Vi è mai capitato di ascoltare i brani di un nuovo gruppo e di avere la sensazione che provengano da qualche demo di una band più o meno famosa che avete amato nella vostra adolescenza? È quello che ho provato leggendo Come un insetto di Paolo Massagli.
Il cartonato di Hollow Press tirato a 850 esemplari rappresenta al momento il frutto ultimo del lavoro di Massagli.
Un’estetica fatta di citazionismo in cui l’angoscia dell’influenza si fa ardito decorativismo: un ribollire di schegge e lacerti. Seguendo sui social Massagli non si può non notare come la sua arte sia irruente, violenta e spesso incredibilmente naive. Massagli grida, spesso come se fosse affetto da glossolalia. Le sue illustrazioni esorbitano e si nutrono in maniera onnivora di brani di cultura pop e arte decadente: un grandguignolesco bric-à-brac.
Ma per far funzionare un dispositivo narrativo non basta tutto ciò. Il libro di Massagli – poco più che un racconto breve, difficilmente rubricabile come romanzo grafico – è figlio del più classico dei fumetti horror nazionali. Sembra quasi di leggere una versione edulcorata di Attraverso lo specchio di Sclavi e Casertano (Dylan Dog n. 10), ma senza i riferimenti a Edgar Lee Masters ed Edgar Alla Poe.
Alla base vi è un mondo popolato da spettri televisivi di fine anni Settanta e primi Ottanta – quando i piccoli schermi degli apparecchi catodici erano infestati dagli anime nipponici – e dal gusto drammatico e blasfemo dell’estetica del death metal. Un mix di tare infantili e adolescenziali che vengono strutturate in un racconto dove il rito di passaggio diventa un auto da fé.
Nonostante le belle parole dell’introduzione di Nitri (l’editore del libro), Come un insetto sembra un’opera ancora acerba, certo attraversata da un motivo esigenziale forte, da una disperata voglia di raccontare sputando in faccia al lettore senza tanti giri di parole, mettendo in mostra alcune carte interessanti. Nell’estrema naturalezza e naїvité con cui Massagli racconta vi è il valore di un libro che comunque lascia poco e che non brilla per originalità ed eleganza, con un disegno a volte esuberante, a volte didascalico. C’è qualcosa di discontinuo e che non convince alla fine della corsa, eppure il piccolo protagonista rischia di metterci all’angolo.
I temi della diversità, del bullismo, della sopraffazione e della sofferenza psicologica, dell’escapismo creano un corpo mutevole su cui Massagli ricama una storia di vendetta e amore, in cui il protagonista come l’ameboide di Dal profondo di Castelli e Roi (Dylan Dog n. 20) chiede solo di essere riconosciuto, amato e compreso.
Come un insetto è un grido, una richiesta, un tentativo di Paolo Massagli di essere compreso e amato, mettendosì a nudo in un racconto di maniera, vestendo una maschera forse molto più sincera di quelle indossate di autori persi nel banale memoriale delle loro imprese amorose o del loro ritorno alla vita. Qui, con un passo claudicante e ancora malfermo, c’è però più vita che in estenuanti biografie imbolsite e autocompiacenti.
Piccola nota sul formato: un’edizione più raccolta, dal formato bonellide, avrebbe forse permesso di gestire il materiale, che avrebbe potuto acquisite un tocco vintage utile al respiro anni Novanta di questa storia.
Come un insetto
di Paolo Massagli
Hollow Press, ottobre 2018
brussurato, 108 pp., bianco e nero
16,00 €