Sono quattro le strisce umoristiche d’importazione che sono rimaste maggiormente nella memoria collettiva italiana, tutte pubblicate per la prima volta tra gli anni Sessanta e i primi Settanta. Innanzitutto i Peanuts, portabandiera di linus della Milano Libri, madre di tutte le riviste a fumetti del mondo. Poi Andy Capp, chiamato così sulle copertine di Eureka, il linus di Andrea Corno e Luciano Secchi, e Carlo e Alice nelle pagine della Settimana Enigmistica. Terza Mafalda, emblema di Il mago della Mondadori.
La quarta serie, nota all’epoca davvero a tutti, non è però mai stata la bandiera di una delle numerose riviste che hanno contribuito a sdoganare il fumetto come “cultura alta”. Il suo titolo, l’avrete capito, è B.C., del fumettista statunitense Johnny Hart, che la casa editrice Elara ha iniziato a riproporre in edizione integrale.
A dirla tutta, la particolarità di questa edizione è di essere più di un’integrale, grazie alle ricerche compiute dall’editore Armando Corridore e dallo storico del fumetto Fabio Gadducci. Nel libro infatti ci sono più strisce giornaliere che giorni degli anni in cui sono state pubblicate in origine.
Nessun paradosso temporale, state tranquilli. Solo un piccolo mistero che i curatori hanno scoperto e che si prefiggono di risolvere.
B.C. nel nostro paese è stato pubblicato in appendice a Urania, la collana di romanzi di fantascienza della Mondadori, dalla primavera del 1962; è questo legame nostrano con il genere il motivo per cui la scelta di Elara, editore specializzato in “narrativa di anticipazione”, come la chiamiamo noi vecchi, è ricaduta sulle strisce del cavernicolo.
Durante le ricerche per il volume, Gadducci e Corridore hanno trovato ben quattro strisce pubblicate su Urania che non compaiono nella cronologia stilata dalla famiglia Hart. Può darsi che un anno il fumettista avesse disegnato materiale per 369 giorni di pubblicazione per fare magazzino e che queste quattro strisce non siano poi mai state pubblicate sui quotidiani americani, finendo però in mano ai licenziatari oltre oceano; questo potrebbe essere il motivo per cui non risultano nemmeno datate.
La loro collocazione è quindi incerta e nel volume di Elara vengono presentate nel dossier finale, che presenta un altro paio di gustosi piccoli misteri – o meglio, incongruenze – editoriali della strip.
Il senso dell’umorismo di Johnny Hart traspare già da queste righe di presentazione della serie, pubblicate il 17 febbraio 1958 sul Ney York Herald:
«Hart non riesce a definire un momento e un luogo precisi nei quali è avvenuta la genesi di B.C. Potrebbe essere stato nel ‘53 mentre partecipava al giustamente celebrato tour della Corea con le United States Air Forces […] o può essere stato molto più di recente, quando un altro gruppo di ben noti primitivi ha tenuto uno speciale raduno nelle vicinanze di Apalachin.»
La Guerra di Corea che diventa un tour delle forze armate, la citazione alla più celebre riunione di boss mafiosi della storia americana (novembre 1957), l’autore ironizza su fatti gravi di cronaca recente trasformandoli in fatti quotidiani. Sdrammatizzazione e ironia sono quindi due delle chiavi di lettura della sua opera. I suoi omini preistorici o vivono o fanno scoperte scientifiche fondamentali senza accorgersene oppure, al contrario, celebrano con troppa enfasi invenzioni ridicole. Sono tutti “presbiti”, incapaci di mettere davvero a fuoco quello che li circonda, di dargli la giusta importanza.
Inutile dire che, come tutte le migliori strip, il discorso di Hart è universale. I cavernicoli rappresentano dei tipi umani che sono sopravvissuti alla glaciazione e vivono ora in case di cemento dotate di ogni comfort.
Una caratteristica che distingue B.C. da strip sue coetanee è la maggiore presenza di umorismo fisico. Nelle daily dei Peanuts o di Pogo è sempre la parola a dominare l’umorismo. Anche quando Lucy toglie il pallone a Charlie Brown o quando Snoopy viene sforacchiato dal Barone Rosso non si ride mai esclusivamente per la fisicità della gag, che non avrebbe la stessa forza senza i dialoghi che la preparano e la accompagnano.
Hart invece nella sua produzione ricorre spesso a strisce mute o quasi, dove è l’umorismo slapstick a divertire il lettore. Ne sono un esempio le lunghissime serie sulle invenzioni strampalate di Thor, sulle clavate che B.C. riserva a tutto ciò che non conosce o sui trucchi del formichiere per cacciare le formiche.
Il primo volume dell’integrale raccoglie i due anni d’esordio della serie. A leggerlo si rimane sorpresi di come parta subito a un livello altissimo. Lo stile di disegno di Hart è già quasi quello definitivo e anche il suo umorismo è pungente sin dalla prima strip. Con il tempo la serie diventerà ancora più ricca, man mano che il giovane autore maturerà, e le gag fisiche lasceranno il posto sempre più a pillole di filosofia. B.C. meriterà così un posto nella storia del fumetto come una delle strip più intelligenti e importanti di sempre.
L’apparato critico che propone Elara indaga i misteri delle strisce scomparse, ma fa poca luce sulla vicenda umana del loro autore. Di Johnny Hart si conosce relativamente poco, esistono pochissime sue interviste, gli articoli che lo riguardano si contano sulla punta delle dita.
I curatori si prefiggono di indagare man mano questi misteri nei volumi che verranno; dovremo quindi aspettare nuove uscite della collana per scoprire di più su una striscia i cui segreti sembrano persi nelle nebbie del tempo.
B.C. edizione integrale cronologica, 1958/1959
di Johnny Hart, a cura di Armando Corridore e Fabio Gadducci
Elara, novembre 2018
Cartonato, 272 pagine, bianco e nero
19,50 €