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“Heimat” di Nora Krug. Il romanzo illustrato di una famiglia della Germania hitleriana

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Nora Krug sarà sarà tra gli ospiti principali dell’edizione 2019 del festival BilBOlbul (Bologna, 29 novembre – 1 dicembre), protagonista di due mostre e di due incontri.


Spiace per i puristi, ma Heimat di Nora Krug, pluripremiato memoir di una illustratrice tedesco-americana che ricostruisce il passato della propria famiglia nel pieno della Germania hitleriana, risulta uno strano oggetto fumettistico. E forse proprio in questa stranezza sta il suo fascino, e il suo limite.

Nella ormai vasta tradizione del graphic novel sulla memoria e sugli orrori del nazismo – quasi un sottogenere a sé, che sforna capolavori o presunti tali con regolare cadenza, a partire dal caposaldo Maus di Art Spiegelman fino a La mia cosa preferita sono i mostri di Emil Ferris – collocherei Heimat sul versante del novel, a scapito della componente graphic.

Nora Krug Heimat

Non che sia irrilevante l’elemento grafico – tutt’altro, il libro miscela con grande efficacia illustrazioni, fotografie, infografiche e manoscritti a costruire un vero e proprio “album di una famiglia tedesca”, come recita il sottotitolo. Semmai, ritengo che sia di gran lunga prevalente la componente testuale, il romanzo di questa famiglia di Karlsruhe, o meglio dell’autrice che, accumulando fotografie, articoli di giornale, cartoline dell’epoca, tenta di fare i conti con le scelte, gli errori, le contraddizioni dei suoi famigliari, uomini e donne coinvolti nella follia della Germania nazista.

Il corposo, fluviale testo – che è la voce di Krug stessa – prevale sull’immagine, la guida, la commenta, ne scandisce i ritmi e ne dà senso e interpretazione. Ogni immagine – a partire dai ritratti fotografici dei componenti della famiglia di Nora, fino alle illustrazioni degli oggetti tedeschi che sono entrati nell’uso comune al di fuori della Germania (dai cerotti alla borsa dell’acqua calda al raccoglitore ad anelli alla colla Uhu) – è inserita e guidata all’interno del racconto. L’immagine in questo libro non è simulacro, ovvero oggetto valido in sé, creatore di un mondo che il lettore si trova ad accettare; ma è piuttosto documento, elemento di una realtà che attiva il processo di ricostruzione storica effettuato attraverso il testo. In quanto tale, l’immagine ambisce a uno statuto di verità che il testo insegue lungo tutto il romanzo, senza poterlo mai afferrare del tutto.

La narrazione di questo libro – il novel che prevale sul graphic – è figlia a sua volta di una lunga tradizione del romanzo novecentesco, da Marcel Proust (Alla ricerca del tempo perduto) a W. G. Sebald (Austerlitz), e consiste nel tentativo di affrontare i fantasmi del proprio passato, di superare un senso di colpa che è al contempo personale e collettivo, una colpa universale che trova la massima espressione nell’orrore del nazismo. L’immagine si pone come oggetto di partenza di questa indagine storica e romanzesca: ogni fotografia, ogni illustrazione, ogni documento originario prende vita e senso attraverso la ricostruzione e l’esperienza della narrazione testuale.

Già nel bellissimo romanzo di Sebald l’uso frequente delle fotografie in bianco e nero costituiva un ideale contrappunto visivo al percorso del protagonista Austerlitz nel tempo perduto della sua memoria, in un’infanzia dimenticata perché dolorosa e colpevole. L’innovazione a questo precedente, l’elemento di interesse del libro di Nora Krug, sta proprio nell’uso ancora più diffuso della documentazione visiva – fotografie, documenti, lettere, cartoline, articoli, mappe – come attivatore del flusso narrativo, una madeleine proustiana in grado di ricostruire a poco a poco, con i dubbi, le carenze informative, le ambiguità tipiche dell’indagine storiografica, il percorso dei due rami della sua famiglia, il ramo paterno e quello materno, per liberarsi da una ossessione (la patria, “heimat” del titolo) che è al contempo il frutto di una nostalgia e di una rimozione.

Il romanzo – il flusso monologante dell’autrice – si pone nel solco di quanto fatto da Sebald, spingendo lungo l’innovazione tecnica della grafica e dell’illustrazione. E se il risultato dal punto di vista letterario non può in alcun modo rivaleggiare con quello dello scrittore tedesco, produce comunque un esito interessante: un’evoluzione della forma romanzo, in senso grafico, un nuovo testo visivo che – ci perdonino i puristi – non sappiamo se è già fumetto, se è ancora romanzo, o indagine storica, o un po’ di tutto questo. Ma è poi importante saperlo?

Heimat
di Nora Krug
traduzione di Giovanna Granato
Einaudi, settembre 2019
brossurato, 288 pp., colore
19,00 €

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