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“Ludwig B”, quando Osamu Tezuka raccontò Beethoven

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Come Neo Faust e Gringo, Ludwig B (1987-1989) è uno dei manga che Osamu Tezuka lasciò incompleti al momento della sua morte, avvenuta nel 1989.

ludwig b tezuka manga

Dopo il successo di Buddha (1972-1983) una lunga e, per molti versi, controversa, epopea a fumetti sulla vita di Siddartha, gli editor della rivista Comic Tom chiesero all’autore un altro progetto da pubblicare sulle proprie pagine. Tezuka, desideroso di confrontarsi di nuovo con la vita di un personaggio realmente esistito, restò a lungo indeciso, valutando diversi progetti biografici, fra cui uno incentrato sul suo amatissimo Walt Disney.

Una serie di coincidenze portarono invece Tezuka a concentrarsi sul compositore tedesco Ludwig van Beethoven, di certo una delle figure più note non solo della musica classica, ma già allora, popolarissima icona pop. Questo grazie sia grazie alla riconoscibile fisionomia, riproposta in accigliati e scarmigliati busti, ma anche ai frequenti omaggi a lui tributati in altri ambiti della cultura popolare e non.

Escludendo il nutrito numero di film biografici a lui dedicati, si pensi solo al personaggio di Schroeder, dei Peanuts, che per il compositore nutre una vera e propria venerazione e di cui, ogni 16 dicembre, festeggia il compleanno, ma anche al ruolo che il personaggio riveste in Arancia Meccanica di Stanley Kubrick. Forse non tutti ricorderanno, inoltre, che una versione disco della Quinta Sinfonia era uno dei brani che accompagnavano Tony Manero ne La febbre del sabato sera.

ludwig b tezuka manga

Ad di là di questa “Beethoven mania”, che raggiunse l’apice fra gli anni Settanta e gli anni Ottanta ma di cui ancora l’eco non si è esaurita, la passione di Tezuka per il pianista e il compositore di Bonn aveva radici più solide e antiche. Il mangaka lavorava spesso accompagnato dalle sue composizioni e sembra che nelle sale degli studi della Mushi Productions risuonasse spesso la Quinta sinfonia.

Nel 1987 Tezuka venne inviato dal Ministero degli Affari Esteri giapponesi in Francia per partecipare a una conferenza internazionale. Per tutti gli anni Ottanta l’autore fece numerosi viaggi, soprattutto legati a conferenze e fiere del fumetto e dell’animazione, ma in questa occasione specifica approfittò dell’impegno ufficiale per viaggiare in Europa, soprattutto in Austria, sulle tracce dei luoghi dove il proprio mito aveva vissuto. A Vienna riuscì persino a sedersi al pianoforte del compositore, in una delle numerose case dove questi visse nel corso della sua vita.

Tezuka al pianoforte di Beethoven | Foto via tezukaosamu.net

Ritornato in Giappone, esaltato da questa esperienza, Tezuka andò direttamente agli uffici della Ushio Shuppannsha Co., editori di Comic Tom, per formalizzare i termini della sua nuova opera. 

Il titolo del manga, e anche parte dell’impostazione narrativa della stessa – di certo non una pomposa biografia ufficiale ma un profilo umano di Beethoven, ritratto nelle sue innumerevoli e a volte sgradevoli sfaccettature – era inoltre sicuramente debitrice di un film uscito solo qualche anno prima e che aveva sovvertito le regole del sottogenere “biografico-musicale”, traendolo fuori dai paludosi territori dell’agiografia e concedendosi inoltre, come del resto Tezuka aveva già ampiamente fatto con Buddha, numerose libertà dal punto di vista della ricostruzione storica: l’Amadeus di Milos Forman. Considerando la notorietà di Beethoven in Giappone, la ricetta per un nuovo manga di successo del maestro era praticamente pronta.

Come spiegato da lui stesso nel breve testo che fa da postfazione a questa edizione del manga, Tezuka aveva inoltre più di un motivo personale per interessarsi alla vita del musicista:

«Personalmente, ho come l’impressione di avere un carattere per molti versi simile a quello di Beethoven. Scorbutico, ingenuo, facile alla collera, egoista…Ma c’è anche un’altra cosa che ci accomuna: siamo entrambi dei maniaci dei traslochi.»

Effettivamente lo stesso Tezuka cambiò parecchie volte indirizzo prima di sposarsi e trovare una sistemazione stabile, ma l’affinità che il Dio dei Manga provava nei confronti del musicista tedesco non si fermava certo a questo e si riferiva più probabilmente alla volontà di mettersi artisticamente – e anche personalmente –  continuamente in discussione. Di non sedersi sugli allori di una fama che avrebbe permesso loro di godere del successo tributatogli ma, invece, di ricercare soluzioni nuove e a volte spiazzanti, in continua “competizione” con le nuove generazioni di autori, che spesso preferivano camminare sulla strada già tracciata da altri.

Ed è proprio Tezuka che parla attraverso il proprio protagonista quando gli fa pronunciare il seguente discorso:

«Il fatto è che ci sono troppi musicisti da quattro soldi […] chi ha cura di sé e riesce a esprimere con la forza la propria singolarità…sì che è forte e riesce ad imporsi ovunque […] Autori che scrivono su Comic Tom quali Yokinobu Hoshino, Dajiro Morohoshi, Taro Minamoto, Hiroshi Sakaguchi,, Emi Kurata…è tutta gente che si è imposta grazie alla propria particolarità […] Manga e musica sono uguali. Io non posso assolutamente imitare gli altri. Io cerco di impormi con quello che so fare da me! Le performance di Beethoven le posso fare solo io! Questo voglio insegnare al mondo.»

Probabilmente non c’è bisogno di aggiungere altro.

Ludwig B è uno dei migliori lavori di Tezuka, soprattutto se confrontato con l’ultimo periodo della sua produzione e riassume, attraverso una sintesi davvero molto equilibrata, tanti temi, narrativi e grafici, della sua carriera di mangaka: anacronismi, commistione di toni, dal drammatico all’umoristico, resa psicologicamente realistica e complessa dei personaggi, riflessioni sull’inutilità della violenza e sul lato oscuro dell’animo umano, l’arte come mezzo (non sempre) salvifico.

ludwig b tezuka manga

Senza eccedere in sperimentazioni, ma non risparmiandosi pezzi di bravura (la resa grafico-narrativa delle esecuzioni musicali, la visita del medico in apertura del volume, la lunga sequenza in soggettiva ripresa da una telecamera ecc.) Ludwig B si offre come un racconto solido e capace di creare empatia con il lettore, non tanto per le origini umili e per le vicissitudini del protagonista, ma proprio per le innumerevoli asperità e debolezze che ne definiscono il carattere. 

Unico neo l’inserimento, a mo’ del Salieri di Forman, di un antagonista da shojo manga totalmente strumentale, le cui motivazioni sono a dir poco tagliate con l’accetta e che rappresenta un’eccessiva concessione dell’autore al feuilleton. Per fortuna la psicologia di Franz, questo il suo nome, evolverà sufficientemente da farlo risultare meno indigesto, ma senza che questo lavi totalmente la sensazione della sua continua pretestuosità.

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Il volume proposto da J-Pop presenta tutto il materiale prodotto dall’autore per la serie, che copre solo la giovinezza della vita del compositore. Secondo le intenzioni di Tezuka Ludwig B, come già accaduto per Buddha, sarebbe dovuto durare anni ma, come detto, la morte del mangaka ci ha privato, fra le altre cose, del piacere di leggere il proseguo e la conclusione di questo suo ennesimo capolavoro.

Ludwig B
di Osamu Tezuka
traduzione di Roberto Pesci
J-Pop, febbraio 2019
brossura, 503 pagine, bianco e nero
15,00 €

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