Ora che Frank Miller sembra essere di nuovo interessato ai fumetti, DC Comics è intenzionata a sfruttare il più possibile l’universo alternativo creato nel 1986 con Il ritorno del Cavaliere Oscuro, così, dopo la miniserie DKIII – The Master Race (o Razza suprema, secondo il titolo scelto da Lion Comics per l’edizione italiana), arriva anche uno speciale prequel intitolato The Dark Knight Returns: The Last Crusade, sempre sceneggiato da Brian Azzarello a partire dalle idee di Miller. La specialità di questo albo non sta solo nel fatto di raccontare alcuni dei retroscena della miniserie capolavoro originaria – risolvendo misteri trentennali –, ma anche nel presentare una nuova collaborazione tra Miller e il disegnatore John Romita Jr., 23 anni dopo Devil: L’uomo senza paura.
Considerando quanta fatica ci sta mettendo The Master Race per ingranare e che nel suo stint in DC Comics Romita Jr. ha finora convinto poco, mi sono avvicinato a The Last Crusade con un po’ di scetticismo. Sono bastate però poche pagine per dissipare molti dei dubbi con cui avevo approcciato la lettura.
L’inizio è molto milleriano: i media opprimenti che discutono il ruolo di Batman, un Cavaliere Oscuro ancora attivo ma molto affaticato, il Joker psicotico e carismatico più che mai, la griglia fitta e regolare delle pagine. E, soprattutto, rispetto a The Master Race, la trama è molto serrata e niente affatto diluita, nonché molto più asciutta e priva di esagerazioni stilistiche o narrative. The Last Crusade è una storia piena d’azione non fine a se stessa ma utilizzata per approfondire le spigolature psicologiche dei protagonisti, presentati su due piani narrativi paralleli tra loro: da una parte Batman alle prese con i dubbi sul proprio ruolo (che, come sappiamo già, porteranno al “pensionamento”); dall’altra il Joker, pronto a scatenarsi su Gotham City e a colpire il Cavaliere Oscuro.
In modo speculare, Batman si trova ad avere a che fare con l’umanità che trasuda dalle forti personalità di Alfred e Selina Kyle (non più Catwoman), che si riflettono su di lui e ne alimentano i dubbi, mentre il Joker si ritrova attorniato da individui senza forza di volontà, facili da manipolare e utili per aiutarlo a costruire delle certezze.
Nel mezzo di questa battaglia a distanza, l’ambigua e tormentata figura di Robin/Jason Todd, che sfugge al controllo dell’Uomo Pipistrello per andare incontro a un destino per mano del Joker già scritto, ma che viene evocato senza essere mostrato, per evitare inutili didascalismi. E gran parte del fascino della storia poi risiede nel “non detto” che resta in sospeso tra la fine di questa storia e l’inizio di Il ritorno del Cavaliere Oscuro. L’immaginazione del lettore è dunque chiamata a colmare (con molta facilità) il buco, al termine di un finale che per un attimo lascia spaesati – per la mancata compiutezza della storia in sé, interrotta proprio al climax – ma che si rivela invece un punto di forza: The Last Crusade non vuole stravolgere nulla, ma solo prestarsi come gradito complemento di qualcosa – la storia originaria – che risulta e risulterà sempre intoccabile, nonostante tutto quello che DC Comics possa avere in progetto.
In parallelo, The Last Crusade si presenta comunque come anticipatore di quel che potremmo vedere nelle prossime proposte legate a questa realtà alternativa, presentando versioni più oscure di due classici avversari di Batman come Killer Croc e Poison Ivy. Nella raffigurazione del primo, in particolare, emerge il modo in cui Azzarello ha cercato di sfumare gli aspetti grotteschi dello stile di Miller, che oggi potrebbero sembrare datati e pacchiani: Croc risulta quindi meno mostruoso, ma forse proprio per questo fa più paura che mai, nel suo inedito unire forza bruta e raziocinio.
Da parte sua, Romita Jr. ha abbandonato la sciatta sintesi grafica degli ultimi lavori (soprattutto su Superman), fornendo una prova consistente e all’altezza della sua fama. Probabilmente, l’ottimo risultato di “Romitino” (il migliore forse dell’ultimo decennio) dipende anche dall’assenza di strette scadenze mensili, ma a esso ha di certo contribuito in modo decisivo il lavoro di inchiostrazione e colorazione realizzato da Peter Steigerweild, che cita Klaus Janson e Lynn Varley nel fitto tratteggio e nelle cupe tonalità delle pagine. Batman e Joker sono personaggi con un forte vissuto che emerge dalle loro espressioni e dalla loro gestualità, e che si inseriscono a metà strada tra le versioni classiche e quelle rielaborate da Miller, mostrando però al tempo stesso un’identità moderna, a partire dal design molto curato.
Sarebbe bello se i prossimi spin-off di Il ritorno del Cavaliere Oscuro avessero lo stesso tenore di questo, che nel suo piccolo – per qualità e senso di esistere – rappresenta un vero evento. Per certi versi, potrebbe essere più interessante indagare tra le pieghe di quanto già esistente, piuttosto che creare qualcosa di nuovo ma che si limiti a scimmiottare il passato. A giudicare da The Master Race – che sembra più una vetrina di presentazione o riproposizione di nuovi e vecchi personaggi – l’idea è invece che DC Comics voglia puntare su una quantità fine a se stessa di proposte.
Il Cavaliere Oscuro: L’ultima Crociata (DC Multiverse #19)
di Frank Miller, Brian Azzarello e John Romita Jr.
Traduzione di Leonardo Rizzi
Lion Comics, 2016
72 pagine a colori, 3,95 €