Silver Surfer: Nero, di Donny Cates e Tradd Moore (Panini Comics)
Silver Surfer: Nero è il nuovo tassello dell’enorme arazzo cosmico tessuto dal sempre più lanciato Donnie Cates, il nuovo scrittore di punta di Marvel Comics. Lo sceneggiatore riprende l’araldo di Jack Kirby e lo riporta alle origini, in una miniserie sospesa tra il fantasy e i monologhi interiori di Stan Lee.
Tradd Moore (con i colori di Dave Stewart) interpreta il personaggio calandolo in un contesto che pesca a piene mani dalla psichedelia e dalla grafica in voga tra gli anni Sessanta e Settanta. Il risultato è un fumetto ricco di particolari e di tavole potentissime, dove risulta evidente la volontà del disegnatore di inserire quante più trovate a effetto possibili.
La chiarezza del tratto – fatto di linee definite e molto plastiche – è quella che ci accompagna dal suo esordio su The Strange Talent of Luther Strode, ma qui si viaggia spesso a un passo dal kitsch, con ingredienti che si aggiungono a un piatto già ricco a livello di struttura.
Ecco quindi oltre cento pagine di spadoni a due mani, draghi cosmici, effetti lava lamp e deformazioni di ogni tipo. Una generosità che va a compensare una sceneggiatura minimale, tutta imperniata attorno a tre personaggi e al loro rincorrersi nel vuoto del cosmo siderale. Silver Surfer: Nero è un fumetto che non teme di peccare per eccesso e che prende con decisione le distanze dall’ultima interpretazione memorabile del personaggio a firma di Mike Allred e Dan Slott.
Gli sprecati, di Michelangelo Setola (Canicola Edizioni)
Il ritorno di Michelangelo Setola (Dormire nel fango), una delle figure cardine del collettivo Canicola fin dalle sue origini, è un racconto breve (ma di grande formato), che ha offerto all’autore la possibilità di mostrare al meglio il suo virtuosismo nel disegno e la sua cifra visionaria.
Gli sprecati è una storia dai toni cupi e inquietanti, che segue un gruppo di lavoratori e la loro rivolta in una struttura industriale imponente e decadente, all’interno di un contesto quasi post-apocalittico. Setola scaraventa il lettore in ambienti perversi, dai contorni disorientanti, che possono ricordare il sud d’Italia ma anche la desolazione dei villaggi industriali cinesi.
Il percorso che affrontano i lavoratori, con i loro volti e corpi segnati, è una allegoria dei nostri tempi, di chi migra e di chi si presta a condizioni di lavoro degradanti. Bestie mandate al macello che spesso, nelle fumose pagine in grafite, si mescolano a bestie vere, mentre il macello in cui trovano la loro fine è quello di una fabbrica che non potrà far a meno di inghiottirli con tutta la sua brutale inerzia.
Qui ci sono alcune pagine in anteprima.
Mela meccanica, di Osamu Tezuka (J-Pop)
A cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta il fumetto giapponese fu sconvolto dall’arrivo della rivista Garo, un magazine indipendente che conteneva manga gekiga e portava avanti le ideologie della controcultura dell’epoca. Perfino Osamu Tezuka, il “padre” del manga, finì per rimanerne influenzato (dopo primi dissensi con gli autori esponenti del gekiga). Travolto da quel nuovo modo di fare manga, fondò una rivista intitolata Com, dedicata a storie dalle tematiche mature.
Mela Meccanica raccoglie fumetti prodotti da Tezuka tra il 1968 e il 1973 proprio per Com, storie brevi dai generi più disparati, dalla fantascienza al mistery, toccando anche l’erotismo. Qui non trovano spazio le soluzioni comiche e le gag tipiche dei manga più noti di Tezuka, e le tavole mettono in mostra un disegno dettagliato e realistico.
Queste storie brevi si inseriscono nello stesso solco di manga come MW, Kirihito, Diletta o Gringo, ovvero i lavori di Tezuka indirizzati a un pubblico adulto, ma offrono un ulteriore approfondimento sull’opera di un autore eclettico e prolifico come pochi altri.
Horror, di Alfredo Castelli e altri (Nona Arte)
Horror era una rivista pubblicata da Gino Sansoni tra il 1969 e il 1972, dedicata soprattutto – come si evince dal titolo – a fumetti, cinema e letteratura dell’orrore, contribuendo a sdoganare in Italia questo genere con articoli che per la prima volta lo trattavano come “una roba seria”.
I suoi ideatori furono Pier Carpi e Alfredo Castelli, sceneggiatori anche di gran parte delle storie.
Questo volume raccoglie tutti i fumetti scritti dal secondo, spesso insieme ai suoi sodali di sempre Marco Baratelli e Mario Gomboli, ed è un ottimo esempio della sua versatilità, che lo avrebbe portato negli anni a creare opere diversissime come Martin Mystére, la recente versione a fumetti dell’Apocalisse e l’Omino Bufo.
Nell’antologia trovano spazio adattamenti di classici e storie horror con finale a sorpresa, spesso condite con humor nero e trovate grottesche, disegnate da Giorgio Montorio, Sergio Tuis, Marco Rostagno (anche autore delle copertine, di gusto ultra pop) e altri meno noti, tutti parte di quella razza mitica di matite rapidissime e affidabili che realizzavano in quegli anni il 90% della produzione italiana.
Ma nel volume si scopre anche la produzione umoristica di Castelli, realizzata graficamente da Leone Cimpellin, Daniele Fagarazzi e soprattutto Carlo Peroni, con il quale creò Zio Boris, risposta italiana alla Famiglia Addams. Tra le perle contenute nel volume spiccano Giro di vite di Henry James, illustrata magistralmente da Aldo Di Gennaro, la storia breve Ditelo coi fiori con Sergio Zaniboni, quasi muta e con trovate di regia molto avanti per l’epoca, e soprattutto il geniale fumetto realizzato con le fotocopie delle mille Lire.
House of X/Powers of X, di Jonathan Hickman e altri (Panini Comics)
Si avvia a conclusione la prima fase del rilancio degli X-Men operato da Jonathan Hickman. Per inaugurare la nuova stagione della mitologia mutante, lo sceneggiatore ha fatto – come suo solito – le cose in grande, con due miniserie di sei numeri, House of X e Powers of X, che lette insieme hanno formano un lungo racconto il cui obiettivo è stato semplice e ambizioso: riscrivere la storia degli X-Men.
Charles Xavier si è alleato con Magneto e insieme i due hanno fondato una nuova nazione, Krakoa, potenziale casa per tutti i mutanti, che ha chiesto di essere riconosciuta territorio indipendente dal resto dei governi. Da questa premessa si è sviluppa una vicenda che ha effettuato salti avanti e indietro nel tempo, ha cambiato la Storia – e in questo caso non è stato solo un banale modo di dire a scopo promozionale – e ha aperto un mondo di nuove possibilità per le trame degli X-Men.
A caratterizzare House of X/Powers of X sono stati i classici tocchi di stile hickmaniano – le molteplicità dei significati, le infografiche e gli elementi paratestuali importanti per decifrare il world-building, inframezzati tra le tavole ma altrettanto importanti per comprendere il senso della storia. A conclusione delle due miniserie, la grande scacchiera di Hickman ha ormai tutti i pezzi al suo posto, e la partita che sta per iniziare si è meritata le nostre attenzioni.
QUI c’è tutto quello da sapere su ogni singola storia di questo rilancio.
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