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Il “Neo Faust” di Osamu Tezuka

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Neo Faust è l’ultimo manga del maestro giapponese Osamu Tezuka. Insieme a Ludwig B., Gringo e ai progettati capitoli finali del ciclo de La Fenice fa parte delle opere che l’autore lasciò incomplete a causa della morte che lo colse appena sessantenne nel 1989.

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Il volume edito da J-Pop, infatti, presenta la prima parte dell’opera, portata integralmente a compimento, e qualche tavola e i layout della seconda, rimasta appunto incompiuta.

Neo Faust, pubblicato a puntate su Asahi Journal (prima parte, gennaio – novembre 1988) e poi su Asahi Shinbun (seconda parte, dicembre 1988) non è sicuramente uno dei lavori più riusciti del mangaka, ma è forse uno dei migliori sguardi d’insieme sul corpus artistico e sulla vita dell’autore.

Diversi temi ricorrenti della sua opera, infatti, trovano convergenza in questa: la volontà di porsi come moralizzatore del proprio tempo, lo sguardo disincantato nei confronti della modernità e anche dei movimenti di contestazione, una certa nichilistica visione di un futuro da cui neanche più (forse) l’amore potrà salvarci.

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Ma ciò che risulta evidente fin dal titolo è la ricorrente passione di Tezuka per gli adattamenti, spesso felicemente infedeli, di alcuni grandi classici della letteratura – e non solo – occidentale (Cyrano de Bergerac, Pinocchio, Delitto e Castigo, ecc.).

Inoltre, sotto questo punto di vista Neo Faust chiude un cerchio. Il Faust di Goethe, infatti, fu la prima opera letteraria che Tezuka adattò sotto forma di manga, nel 1949. Dal Faust al Neo Faust oggetto di questa recensione sono passati quasi quarant’anni e, secondo alcune stime, centinaia di migliaia di tavole.

In questo lasso di tempo lo sguardo di Tezuka, sempre lucido, si è fatto più cupo e, pessimistico. Non a caso, il protagonista di questo manga, il dottor Ichinoseki, è un vecchio professore che per cinquant’anni ha cercato, senza successo, di scoprire il mistero della vita. Deluso dalla propria esistenza, ormai prossimo al suicidio, incontra Mephist (ancora una volta una rivisitazione del femminino primordiale nell’opera dell’autore), che stringe un patto con lui.

Tornato miracolosamente giovane e privato della memoria, dopo alcune tribolazioni, Ichinosei, con il nome di Daiichi, si rimette sulle sue primigenie ricerche, pervertendole però nel tentativo, per Tezuka blasfemo, di creare una nuova vita. I percorsi dei protagonisti, il professore e il suo doppelgänger più giovane si incroceranno, senza che inizialmente i due si rendano conto del legame che li lega.

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Il tema della ciclicità, dell’eterno ritorno, di questa ruota karmica da cui è, se non impossibile, estremamente difficile trarsi fuori, è un tema che attraversa tutta l’opera dell’autore, spesso esplicitamente (Buddha, La Fenice) spesso mascherato nella struttura narrativa (La storia dei tre Adolf) o nella caratterizzazione di alcuni personaggi (come nello splendido Shumari).

In Neo Faust, però, le ammonizioni dell’autore raramente giungono a bersaglio. Non è difficile vedere nel disilluso e ostracizzato Ichinoseiki un ritratto del pur estremamente vitale e produttivo Tezuka, messo un po’ da parte in seguito al successo delle nuove generazioni di mangaka.

Ma l’autobiografismo soffice non è sufficiente per consentire a questo manga di uscire dal territorio di un modesto e in parte senile pamphlet. Nonostante le consuete contaminazione fra i generi, le – un po’ fiacche – parentesi umoristiche e l’ironico erotismo di maniera, ciò di cui si sente davvero la mancanza è una dimensione che non sia esclusivamente dichiarativa ma anche suggestiva. Fortunatamente Tezuka, prima della sua scomparsa, lascerà altre opere che rappresentano un’eredità migliore della sua straordinaria carriera.

Neo Faust
di Osamu Tezuka
traduzione di Roberto Pesci
J-Pop, febbraio 2019
brossura, 409 pp., bianco e nero
15,00 €

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