See my life in a comic
Like the way they did the Bible
With the bubbles and action
The little details in color
New Killer Star da Reality (2003)
Sono passati quattro anni dalla morte di David Bowiw. Con un coup de théâtre, il musicista inglese uscì dalle scene due giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno e l’uscita di ★, venticinquesimo e ultimo disco di una carriera stellare. La data è stata ricordata con un numero commemorativo di Linus, ma c’è anche chi ha fatto di più, dedicandogli un intero fumetto: Bowie, pubblicato in Italia da Panini Comics, uno dei più sentiti omaggi a fumetti mai prodotti.
Con la sceneggiatura di Steve Horton e i colori di Laura Allred, dopo vari tentennamenti e il non velato tributo di Red Rocket 7, Michael Allred ha finalmente dato corpo a un’ossessione che lo accompagnava fin dall’infanzia. Red Rocket 7 era servito ad Allred per sublimare la passione per Bowie con una serie sci-fi nostalgica e post-moderna, in cui la trama era un pretesto per raccontare una finta storia del rock dal punto di vista di un alieno umanoide caduto sulla terra.
Ma ad Allred non bastava, e così, con la collaborazione di Horton, il creatore di Madman e disegnatore I-Zombie, iZombie e Silver Surfer ha realizzato una minuziosa biografia che si concentra su un periodo peculiare della vita di Bowie. Quei famosi cinque anni che cambiarono per sempre la sua vita trasformando un musicista di talento che stentava a decollare in una rock star planetaria. La scelta non è peregrina: l’esilio auto-imposto e una gestione adulta e sicuramente lontana dall’impatto mediatico rendono quegli anni il periodo più divertente da raccontare.
Già nel 2012 il fumettista tunisino Nejib aveva confezionato una deliziosa opera biografica su Bowie, con un stile grafico e minimalista fatto di vignette scontornate e soluzioni psichedeliche per raccontare la nascita di Ziggy Stardust. Tutto dal punto di vista di Haddon Hall, la magione che aveva ospitato il musicista e il suo entourage nei tardi anni Sessanta. Prima di Nejib, opere biografiche erano state pubblicate da autori underground con risultati non entusiasmanti. Da ricordare, forse, il racconto Glam Rock di Paul Pope.
Tutto ciò è abbastanza strano, visto l’enorme appeal fumettistico delle varie incarnazioni del musicista e la passione che lo stesso Bowie nutriva per il fumetto. Infatti, le sue opere sono disseminate di allusioni alla nona arte, e la sua creatura più famosa è figlia dell’immaginario sci-fi anni Cinquanta così come del fumetto supereroistico. Paul Trynka, nella sua monumentale biografia dedicata al musicista britannico, parla di una passione infantile che negli anni non si era mai spenta: vi è una traccia visibile nella lista dei 100 libri stilata da Bowie, in cui fanno bella mostra riviste a fumetti come Beano o Viz, ma soprattutto la rivista Raw diretta da Art Spiegelman e Francoise Mouly.
Soprattutto, però, il linguaggio dei fumetti faceva capolino in maniera evidente nei dischi del duca bianco, a partire dalla copertina dell’edizione americana di The Man Who Sold the World al doppio album Images 1966-1967, passando per l’iconica copertina di Diamond Dogs a firma di Guy Peellaert, che Bowie aveva conosciuto grazie a Rock Dreams.
In Bowie trovano spazio gli anni dell’anonimato vissuti al fianco di personaggi come Marc Bolan dei T.Rex e Steve Marriot deglii Small Faces. Horton e Allred tratteggiano lo smarrimento del giovane cantautore alla prese con un mondo in costante cambiamento, gli incontri che gli cambieranno la vita: da Tony Visconti ad Angie Barnett, da Mick Ronson a Iggy Pop, passando per Lou Reed, Warhol, Kemp eccetera. Tutto scorre velocemente nella swinging London e nella New York acida dei Velvet Underground, sino alla nascita mistica di Ziggy Stardust.
È proprio la controparte glam e acida di Bowie a monopolizzare le attenzioni di Allred, che in una delle sequenze più psichedeliche cita apertamente lo Steve Ditko di Dottor Strange (a sua volta immortalato nella copertina di A Saucerful of Secrets dei Pink Floyd). Mike e Laura Allred si prodigano nella filologica ricostruzione dell’ascesa e della caduta di Ziggy Stardust e dei suoi Spiders From Mars, ritraendo i costumi di scena con attenzione certosina e caricando di enfasi le performance e gli incontri più importanti.
La storica esibizione a Top of the Pops del 5 Luglio del 1972 è uno di quei momenti in cui lo Zeitgeist decide di incarnarsi nella pelle di un singolo uomo: la fantasmagoria aliena e transumana di Ziggy esplode nelle case del popolo britannico in un carosello technicolor, ed è solo l’inizio. Decine di musicisti della scena wave diranno che quella performance è stata fondamentale per spingerli a intraprendere una carriera musicale. Tutto si snoda in questa maniera anfetaminica sino alla morte di Ziggy Stardust e alla nascita di Halloween Jack, un altro degli alter ego di Bowie.
Il pregio principale di questo libro è nella capacità di cogliere ogni particolare e di ricostruire con piglio filologico ambienti e situazioni, con un’attenzione quasi maniacale. Nel contempo, però, questo è anche il peggior difetto: la dimensione documentaristica mostra un Bowie stretto nella logica di mercato, autoreferenziale e narcisista, e pagina dopo pagina lo sentiamo svanire dietro la potenza iconografica delle sue maschere.
Alla poesia casalinga e alla distanza minimalista di Nèjib, Allred ha preferito la muscolarità virtuosa del dettaglio. Nelle pin-up di Allred si avverte l’horror vacui, il timore di perdere l’occasione di una vita, di non riuscire a rendere un degno tributo al proprio mito. Allred dunque ha colto la fantasmagoria, ma ha mancato il bersaglio. La sua vita a fumetti di Bowie è poco più che un simulacro, che non sa mostrare tutti gli angoli di un immenso edificio.
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