La tendenza a capitalizzare mode e fenomeni è parte integrante dell’industria del fumetto mainstream: una capillare osmosi tra archetipi universali ed evanescenti tendenze. In tutto ciò, vi è una fondamentale e positiva fonte di arricchimento del fumetto supereroistico, che pur legato a strutture di genere si feconda attraverso il movimento di adesione al presente. Tuttavia, la sopravvivenza del genere è quasi sempre una forma di “ritorno all’origine” attraverso il cambiamento.
La storia recente di Marvel Comics è caso emblematico, cartina tornasole del movimento di “rinnovamento reazionario” del fumetto supereroistico. Negli ultimi anni – per farla molto breve – l’idea-guida della politica editoriale della Marvel è quella di sfrondare la complessa narrazione stratificatasi nei decenni, permettendo un accesso preferenziale alle grandi narrazioni, interpretando il mito originario attraverso la focalizzazione su minoranze etniche e sociali: non più un’eroe w.a.s.p., ma un pantheon supereroistico vario, multietnico e ammiccante anche al proliferare di discorsi gender. La folgorante intuizione di Stan Lee amplificata sino all’eccesso: tutti possono e devono immedesimarsi con un prodotto di massa.
La casa editrice, comunque, non è nuova processi di clonazione e modificazione genetica. Seconda metà degli anni Settanta: è un periodo di tormentato fervore per la Casa delle Idee, un periodo di transizione tra la gestione di Roy Thomas e quella di Jim Shooter. Un assistente di Len Wein racconterà che: «potevi entrare in ufficio un giorno e scoprire che i trenta albi che avevi supervisionato la settimana precedente erano stati tutti cancellati, anche se nessuno di loro era stato ancora pubblicato, sostituiti da altri trenta su cui dovevi metterti immediatamente al lavoro.».
In quel momento storico succedeva tutto all’improvviso. Svanito l’interesse per i film di arti marziali, anche il povero Iron Fist dovette soccombere dopo appena due anni di vita editoriale, perfino dopo la gestione stellare di Claremont e Byrne: una coppia che di lì a poco avrebbe fatto faville sulle pagine degli X-Men. Nonostante la chiusura, Claremont non abbandonerà il personaggio, e prima sulle pagine di Marvel Team Up poi sulla testata dedicata a Power Man, cercherà di far quadrare il cerchio, portando a compimento le trame irrisolte e ponendo le basi di uno dei più duraturi sodalizi in casa Marvel, quello tra l’accolito della cittadella mistica di K’un-Lun e l’eroe a pagamento Luke Cage.
Il generoso volume di quasi 500 pagine edito da Panini Comics raccoglie le storie serializzate sulla testata condivisa tra il 1977 e il 1981, oltre al piacevole numero di Marvel Team Up e ad una manciata di numeri di Power Man.
Al di là della bontà dei fumetti a firma di Chris Claremont e Mary Jo Duffy, che oggi risultano una piacevole lettura vintage, il volume è un interessante esempio della capacità di Marvel Comics di ri-utilizzare eroi ed idee dopo che le mode estemporanee hanno fatto il loro corso. Soprattutto, la scrittura di Jo Duffy – ironica e leggera – amplifica le possibilità insite nei personaggi, strappandoli al loro contesto genetico. Attraverso un’interazione quasi alchemica tra gli opposti, crea un convulso meccanismo narrativo in cui i generi più disparati – dal giallo al rosa, dal supereroismo tout court all’umorismo – si mescolano senza soluzione di continuità.
Power Man & Iron Fist è un importante documento della creatività di Marvel Comics, capace di fondere due immaginari ultra-pop come quello derivante dalle pellicole di arti marziali e quello blaxploitation, per rilanciare due personaggi nati dalla moda del momento. Perché se Iron Fist aveva chiuso, anche Luke Cage non se la passava bene. Svaniti i fasti di film come Shaft o Superfly, l’eroe rischiava la sua pellaccia d’acciaio, resistente a tutto ma non ai tagli editoriali.
Negli anni Settanta, l’idea di far convergere due mondi residuali è stata un’intuizione creativa di rara fortuna, che ha permesso ai due personaggi – tutto sommato marginali – di sopravvivere fino ad oggi e, ancora una volta, di aggiornasi in versioni più crude e adulte, sino a renderli protagonisti d’imminenti serie televisive di probabile successo sugli schermi dell’emittente Netflix.
Marvel Omnibus: Power Man & Iron Fist
di Aa.Vv.
Panini Comics 2016
496 pagine, 49,00 €