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Stan Lee, un libro tributo alla sua esuberanza

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Quando si tratta di compilare un best of il problema è uno solo: che criterio utilizzare? Compili un’antologia con i successi più noti, i cavalli di battaglia inossidabili, le power ballad più stracciamutande? Punti sul meglio o cerchi di fare un po’ di ricostruzione filologica mettendo insieme i primi tentativi, i fallimenti sulla strada dell’innovazione e i pezzi qualitativamente più forti ma che magari sono passati inosservati o, peggio, incompresi?

Nel caso di Stan Lee, la cui produzione sterminata abbraccia settant’anni di Storia del fumetto, il quesito è particolarmente sentito. Marvel Comics offrì la sua risposta nel 2016 con Stan Lee: Marvel Treasury Edition, un’antologia di grande formato comprendente il meglio della produzione di Lee per la Casa delle Idee. Panini porta in Italia l’iniziativa mantenendo inalterati il sommario e le dimensione fuori scala del tomo.

stan lee marvel treasury edition

Stan Lee: Marvel Treasury Edition è un lussuoso volume cartonato (24×32,5 cm) con cofanetto e slipcase dal peso di 5 chili e dal costo di 120 euro – un’operazione già sperimentata dall’editore modenese per Jack Kirby. Nelle sue 816 pagine presenta 50 storie che spaziano nella produzione Marvel di Lee, in parte inedita in Italia, coprendo un arco di tempo di più di settant’anni. Dalla primissima storia mai scritta – il racconto in prosa del 1941 Captain America Foils the Traitor’s Revenge – all’ultima nel 2014.

In SLMTE ci vengono narrate le origini di Hulk, Iron Man, quelle dei Vendicatori, Ant-Man, l’Uomo Ragno, She-Hulk, Mefisto, Silver Surfer. Scopriamo quanto in alcuni casi fosse diversa (ma nondimeno affascinante) l’idea che Lee aveva di certi personaggi rispetto a quella che poi prese piede. Come Devil, di cui leggiamo la prima apparizione del costume rosso (Daredevil #7, contente una possente comparsata di Namor, in cui il Sub-Mariner si complimenta con l’eroe dicendo: «Ho combattuto i Fantastici Quattro, i Vendicatori e altri esseri superumani, ma nessuno è stato più coraggioso di lui. Il più vulnerabile di tutti.») e l’accorata Vieni, fratello, apparsa su Daredevil #47. Nell’albo, Matt Murdock scagiona un veterano del Vietnam cieco accusato di un crimine che non ha commesso.

L’episodio, che il Sorridente riteneva il migliore che avesse mai scritto, mostra anche l’interesse dell’autore per i temi di attualità e la grande differenza con l’approccio DC Comics: Lee non aveva paura di far sporcare i suoi eroi gettandoli nella contemporaneità. Il senso per lo Zeitgeist di Lee è riscontrabile anche nella trilogia sulla tossicodipendenza apparsa su Amazing Spider-Man #96-98, uscita all’epoca senza il bollino di approvazione del Comics Code Authority.

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C’è un’esuberanza verbale in autori come Lee o Woody Allen che ha dell’incredibile, cioè la capacità di dire sempre le stesse cose ogni volta in modo diverso. E se Allen sta raccontando da anni le insicurezze, le disillusioni e la totale assenza di controllo di fronte al caos della vita (in maniera ora drammatica ora comica), Lee ha raccontato sempre la stessa storia di supereroi, infiocchettandola con elementi – e disegnatori – diversi ma utilizzando i suoi strumenti d’analisi preferiti: la filosofia e l’antropologia, come ben esemplificano le storie di Silver Surfer, dove il Sorridente si lasciava andare volentieri a voli introspettivi.

Come scrisse Andrea Queirolo a proposito di Parabola, la storia di Silver Surfer disegnata da Moebius, lo sceneggiatore ha saputo riversare nelle trame «alcuni dei temi a lui più cari, come l’emancipazione, la rivalsa del più debole sul più forte, la giustizia e la speranza. Con sfumature da pamphlet, parla dell’ottusità del nostro sistema sociale, il potere ipnotico della televisione, l’inutilità della politica e la cecità della religione. Silver Surfer e Galactus parlano quasi per aforismi e frasi ad effetto, ricche di roboante, ingenua ma dolce filosofia».

Il volume raccoglie passaggi imprescindibili della Storia Marvel, come il matrimonio tra Reed Richards e Susan Storm (Panico al Baxter Building), il cambio di ranghi tra le file dei Vendicatori (Ordine nuovo), le nuove origini di Capitan America (L’eroe che fu), così come piccoli momenti di innovazione: nel suo primo scritto supereroistico, Captain America Foils the Traitor’s Revenge, si fa venire l’idea di far usare a Steve Roger il suo scudo come arma, lanciandolo contro gli avversari, una mossa poi entrata nel classico repertorio da combattimento del Supersoldato.

Nelle pagine del volume il lettore potrà constatare anche l’ecletticità di una figura che toccò tutti i generi: guerra (Sgt. Fury), romantico (Our Love Story, Patsy Walker, Life with Millie), medievale (Black Knight), fantasy (Thor) western (Rawhide Kid), sci-fi (Il terrore di Tim Boo Ba), horror (In forma umana).

Perché prima di scrivere pagine memorabili del genere supereroistico come Fantastic Four e Amazing Spider-Man, Lee aveva macinato centinaia di titoli, testimonianze di una produzione dimenticata ma costante, che aiutano, con la loro modestia, a far risaltare ancora di più ciò che venne dopo. Leggere questi esempi di fumetto, accanto alle rivoluzioni prodotte negli anni Sessanta, è un esercizio utile per comprendere la radicalità delle scelte di Lee.

La carrellata di storie presenta i grandi collaboratori di Lee: Kirby, Ditko, Romita, ma anche John Buscema, Gil Kane, Gene Colan o Joe Maneely (che sarebbe diventato il suo disegnatore prediletto se non fosse morto prematuramente, lasciandolo senza uno sparring partner). C’è spazio anche per le accoppiate eccellenti come Barry Windsor-Smith (Mentre il mondo turbina in preda alla follia!) e Moebius (Parabola). La riproduzione gigante delle pagine permette di ammirare le immagini scaturite dal sodalizio tra le parole di Lee e le azioni dei disegnatori. Il dinamismo di Kirby, l’afflato confidenziale di Romita, la possanza di Buscema, le splash page ditkiane di Marcos Martin.

Stan Lee Marvel Treasury Edition

Di questa selezione che attraversa i decenni, checché si pensi del suo apporto alla mitologia Marvel, emerge la varietà di stili e personaggi che Stan Lee ha contribuito a creare, magari anche solo dando il proprio assenso alla pubblicazione o limitandosi a supervisionare storie su cui il proprio nome era più grosso di quello dei personaggi. Gli va concesso però che il suo intuito, il suo gusto e il suo senso gioioso per l’avventura hanno guidato schiere di artisti in quelli che, per molti disegnatori, rimasero i loro lavori migliori.

Stan Lee: Marvel Treasury Edition è un best of riuscito – l’esito non era scontato, dato il soggetto larger than life – che presenta i tormentoni, gli imprescindibili e i colpi mancati, provando a tracciare l’evoluzione di un autore e legandola a quella di un mezzo.

Con grande raffinatezza, il percorso del volume si chiude a cerchio, con quel racconto in prosa in cui Cap sgominava i nemici lanciando uno scudo, ristampato e illustrato per l’occasione da Bruce Timm per i 75 anni della Marvel nel 2014. È la fotografia di una carriera, un colpo d’occhio su una vita spesa a scrivere fumetti e un sentito, involontario, ultimo tributo a un autore che ai più rimarrà noto per cameo simpatici in film di cassetta ma che ha plasmato l’immaginario di tante (e prossime) generazioni.

Stan Lee: Marvel Treasury Edition
di Stan Lee e Aa. Vv.
Panini Comics, ottobre 2018
cartonato con cofanetto, 816 pp., colore
120,00 €

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