Nel corso degli anni Novanta, Dylan Dog raggiunse un successo epocale, con un picco di vendite che nel 1993 toccò circa 600mila copie al mese (per la sola serie inedita). La sua originale personalità, la qualità nella scrittura del creatore Tiziano Sclavi e il talento dello staff di disegnatori (da Angelo Stano a Corrado Roi, passando per Carlo Ambrosini, Piero Dall’Agnol, Giampiero Casertano, Bruno Brindisi, Nicola Mari e guest come Attilio Micheluzzi), ne fecero una delle serie che maggiormente contribuì al superamento delle rigide barriere tra fumetto popolare e ‘d’autore’.
Oggi Dylan Dog sta continuando la sua corsa sotto la direzione di Roberto Recchioni, che negli ultimi anni ha apportato cambiamenti significativi alla serie. Dopo il ciclo di storie della “Meteora” e il giro di boa del celebrativo numero 400, ora il personaggio è entrato in una nuova dimensione, con una prima minisaga in 6 numeri intitolata “666”.
In quanto leader di mercato, cult generazionale e fenomeno ‘di costume’, negli anni Novanta su Dylan Dog si scrisse e si disse moltissimo: articoli di stampa, tesi di laurea, servizi televisivi, saggi, interventi critici. Quell’exploit ebbe infatti una rilevanza che oggi vale la pena ricordare – soprattutto a chi venticinque anni fa ancora non c’era, o era troppo giovane – attraverso una selezione di articoli d’epoca, apparsi sulla stampa nazionale, che siamo andati a rivedere (grazie al supporto dell’Archivio di Sergio Bonelli Editore). Con un po’ di nostalgia, e un bella dose di buoni auspici.
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