Sono ormai oltre 15 anni che Casty scrive storie di Topolino, poco più di 10 che se le disegna anche da solo. In questo periodo è diventato uno degli autori Disney più amati, riuscendo – cosa non semplicissima per uno sceneggiatore – a costruirsi uno stile personale chiaramente e immediatamente riconoscibile.
Partendo da un’idea molto classica del personaggio e dei suoi comprimari, ha inserito nelle sue storie caratteristiche inedite che lo differenziano in modo significativo dai suoi modelli Romano Scarpa e Floyd Gottfredson. In particolare, la sottile inquietudine che permea le vicende e la passione per la fantascienza classica che traspare in tutte le sue opere.
Per questo, nonostante l’ambientazione aliena, leggere la sua recente Topolino e il castello sulla Luna – serializzata a luglio sui numeri 3321 e 3322 di Topolino – ci fa sentire a casa.
Recente nemmeno tanto, in realtà. Pubblicata nei giorni del cinquantennale della missione dell’Apollo 11, è stata “tenuta in caldo” per l’occasione, poiché notizie sulla sua esistenza circolavano già da tempo e Casty stesso ne aveva accennato in alcune interviste. La redazione del settimanale ha voluto però, giustamente, aspettare l’anniversario per pubblicarla, sfruttando la forza del tema per creare un mini evento con tanto di gadget allegato al giornale, un pupazzo di Topolino vestito da astronauta, e una copertina celebrativa disegnata da Giorgio Cavazzano.
La trama del Castello sulla Luna è abbastanza semplice e in linea con la poetica dell’autore. Si apre mostrando tre esploratori lunari attaccati da creature misteriose, per passare poi subito sulla Terra, dove Topolino e Pippo vanno a trovare lo zio di quest’ultimo, Bippo, personaggio inventato per l’occasione. Bippo è stato un astronauta, l’ultimo uomo mandato – ufficialmente – sulla Luna, ma ha fatto seguire la sua missione per cercare di indagare su un castello che ha intravisto sul satellite. Da allora i viaggi spaziali sono stati interrotti, ma lui non si è perso d’animo e, per dimostrare di non essere un ciarlatano, ha costruito un razzo nel suo fienile.
È proprio quel mezzo spaziale l’obiettivo degli agenti che irrompono mentre l’astronauta parla con il nipote e il suo amico Topolino: un’agenzia segretissima ha una base sulla Luna che però da giorni, da quando è stata attaccata da qualcuno, non risponde più alle chiamate. Hanno quindi bisogno del razzo per andare a indagare. Ovviamente a partire saranno Topolino, Pippo e Bippo, che salveranno gli scienziati e sveleranno il mistero del castello alieno.
Dichiariamolo subito: Il castello sulla Luna non è la storia migliore di Casty, non siamo ai livelli di Topolino e il mondo che verrà, dell’Isola del Quandomai o di Tutto questo accadrà ieri. Resta però un’ottima lettura, con una trama intrigante sviluppata quasi senza pecche, come gran parte del corpus castyano. Se ne parliamo, però, è perché presenta degli aspetti interessanti per fare il punto sulla poetica dell’autore. Nel suo essere una storia minore è però un archetipo dello stile dell’autore friulano.
Partiamo dall’aspetto meno disneyano della storia, sul quale il nostro Andrea Tosti ha speso in passato fiumi di inchiostro digitale: l’inquietudine. Nonostante finisca ovviamente bene, la vicenda in cui si cacciano Topolino e amici è degna di un film horror fantascientifico. La base lunare, infatti, viene attaccata dalle tute dei tre astronauti che si sono persi nello spazio, tute che camminano, apparentemente vuote, fino al portello d’ingresso e poi sfondano le vetrate per introdursi nella struttura. Le loro intenzioni sono palesemente ostili e anche immotivate. Loro sono silenziosi, inquietanti, inarrestabili.
Da fan del Doctor Who la sensazione è stata di leggere a fumetti un episodio sullo stile di Le acque di Marte o Il pianeta impossibile, soltanto con Mickey Mouse al posto di David Tennant. Una lettura molto strana sul settimanale disneyano, con una tensione continua che negli ultimi tempi si trova di rado sulle sue pagine, quasi sempre per merito di Casty.
Il castello sulla Luna è interessante anche per la trasparenza delle fonti a cui ha attinto Casty. Appassionato di fantascienza, mette al centro della trama due classici del genere: la leggenda metropolitana del castello lunare e la ricerca di elio-3 sul satellite.
La prima è una di quelle classiche storie da ufologi, inventata da qualcuno nella sua cameretta e amplificata dai social network. A diffonderla sono stati nell’aprile 2016 i membri di Securteam, sito internet che si vanta di essere il primo al mondo sulle fughe di notizie segrete. Sul loro canale YouTube hanno pubblicato un video in cui affermano che in alcune foto della Luna sia chiaramente visibile una struttura artificiale molto simile a una fortezza. In una manciata di pixel hanno riconosciuto quello che evidentemente è un castello, che in tutte le altre foto della NASA è stato però oscurato. Classico complotto governativo per non farci sapere la verita.
L’elio-3, invece, è qualcosa di molto reale. È un isotopo dell’elio, il cui nucleo è composto da due protoni e un neutrone invece che dai canonici due e due, che viene utilizzato nelle ricerche sulla fusione nucleare, ed è rarissimo sulla Terra: nel mantello terrestre è presente in rapporto di 200/300 molecole ogni milione di quelle di elio-4, e solo una minima parte è raggiungibile.
Sulla Luna, invece, è molto più diffuso, tanto che negli ultimi decenni sono stati fatti vari studi sulla fattibilità di andare a estrarlo sul satellite. Le miniere di elio seleniti sono state citate in numerose opere di fantascienza, dal manga Planetes di Makoto Yukimura ai film Moon di Duncan Jones e Iron Sky di Timo Vuorensola (sì, quello in cui i nazisti vivono in una base spaziale sul lato oscuro), oltre che, ovviamente, in racconti di scrittori classici come lo scienziato Arthur C. Clarke.
La nuova storia di Casty si inserisce in questo filone. Le missioni degli umani – sia i buoni che i cattivi – hanno l’obiettivo di estrarre e sfruttare l’elemento per produrre energia. O meglio, una sua versione disneyana, una sabbia con un potenziale energetico incredibile.
«Adeguatamente trattato, l’elio tre sarebbe in grado di fornire impressionanti quantità di energia!» spiega uno scienziato a Topolino. «Già! Pensate che… – aggiunge un secondo – …con sole poche tonnellate si potrebbe soddisfare, per un anno, l’intero fabbisogno energetico della Terra!» Chissà perché, però, nel fumetto nessuno utilizzi l’espressione “energia nucleare”…
Terzo elemento da notare, dopo l’horror e la fantascienza, è l’ironia di cui Casty non può fare a meno di infarcire le sue storie. All’umorismo demenziale o alla comicità genuina utilizzati dalla maggior parte dei suoi colleghi, lui preferisce prendere in giro le situazioni ideate da lui stesso e i topoi dei generi che tratta.
La scena emblematica, in questo caso, è l’arrivo degli agenti nel granaio/laboratorio di Bippo. Quegli uomini sono al corrente di un segreto segretissimo come la presenza di una base sulla Luna, che per di più potrebbe aver bisogno di aiuto, ma invece di rifiutarsi di parlarne mettono al corrente Topolino e amici, intimando però loro di tacere. Niente minacce, però: si limitano a continui «sst» pronunciati con il dito davanti alla bocca.
Casty prende così in giro i suoi personaggi, che diventano una parodia di Men in Black e gente simile. E scherza anche su se stesso, autore che, consapevole del fatto che far rivelare agli agenti un tale segreto ai civili non ha alcun senso, volge in farsa la scena.
Topolino e il castello sulla Luna (su Topolino nn. 3321/3322)
di Casty
Panini Comics, luglio 2019
Brossurati, 162 pp., colore
3,00 € cad.
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