Momenti straordinari con applausi finti, di Gipi (Coconino Press)
Gipi ritorna, e con lui torna Silvano Landi, il protagonista di unastoria. Con il Silvano del passato, però, condivide poco: ha lo stesso volto, ma 6 anni in più e fa un altro mestiere (ora è un comico). Il filo comune sta solo nella stessa ossessione per la paternità, svanita con la scoperta della sterilità. Da “uomo moderno” quale si definisce, Silvano affronta questa amarezza oscillando tra angoscia e serenità, mentre si interroga sul senso della propria esistenza nel momento di un altro dramma in corso: la condizione della madre anziana, in un ospizio, ormai vicina ai suoi ultimi giorni.
Dopo la fiction futuribile de La terra dei figli, l’autore torna dunque non solo a mettere in scena il presente, con i dilemmi che la vita porta agli adulti (più o meno) consapevoli, ma riprende in mano la tecnica mista che già lo aveva accompagnato in La mia vita disegnata male e unastoria. Le vicende di Silvano sono a colori, dipinte all’acquerello, mentre si alternano in bianco e nero – anche nella stessa pagina – scene ambientate in un’altra dimensione, una sorta di esplorazione condotta da cosmonauti su un enigmatico corpo celeste.
La relazione fra il presente e lo spazio cosmico si rivelerà essere un gioco di sponda, proiezione metaforica dei dilemmi esistenziali dell'”uomo moderno”. Mentre Silvano, affrontando il passato della relazione con la madre e con la propria impossibilità di lasciare traccia sulla Terra attraverso dei figli, arriverà non solo a fare pace con il giovane sé stesso (un “bambino luminoso” che talvolta gli appare, come in sogno) ma con il senso dello stare al mondo. Nonostante la grande recita che è la vita, Gipi ci ricorda che vivere è sopravvivere, senza rimpiangere, restando con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo rivolto ai propri fantasmi.