L’immortale Hulk n. 12, di Al Ewing, Joe Bennett e Eric Nguyen (Panini Comics)
Da tempo protagonista di avventure non particolarmente memorabili, Hulk è stato un personaggio tanto centrale nell’universo Marvel quanto scomodo, per via della sua forza inarrestabile che lo rendeva un eroe narrativamente difficile da gestire. Negli anni, gli autori hanno trovato soluzioni per depotenziarlo, scacciarlo dal pianeta, metterlo contro nemici del suo livello, ma nessuno aveva lasciato un segno nel canone dai tempi di Peter David.
Un po’ a sorpresa, Al Ewing e Joe Bennett sono riusciti a scrivere un importante capitolo della storia editoriale del personaggio. Partendo da una premessa apparentemente anti-narrativa (quella di un Hulk che non può morire), il team creativo ha costruito una vicenda che vede Bruce Banner nascondersi nei luoghi dimenticati degli Stati Uniti, con la sua controparte – più intelligente e cattiva del solito – che emerge di notte, mentre una giornalista locale investiga sul ritorno di Hulk, dato ufficialmente per morto dal governo e dagli stessi Avengers.
A un anno dal suo debutto in Italia, L’immortale Hulk ha impostato un nuovo discorso, horror e introspettivo, che tocca la natura dei suoi poteri e la relazione tra la parte umana e mostruosa del personaggio, andando proporre una lettura che mischia elementi dimenticati da anni di storie.