Per la rubrica #tavolidadisegno, siamo entrati nello studio della fumettista e illustratrice Elisa Macellari, che ha appena pubblicato il suo primo libro con Bao Publishing, intitolato Papaya Salad.
Quali sono i progetti a cui stai lavorando attualmente?
A breve termine sto progettando la mostra su Papaya Salad, che si terrà al Treviso Comic Book Festival. Saranno esposte delle tavole originali e delle stampe a colori; in più vorrei arricchire lo spazio con degli elementi thai che ho recuperato nel mio ultimo viaggio a Bangkok.
Poi sto ultimando delle illustrazioni per una app canadese che pubblica storie per bambini in varie lingue. Il testo che mi è stato affidato è molto divertente e anche se è pensato per un pubblico giovane racconta bene la società e le sue contraddizioni. Continuo la mia collaborazione settimanale con Donna Moderna, che mi dà sempre soddisfazioni e mi lascia libertà creativa, e quella con Langosteria. C’è qualche altro progetto all’orizzonte ma ancora è presto per parlarne.
Quali strumenti usi per disegnare?
Lavoro molto al tavolo luminoso. Faccio le bozze a matita e le ricalco a matita, da vera maniaca ossessiva. Mi piace il risultato finale, il segno è più morbido rispetto all’inchiostro. Tutte le tavole di Papaya Salad sono realizzate così. La colorazione avviene poi in digitale. Da qualche tempo ho iniziato a usare l’iPad e Procreate per la fase di disegno. Lo strumento matita ha un’ottima resa e per alcuni tipi di lavori velocizza il processo.
Hai qualche abitudine prima di metterti a disegnare?
Non ho nessuna abitudine fissa. Il mio studio è a casa, quindi a volte mi sveglio e mi metto immediatamente alla scrivania. Forse l’unico rituale prima di iniziare a disegnare è che devo avere tutto sotto controllo, le email, le scadenze, le scalette. Fatta chiarezza mentale si può iniziare.
Ci sono libri o fumetti che devono essere a portata di mano mentre disegni?
Nell’ultimo anno ho tenuto accanto a me Lessico Famigliare di Natalia Ginzburg, poi un libro sulla mitologia thailandese pieno di mostri e creature fantastiche, e E la chiamano estate di Jillian e Mariko Tamaki.
Hai un oggetto in studio a cui sei particolarmente affezionata?
Qualche anno fa sono stata a vedere una mostra di Tullio Pericoli a Brescia. Ho sempre amato il suo immaginario e il suo segno. Nella galleria erano esposti alcuni ritratti realizzati in acquaforte e tra questi ce n’era uno di Borges, il mio scrittore preferito. Mi è sembrata una perfetta scatola cinese e mi sono subito convinta di comprarlo.
Allora mi ero appena licenziata dal mio lavoro precedente, prima di fare l’illustratrice insomma, e anche se mi sembrava una spesa pazza mi è sembrato anche un segnale di cambiamento nella mia vita. Avevo capito cosa volevo fare. Adesso il Pericoli-Borges si trova sulla parete del mio studio e mi guarda dall’alto tutti i giorni mentre lavoro.