Sono un giovane mediocre, di Gérard Lauzier (Rizzoli Lizard)
Michel ha 18 anni, è figlio di una buona famiglia borghese e vuole “svoltare”. E’ convinto di essere sottovalutato, di avere enormi potenzialità, e si atteggia. Idealizzando lo spirito del Sessantotto, è carico di ideali e pregiudizi nei confronti delle classi popolari, che immagina di poter elevare, avvicinandole alla cultura. Una sera incontra Salima, che prova a sedurre fallendo miseramente. Proseguirà disprezzando sempre più se stesso e la sua famiglia, fino a decidere di combinare qualcosa della sua vita. Lo ritroviamo però 10 anni dopo, divenuto un artista – minore, nella provincia francese – che ha bruciato le proprie ambizioni: “cosa ho fatto della mia vita?! Niente!!!”. Non gli resta che inseguire, nell’adulterio, gli ultimi brividi della trasgressione piccolo-borghese.
La storia del memorabile uomo mediocre di Lauzier, che gli valse il Grand Prix di Angouleme nel 1993, è un capolavoro di critica ‘reazionaria’ alla sinistra, al Sessantotto, alla democratizzazione della cultura. Nel brivido di una rivolta che non si materializza mai per davvero, Lauzier tratteggia forse uno dei più spietati e precisi ritratti del velleitarismo ideologico, del giovanilismo e del narcisismo contemporanei, anticipando – come sottolinea Raffaele Alberto Ventura nella prefazione – la disgregazione ideale raccontata nei romanzi di Houellebecq. Una splendida edizione che combina due storie (datate 1982 e 1992), corredata da ottimi testi di accompagnamento e vestita da una grafica impeccabile, per una delle riletture più importanti non tanto dell’anno, quanto del decennio.