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“L’attrazione” verso l’incerto e il fantastico di Lucas Harari

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Un po’ col piglio noir di un racconto che si svolge passo passo a fianco del protagonista, e un po’ con la confidenzialità del racconto diaristico, L’attrazione di Lucas Harari è un thriller senza delitto che porta in giro per i monti e le nevi della Svizzera, tra stazioni termali, misteri e miti.

attrazione harari fumetto coconino

L’attrazione è la storia di un giovane studente universitario fuori corso, che ha perso la strada del proprio percorso accademico e che improvvisamente cerca di ritrovarla, rimettendosi sui passi di una ricerca condotta per una tesi di architettura incentrata su una stazione termale, le Terme di Vals. Il ragazzo vuole indagare su un mistero che non viene esplicato fino in fondo sin dall’inizio, tanto che sembra trattarsi di qualcosa di innocuo o semplicemente di un argomento relativo al lavoro di un architetto svizzero, Peter Zumthor.

Alcuni indizi indicano che ci potrebbe essere sotto qualcosa di grosso, e soprattutto insospettiscono i comportamenti erratici di uno studioso incontrato per caso, oltre alle reazioni di alcuni vecchi abitanti del posto. L’epilogo della storia assumerà contorni prettamente fantastici, per poi tornare con i piedi per terra, riprendendo i fili della trama nelle ultimissime pagine con la chiamata in causa dell’autore stesso del libro (con un effetto da manoscritto ritrovato).

Harari ha a disposizione un numero di pagine non ampio e sembra fare tutto il possibile per contenere ogni scena necessaria a giungere alla soluzione del mistero. Va un po’ di fretta, ma il ritmo è di fatto elemento necessario in un racconto di puro mistery come questo, un noir tra i ghiacci dai tratti insoliti, che non ruota attorno a un cadavere e che non ci tiene a individuare un vero e proprio criminale.

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L’autore costruisce la tavola con rischiosi stratagemmi grafici con cui tenere attaccato il lettore alla pagina e avvolgerlo nello scenario. Nessuno spazio bianco e nessun vuoto che dia respiro è permesso. Talvolta, questa scelta − quando i toni si fanno più scuri − rende la lettura complicata, con una non ben precisa distinzione tra scenari diversi.

Altre volte, quando l’intento si manifesta più trasversalmente, l’effetto è quello di evocare la stessa oppressione vissuta dal protagonista. Non sempre i colori assumono toni scuri: sia poiché spesso ci si ritrova tra le nevi, ma anche perché Harari cerca spesso l’effetto leggermente sfumato della stampa Risograph (il libro ovviamente non è in Risograph, ma l’autore lavora spesso con questo tipo di stampa).

A Harari riesce meglio raccontare la realtà che il surreale. Per quanto scarno di contorni, il suo protagonista ha tratti comportamentali efficaci. Le sue azioni partono da un presupposto comune e realistico − un momento di abbandono nel corso di studi universitario, il disagio e la voglia di andare avanti che ne conseguono − per poi giungere in un terreno assai distante dal reale, tra leggende e fenomeni inspiegabili.

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Chissà che a motivare la storia non sia stato proprio quel malessere post-giovanile che sale al momento di chiudere con gli studi. E poi − sì, lo so, sto dando una interpretazione un po’ fuori dai binari − il viaggio e il perdersi del protagonista sembrano metafora del senso di disorientamento che dà il dover decidere del proprio futuro nonostante ci si senta un po’ sconfitti e un po’ vittoriosi, dopo la fine dell’università. Del resto Harari è autore giovane, parte di una generazione disagiata e sconfortata, che matura tardi (quella indagata da Raffaele Alberto Ventura nel suo Teoria della classe disagiata).

Ma di fatto c’è che Harari vuol costruire un thriller basato una figura realmente esistita, quella dell’architetto svizzero Peter Zumthor. Per il suo debutto l’autore si è appoggiato a una materia che conosce (prima di Belle arti ha studiato architettura) e, dopo aver aperto il racconto con una sola pagina in prima persona, lo conclude con un risvolto falsamente biografico.

Il ritrovamento del manoscritto è una soluzione classica (basti pensare a I promessi sposi) ma riporta coi piedi per terra dopo un viaggio rocambolesco, ed è efficace nel dare un senso plausibile al racconto.

L’attrazione
di Lucas Harari
traduzione di Emanuelle Caillat
Coconino Press, luglio 2018
brossurato, 
152 pp., colore
23,00 €

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