publishing)
«Ogni genitore dovrebbe leggere questo fumetto», dice una delle frasi di lancio dietro uno dei cinque volumi usciti sinora. Quindi l’ho fatto soprattutto per mia figlia Ada, via. Una figlia è un alibi perfetto per numerosi acquisti. E, siccome dal sito vedo annunciato come imminente il volume 6 di questo gioiello di serie, mi faccio volentieri un ripassino.
Lo proporrei anche alla zia del bambino dell’happy hour, ma penso che preferisca l’apericena…