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Perché dovreste leggere il manga su Miyamoto Musashi

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Il confine tra l’arte del raccontare e la precisione storica, a sua volta filtrata da un precedente racconto, è lieve, quasi impalpabile. Sta tutto in un tratto, nella capacità di trovare uno sguardo, una prospettiva. Nell’improvviso e geniale scarto in una singola tavola, in un guizzo che consente di restituire un’emozione e la sensazione di un’epoca, di una vita.

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myamoto musashi manga j-pop

La vita di Miyamoto Musashi raccontata da Shotaro Ishinomori e pubblicata in Italia da J-Pop sta tutta in questo improvviso scarto, in questo guizzo. È la quintessenza di una storia giapponese, è la profondità di un racconto che unisce elementi di unicità inconsueti persino a un educato lettore giapponese e che si trasforma in un’opera leggera ma al tempo stesso da meditazione.

Perché la genialità di Shotaro Ishinomori sta proprio in questo: nell’aver rimesso assieme i pezzi di uno dei mostri sacri della letteratura ma anche del pensiero giapponese, e averne trovato una chiave di lettura minimale e drammatica che attraversa, come una sceneggiatura di un bel romanzo storico, l’arco di una storia che è in realtà al tempo stesso un racconto sapienziale, un esercizio di dottrina costruita attorno a una conoscenza complessa.

Il libro dei cinque anelli, ma l’intera vita di Miyamoto Musashi, è un rebus complesso da penetrare, un insieme di norme di vita che racchiudono un pensiero profondamente diverso – rivoluzionario a tratti – rispetto al pensiero tradizionale giapponese: davanti all’anziano monaco che gli chiede «Perché combatti», il giovane Musashi risponde prontamente: «Perché voi avete così tanta fede nella sutra del loto?». Il monaco ride: «Capisco, stai dicendo che cerchi di raggiungere il nirvana attraverso la via della spada». E Musashi risponde: «Esatto. Penso che sia nella spada che nella religione la meta sia la stessa. Anzi, diciamo che la religione si espande oltre la via della spada!». E aggiunge: «Ecco perché combatto. Continuo a mettermi alla prova. E una volta che lancio una sfida, ovviamente ho intenzione di vincere. Se perderò… non potrò vedere cosa c’è oltre».

Miyamoto Musashi è quasi tutto qui: in questo desiderio di passare attraverso l’esaltazione dello spirito guerriero, della propria individualità, per vedere cosa c’è dopo, per superare il dualismo passando non soltanto dalla via (“do”) della spada, ma anche in questo ambito attraverso da un percorso differente rispetto a quello dei suoi contemporanei e non solo.

Tuttavia non bisogna sbagliarsi, perché quest’opera non è il trionfo di Miyamoto Musashi, personaggio storico di spadaccino e filosofo vissuto tra il 1584 e il 1645 nel Giappone feudale, ronin d’eccezione che ha dato profondità all’idea stessa di chi è sconfitto non per colpa sua ma ne deve pagare intimamente il prezzo a prescindere dal proprio valore. Il “santo della spada” giapponese, anzi della doppia spada, imbattuto in vita con un record di 66 duelli mortali vinti (chi lo segue in questa truculenta classifica si è fermato a poco più di trenta) è una figura solitaria, la cui scuola è una impossibilità concettuale dato che la traiettoria dell’uomo passa attraverso la negazione di tutto quel che non sia possibile trovare in sé.

Questa opera è uno dei trionfi di Shotaro Ishinomori, il mangaka nato il 25 gennaio 1938 e scomparso il 28 gennaio 1998, tre giorni dopo il compimento del suo sessantesimo compleanno. Shotaro Ishinomori ha creato alcuni dei personaggi e serie più amate in Giappone, a partire da Cyborg 009 che poi è stata la base per i Power Rangers, Ryu ragazzo delle caverne e la serie dei Kamen Rider, cioè Ranger Strike, insieme a solitari capolavori come Flying Phantom Ship del 1960 e tantissimo altro (c’è anche un capitolo di Legend of Zelda – A Link to the Past, la “novelization” del videogioco Nintendo del 1992). È il singolo autore di manga più proficuo di sempre, se vale come sinonimo di una qualità che comunque persiste all’interno di una smisurata produzione. Ma Shotaro Ishinomori non si è negato anche altri lavori, tra i quali Musashi ha un ruolo molto particolare.

Il manga su Miyamoto Musashi fa infatti parte di un piccolo gruppetto di opere sparpagliate nel corpus di Shotaro Ishinomori che raccontano la vita di alcuni personaggi storici giapponesi molto particolari: dal pittore Hokusai a Musashi, appunto, che fu anche lui artista oltre che, come detto, spadaccino, filosofo e scrittore. E proprio con Musashi Shotaro Ishinomori vuole imporre una visione moderna e al tempo stesso tradizionale del manga, giocando con le inquadrature e i retini, introducendo scene iconiche sdraiate su doppie vignette, rivisitando sia gli immaginari dell’illustrazione classica giapponese – del quale i manga sono una continuazione – sia il particolare genere dei manga storici che raccontano storie ambientate nel medioevo nipponico.

Legato più concettualmente che stilisticamente (ma qualcosa comunque c’è, come vedremo tra un attimo) al suo mentore Osamu Tezuka, Shotaro Ishinomori ha una dote che condivide con il suo maestro e che passerà poi a molti suoi allievi: la leggerezza dei movimenti, l’espressività del tratto, la capacità di sintesi e infine una capacità giocosa di presentare storie che, lette con più calma e più attenzione – magari da grandi – si scoprono profonde, complete.

La narrazione avventurosa di Musashi è un esempio di questo binomio che non troviamo molto di frequente. Interpreta la biografia e la filosofia di Miyamoto Musashi con leggerezza, con un racconto avventuroso e ritmato che sembra essere puro escapismo e melodrammatico a tratti, ma nel farlo costruisce con sapienza un testo più profondo e completo, che restituisce la temperie di un periodo storico, la profondità di una filosofia che si va formando, la complessità di un racconto che procede attraverso sintesi e contraddizioni continue.

Alla fine la cosa importante di questo Miyamoto Musashi non è il filosofo-spadaccino ma Shotaro Ishinomori, la sua capacità di raccontare una storia tenendo assieme tutte le parti che era necessario tenere assieme. Una lettura stimolante e consigliata, soprattutto ai non impallinati di arti marziali o di (finto) militarismo giapponese che pensano di cogliere la mistica della spada o l’energia del combattimento ma perdono la poesia che nasce dall’ingenuità, dalla potenza e dalla precisione costruita con leggerezza da Shotaro Ishinomori.

Miyamoto Musashi
di Shotaro Ishinomori
traduzione di Cristian Giorgi
J-Pop, aprile 2019
brossura, 480 pp., bianco e nero
15,00 €

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