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L’arte per tutti, in “Ettore e Fernanda” di Bacilieri

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Prosegue il percorso milanese di Paolo Bacilieri. Dopo Tramezzino ed Era Brera, quest’ultimo una breve guida alla Pinacoteca di Brera pubblicata nella originale collana Fumetti nei Musei, Bacilieri si dedica alla storia di Ettore Modigliani e Fernanda Wittgens, che del museo milanese – per gli abitanti semplicemente “Brera”, come il quartiere in cui è situato – sono stati importanti direttori. Oltre che intellettuali di rilievo, dalle vite complesse e coraggiose.

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La loro vicenda negli anni del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale è in effetti degna di una piccola epopea avventurosa, e permette a Bacilieri di seguire in modo coerente un discorso iniziato già con Sweet Salgari (dedicato alla vita dell’autore di Sandokan e di tanti romanzi di avventura) e poi con Fun e More Fun (dedicati alla nascita e allo sviluppo del cruciverba, riletto nella chiave di passatempo rivale e gemello del fumetto).

Un percorso creativo, un’indagine reale e immaginaria intorno a vicende poco note della nostra Storia, una rappresentazione degli spazi nei quali queste vicende si sono espresse e hanno trovato compimento.

Come il suo alter-ego fumettistico Zeno Porno, l’autore si muove da pendolare tra Verona, la sua città natale, e Milano che l’ha accolto e ispirato. La metropoli lombarda diventa così lo scenario privilegiato delle sue storie più recenti, e le strade, i palazzi, i personaggi che in quella città vivono sono lo spazio che Bacilieri osserva e racconta.

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Tramezzino traeva spunto da una piccola storia d’amore tra due ragazzi di oggi per esprimere in modo imponente l’architettura della città di Milano, le sue forme intricate, i palazzi che riempiono le grandi tavole con la complessità delle vicende che li attraversano. Bacilieri usa il fumetto nella sua dimensione spaziale, indaga sulle sue forme per rappresentare storie in cui lo spazio diventa elemento preminente, non solo come scenario ma come protagonista della storia stessa.

Anche in questo Ettore e Fernanda è lo spazio che determina gli avvenimenti, in particolare lo spazio di Brera, luogo di arte democratica e culla del sapere per tutti, nel cuore della città, che in qualche modo i protagonisti incarnano. Lo spazio di Brera (e i capolavori che esso custodisce) è quindi raccontato attraverso le peripezie dei suoi direttori, che lo difendono, se ne prendono cura, lo spostano letteralmente fino a Londra, in occasione della leggendaria mostra alla Burlington House dedicata all’arte italiana.

È qui che Ettore Modigliani (siamo intorno al 1929), nominato commissario italiano della mostra, si impegna a raccogliere tutti i capolavori più importanti sparsi per l’Italia, dagli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze, dalle Gallerie dell’Accademia a Venezia alla Galleria Borghese a Roma, da Capodimonte a Napoli fino alla stessa Brera di cui è direttore.

Dopo un lungo e periglioso viaggio per mare a bordo del piroscafo Leonardo Da Vinci, finalmente giunto sano e salvo a Londra, Ettore arriva a capire il valore del suo lavoro: «migliaia di clerks e fattorini nelle loro uniformi, shop-girls e sartine, cassiere, midinette e dattilografe, operaie e operai allineati per quattro in una interminabile serpe fino a Piccadilly, in attesa per ore nella nebbia, sfidando stanchezza, fame e freddo, vogliosi di dare i loro 6 pence per il lusso di una visione di bellezza.»

Questa idea romantica, questa visione di bellezza alla portata di tutti, è il valore che Brera rappresenta e che Bacilieri vuole trasmettere attraverso il suo lavoro. Le sue tavole orizzontali, segnate da un tratto mai così particolareggiato, sono intervallate da dettagli dei quadri esposti: i ritratti realizzati da Raffaello, Botticelli e Piero della Francesca si sovrappongono ai volti dei visitatori della mostra realizzati da Bacilieri, creando un dialogo tra le opere d’arte e lo spazio del fumetto, la storia che le contiene.

Dopo il trionfo della mostra londinese, seguiranno per Modigliani anni difficili e dissapori con il regime fascista. Nel febbraio del ‘33 viene trasferito a L’Aquila e, quattro anni dopo, con la promulgazione delle leggi razziali, viene escluso dai pubblici uffici a causa delle sue origini ebraiche. Scrive un libro che vuole essere una guida per chi aspira al suo mestiere, si intitola Mentore e uscirà per Hoepli a nome della sua assistente e allieva, Fernanda Hittgens.

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Entrata in Brera nel ‘29 come «operaia salariata temporanea a 17 lire giornaliere e l’indennità caro viveri di lire 1,10», Fernanda è diventata ormai soprintendente alle Gallerie della Lombardia e direttrice di Brera: sarà lei a prendersi cura del Museo durante la guerra e a mettere in salvo le opere, risparmiandole dal bombardamento degli alleati dell’agosto del ‘43.

Con l’armistizio e l’occupazione di Milano da parte dei tedeschi, nel luglio del ‘44 Fernanda viene arrestata per «concorso in tentativo di espatrio clandestino». Il suo commento, ripreso da Bacilieri, esprime il suo carattere tenace e il suo punto di vista su quegli anni: «Sarebbe troppo bello essere intellettuale in tempi pacifici e diventare codardi o peggio “neutri” quando c’è pericolo.»

Anche Fernanda, come il suo mentore Ettore, porta nella propria esperienza il valore di Brera: l’urgenza di difendere la bellezza e di preservarla ad ogni costo, per metterla a disposizione di tutti. Soprattutto quando viene messa in pericolo.

Ettore e Fernanda
di Paolo Bacilieri
Coconino Press, giugno 2019
cartonato, 64 pp., B/N e colore
19,00 €

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