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Claudio Sciarrone: Foglie rosse e aria fresca su Topolino

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Claudio Sciarrone è uno dei migliori disegnatori Disney in circolazione. Lo sappiamo dalla metà degli anni Novanta, quando ha contribuito a plasmare l’estetica di PKNA, e continuiamo ad averne prova ad ogni nuova storia che pubblica. Ha avuto un periodo di incertezza quando, una decina di anni fa, ha iniziato a lavorare in digitale, tecnica che però adesso padroneggia senza sbavature e che gli permette di inserire nelle sue tavoli molti più “effetti speciali” dei suoi colleghi.

Non sapevamo, però, che sapesse anche sceneggiare. L’abbiamo piacevolmente scoperto di recente leggendo Topolino: sui numeri 3336-3339 è uscita a puntate una storia completamente realizzata da lui, soggetto, sceneggiatura, disegni e indicazioni di colore. Si intitola Foglie rosse, ed è una ventata di aria fresca per il settimanale Panini, passata colpevolmente un po’ sotto silenzio data la sua uscita in periodo di Lucca Comics & Games, sommersa, anche sui social ufficiali del settimanale, dal nuovo PK, dal ritorno di Marco Rota e dalla presenza di Don Rosa in fiera…

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Topolino 3336, copertina di Andrea Freccero ispirata alla storia di Claudio Sciarrone

La trama è abbastanza lineare. Una razza di alieni pacifici e tecnologicamente avanzati viene schiavizzata dai malvagi Sgharooz, che li obbligano a costruire un ponte dimensionale con cui invaderanno la Terra. Uno degli alieni buoni ruba un pezzo della struttura e precipita sul nostro mondo, dalle parti di Topolinia, dove incappa in Tip, Tap e nei membri della loro band. I ragazzi lo ribattezzano Phil, lo nascondono agli adulti e decidono di aiutarlo a ricongiungersi al suo popolo. Scoperto che la musica attiva il frammento del portale, decidono di utilizzarla per mandare in tilt il sistema degli Sgharooz. Il piano riesce, la minaccia è sventata e Phil e i suoi si ritrovano insieme sulla Terra.

È chiarissima l’ispirazione ai film per ragazzi degli anni Ottanta e a Stranger Things, che ne riprende le atmosfere, ma Sciarrone è molto bravo a evitare qualsiasi tipo di citazione diretta a pellicole come E.T. o i Goonies. Ambientare la vicenda ai giorni nostri è stato utile per non cadere nella tentazione di infarcire il racconto di oggetti di trent’anni fa. Nonostante questo l’omaggio alle opere del periodo si sente eccome – per la situazione mostrata, per le dinamiche del gruppo, per le tematiche affrontate – o almeno quanto basta per attirare un pubblico interessato al filone che la serie dei fratelli Duffer ha rifondato.

claudio sciarrone
Teaser per la storia, disegnato da Claudio Sciarrone

La vera qualità di Foglie rosse, però, sta nel modo in cui Claudio Sciarrone mette in scena la storia. Non mi riferisco solamente ai disegni, particolarmente ispirati in alcune tavole, o alla recitazione dei personaggi, ma proprio alle loro battute e alla regia generale. Compiti che nel fumetto seriale italiano dipendono dallo sceneggiatore e che il disegnatore milanese dimostra di saper svolgere.

Innanzitutto i suoi ragazzini parlano in modo plausibile, naturale. Troppo spesso abbiamo letto storie scritte da adulti che mettono in bocca – o nel becco – di Qui, Quo, Qua o Tip e Tap espressioni che erano già vecchie quando andavo io alle medie, oppure, più semplicemente che nessun preadolescente utilizzerebbe mai. Sciarrone non cerca forzatamente di far parlare i suoi protagonisti con espressioni giovanili, schivando così il rischio di sembrare Mr. Burns vestito da Secco Jones.

Ha poi lo stesso approccio verso le nuove tecnologie, che sono presenti nella storia, onnipresenti come nella vita di qualsiasi ragazzino, ma che non sono messe particolarmente in evidenza. Nessuna lente di ingrandimento, dunque, sul fatto che Tip e Tap chattino, nessun abuso di “Papernet” o “Mousebook”: l’autore mostra di sapere che per i giovani lettori del settimanale è scontato che i loro orecchiuti coetanei di carta chattino e si mandino video e giustamente decide di non mostrarlo come se fosse un portento.

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Infine la musica. Sarà per le sue passioni musicali, ma ancora una volta Sciarrone non calca la mano sul fatto che i protagonisti facciano parte di una band, aspetto peraltro fondamentale della storia. Di nuovo non esaspera, non usa giovanilismi forzati, si tiene lontano sia dal dare ai ragazzini i suoi gusti – cosa probabilmente anacronistica – sia dal citare musicisti o canzoni di moda oggi con il rischio di cadere nella farsa o, nel migliore dei casi, far invecchiare precocemente la vicenda.

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Ma soprattutto, mette su carta quella che dovrebbe essere la regola aurea dei fumettisti: “Show, don’t tell”. Non esagera mai con le battute e preferisce lasciare che siano i disegni a portare avanti la trama, invece di spiegare tutto con ballon o didascalie come accade troppo spesso nel fumetto popolare. 

Sicuro delle sue capacità di disegnatore, si affida prima a quelle che alle parole. Le scene si svolgono chiaramente sotto i nostri occhi, senza che ci siano passaggi oscuri, senza che sentiamo il bisogno di qualcuno che ci prenda per mano per portarci in fondo alla pagina. O meglio, ci pensano già i personaggi, con la loro recitazione espressiva, e l’autore stesso con la scelta delle inquadrature migliori.

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Da un punto di vista visivo, è un lavoro di ottimo livello. Sciarrone, completamente padrone della tavola, la organizza come vuole, passando liberamente da gabbie più classiche ad altre più libere. È chiaro che per lui vengono prima la regia e la recitazione e poi tutto il resto, con un risultato di una freschezza narrativa che abbiamo visto poche volte di recente su Topolino

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Possiamo sperare che questa prima prova non sia un caso isolato, ma che “one man band Sciarrone” torni con nuove storie altrettanto ispirate. E speriamo anche che Panini pubblichi presto Foglie rosse in un’edizione di pregio in volume, come fatto per le storie di PK e per molte parodie uscite sul settimanale, per poterci godere le tavole in grande formato e su una carta che ne esalti i colori digitali.

Foglie rosse (Topolino 3336-3339)
di Claudio Sciarrone
Panini Comics, ottobre-novembre 2019

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