Le cronache di Under York è un regalo di Natale che non vorresti scartare mai. La confezione è luccicante, la carta stesa aderente senza nemmeno una grinza, il fiocco voluminoso e dorato. C’è persino un cartellino con il tuo nome scritto sopra. Più lo guardi più fremi aspettando il momento dello scarto. Ma un sospetto si insinua sotto pelle. L’incarto ha alzato così tanto le aspettative, facendoti costruire nella testa chissà quale oggetto, che difficilmente la realtà sarà all’altezza. Cerchi di ridimensionare la questione, ma quando lo apri ogni tua perplessità non solo è raggiunta, è doppiata: un maglione con le renne.
Il fumetto urban fantasy di Sylvain Runberg e Mirka Andolfo si presenta fin dalla copertina come un prodotto con tutti gli elementi giusti al loro posto. Colori pop (domina la miscela al neon di blu, viola e rosa), segno agile, design fresco. Le premesse sembrano leggere ma funzionali: Alison Walker è una strega scappata dal proprio retaggio magico che si è rifatta una vita come aspirante pittrice.
In attesa della sua grande occasione per svoltare nel mondo dell’arte viene ritrascinata a Under York, il mondo sotterraneo in cui operano cinque clan di maghi, che si rivolgono a lei per combattere un antico dio babilonese. Ci sarebbe margine di manovra per un fumetto che di certo non scuote le coscienze ma che dovrebbe difendersi egregiamente come lettura escapista.
Il cast di personaggi, però, è una carrellata di soggetti stereotipati inseriti in situazioni rimasticate e su cui non si innesta alcun elemento di originalità. C’è Petra, la coinquilina svampita di Alison; c’è Aaron Stenford, il candidato sindaco di New York, un belloccio di cui si innamora Petra capace di esclamare battute come «Questa serata è la pausa che mi ci voleva prima del rettilineo finale della campagna elettorale… È stata durissima. Da non credere! Roger Friedman è uno stronzo, un osso duro, ma stavolta lo caccio via dal municipio, lo giuro. Vent’anni sono troppi per tutti!» (d’accordo che Stenford non viene dipinto come un fine oratore, ma chi parla così?); ci sono le famiglie dei maghi, ognuna disegnata con uno stile specifico ma senza una reale attenzione alle dinamiche che li regolano.
E poi c’è Alison, la protagonista, insicura, con un passato misterioso con cui sta cercando di venire a patti. Tutti i personaggi sono ben disegnati e messi su carta, ma, di nuovo, tutto crolla quando le trame iniziano a dipanarsi in una sequela di scene scritte con una disattenzione che non dà loro peso specifico.
Se Sacro/Profano e Contronatura colmavano le fragilità nella scrittura con concept più forti, qui lo stile di Andolfo, per altro sottotono rispetto alle prove precedenti, non basta a salvare la situazione. La sua mano si muove sicura tra tavole dal montaggio serratissimo, tagli obliqui e tante linee cinetiche. Ma oltre l’immagine, Cronache di Under York si sgretola sotto il peso della propria inconsistenza.
Noioso e poco coinvolgente, è un prodotto fantasy di consumo che non cerca di essere nient’altro ma che purtroppo fallisce nell’unica cosa su cui non si dovrebbe permettere di sgarrare nemmeno per un secondo: intrattenere.
Cronache di Under York vol. 1
di Sylvain Runberg e Mirka Andolfo
traduzione di Vania Vitali
Panini Comics, maggio 2019
Cartonato, 64 pp, colore
9,90 €
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