HomeRecensioniNovitàIl sogno del Minotauro. “Nel mirino” di Gosselin e Nanni

Il sogno del Minotauro. “Nel mirino” di Gosselin e Nanni

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Richard Emerson annota tutti i suoi sogni e i suoi pensieri. Spesso i suoi pensieri sono cattivi, per questo motivo li scrive in un taccuino: quando gli capita di pronunciarli a voce alta, finisce per produrre reazioni poco gradevoli in chi lo ascolta. È come se la sua mente fosse incapace di provare bellezza, di trovarla nelle cose che lo circondano.

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Una volta ha sognato di essere Teseo nel labirinto: nel sogno uccide il Minotauro senza fatica e sta quasi per uscire dal labirinto, quando scopre che il filo di Arianna si è spezzato e capisce di essere lui stesso il Minotauro.

Richard Emerson è un personaggio ispirato a Charles Joseph Whitman, un ex marine di 25 anni che il 1 agosto del 1966 ad Austin salì sulla torre dell’Università del Texas e si mise a sparare sulla folla sottostante, commettendo il primo omicidio di massa nella storia degli Stati Uniti.

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Con Nel mirino Thomas Gosselin e Giacomo Nanni non esprimono giudizi su quest’uomo, non vanno in cerca di vane giustificazioni né indagano sui moventi più o meno reali, più o meno credibili, del suo folle gesto. Seguono questo ex marine di 25 anni, insicuro nei modi e pieno di contraddizioni, violento e innamorato della moglie, colto nella perenne tensione di tenere sotto controllo i pensieri prima che esplodano. La bellezza del mondo è estranea a Richard Emerson.

Pochi giorni prima di commettere la sua folle impresa, Emerson decide di andare a trovare sua madre che, dopo il divorzio, lavora in una caffetteria. Dietro al bancone della caffetteria campeggia un cartello che lo infastidisce, che recita: «No Dogs, No Negroes, No Mexicans». La madre lo rimprovera di criticare tutti, di non capire che il titolare può fare quello che vuole perché gli Stati Uniti sono un paese libero.

Ed è proprio questo il punto, è questa l’essenza dell’America che Richard Emerson non riesce ad apprezzare. Il suo gesto è un tentativo liberatorio e quasi altruistico, quasi eroico nella sua follia, di liberare l’umanità dall’orrore del mondo. Non c’è convinzione politica, non c’è fanatismo religioso o nazionalistico, solo la pervicace convinzione di portare a termine la sua missione già scritta e vissuta molte volte, quella per la quale è giunto qui, nel Labirinto.

Nel mirino è stato paragonato dall’editore a Elephant, film di Gus Van Sant del 2003 che raccontava con sguardo lucido e distaccato le ore precedenti a una strage scolastica ispirata a quella della Columbine High School del 1999. Ma se quel film descriveva da vari punti di vista un’umanità inconsapevole ma vitale, in cui persino l’apparente vacuità e la solitudine delle vittime come dei carnefici (ben espressa dalle lunghe passeggiate nei corridoi della scuola, tra le aule affollate dove scambiarsi poche parole) acquisivano valore nell’imminenza della tragedia che li avrebbe colpiti, qui Gosselin e Nanni raccontano invece un’assenza generale di senso.

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Il segno di Nanni, nel solco dello stile già maturato in Atto di Dio, che richiama il puntinismo e il divisionismo, pone sugli oggetti rappresentati una patina di luce dissonante che abbaglia e stordisce, trasponendo in forma visiva lo sguardo del protagonista. Nel racconto di questo sguardo disperato, alieno, indicibile, si esprime il valore di Nel mirino.

Al di là della tragedia qui narrata e tante volte successivamente ripetuta, forse il vero orrore è ciò da cui Emerson nella sua follia vuole in qualche modo emendarci, ciò che il suo sguardo malato vede ogni giorno intorno a sé: un labirinto senza via di scampo, un mondo senza gioia e senza bellezza.

Nel mirino
di Thomas Gosselin e Giacomo Nanni
Coconino Press, maggio 2019
brossura, 112 pp., colore
20,00 €

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