Mercurio Loi 15-16, di Alessandro Bilotta e altri (Sergio Bonelli Editore)
Una delle più originali e brillanti serie a fumetti italiane degli ultimi anni, ideata e interamente sceneggiata da Alessandro Bilotta, ha concluso la propria vita editoriale in maniera soddisfacente, senza lasciare irrisolte le trame intraprese negli albi precedenti ma lasciando spazio di manovra per eventuali avventure future.
Mercurio, l’eroe peripatetico, dotato di nient’altro se non una mente particolarmente brillante, ci aveva abituato a racconti della Roma del 1826 che diventavano il pretesto per riflessioni sui meccanismi del racconto e della psiche. Se il penultimo episodio – Ciao core, con i disegni di Andrea Borgioli – ha chiuso drammaticamente le vicende sentimentali di Mercurio e del suo aiutante Ottone – l’ultimo albo intitolato in modo significativo La morte di Mercurio Loi – disegnato da Matteo Mosca – ha scomposto il protagonista della serie in tanti stereotipi narrativi, ognuno dei quali diretto per una propria strada, che vanno a ricongiungersi nel finale di episodio.
Il protagonista si è ritrovato così ad avere uno status finale identico a quello di quando l’avevamo incontrato all’inizio della sua prima avventura, dando alla serie una struttura perfettamente circolare. Carismatica e coraggiosa, sospesa tra il gioco intellettuale e l’avventura supereroistica, Mercurio Loi si è conclusa, ma allo stesso tempo non si concluderà mai.