Atom Agency vol. 1, di Yann e Olivier Schwartz (Nona Arte)
Yann e Olivier Schwartz con la loro serie Atom Agency pescano a piene mani nella bédé polar – i gialli a fumetti, come li chiamano i “cugini d’oltralpe” – realizzando un primo albo folgorante. È una storia che sarebbe potuta uscire 50 anni fa, magari disegnata da un maestro del genere come Maurice Tilleaux (autore di Gil Jourdan, classico francese quasi completamente sconosciuto da noi), raccontata però con una sensibilità moderna.
Basta analizzare brevemente i personaggi perché sia chiaro quanto gli autori stiano in bilico tra tradizione e innovazione: Atom Vercorian è figlio di un commissario che si è opposto al suo desiderio di una carriera in polizia, e per questo il nostro protagonista si è messo a fare il detective privato, a caccia dell’occasione che lo renderà famoso; Mimi, la “pupa” della situazione, è un’appassionata di catch, figlia di un ex lottatore e abituata a darle quando serve e a non farsi mettere i piedi in testa da nessuno; infine Joseph Villain è anche lui un ex wrestler, che accetta di fare la parte del “grosso” dell’agenzia per sbarcare il lunario, ma si rifiuta categoricamente di “fare il mister muscolo, lo scemo con il cervello di gallina che sfonda le porte, il bruto che picchia i criminali o il fesso che si accolla i bagagli!”.
Il caso da risolvere è un vero fatto di cronaca francese del 1949, il furto dei gioielli della Begun Yvonne Blanche Labrousse, amatissima moglie dell’Aga Khan, l’uomo più ricco del mondo. Per acciuffare i colpevoli e recuperare il maltolto Atom, Mimi e Joseph indagano nel torbido della banlieue marsigliese, tra mafiosi ed ex partigiani.
A differenza dei casi lineari di Gil Jourdan o del suo concorrente Ric Roland, in Atom Agency i ruoli non sono chiari e la differenza tra buoni e cattivi, tra legge, crimine e giustizia sono molto più sfumati di quanto dovrebbero.
Entra nel canale Telegram di Fumettologica, clicca qui.