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I 5 migliori fumetti pubblicati a luglio 2018

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Siamo nel pieno dell’estate, e sotto l’ombrellone o al fresco dell’aria condizionata (o del ventilatore) servono bei fumetti da leggere, per riprendersi dalle fatiche dell’anno lavorativo. Dopo un mese di giugno già particolarmente ricco di uscite interessanti, anche luglio ha riservato qualche sorpresa.

L’estate è il periodo ideale per mettersi in pari con le serie, e noi ne approfittiamo per consigliarne una giapponese che negli ultimi mesi ci ha appassionato particolarmente, al fianco di un nuovo titolo – sempre in ambito manga – di un autore che apprezziamo sempre molto. Inoltre, abbiamo selezionato anche l’esordio di un autore proveniente da un paese fumettisticamente poco esplorato come la Cina, il nuovo numero di una storica rivista italiana e l’esordio di una nuova serie di Marvel Comics molto particolare.

Happiness vol. 5, di Shuzo Oshimi (Panini Comics)

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Dopo I fiori del male (Panini/Planet Manga), Shino-Chan non sa dire il suo nome (Panini/Planet Manga) e Dentro Mari (RW/Goen), Shuzo Oshimi torna a raccontare l’adolescenza con una delle sue serie seinen più recenti (l’altra, lo slice-of-life Chi no Wadachi, è al momento inedita in Italia). Rispetto al passato Oshimi punta con forza sul soprannaturale, in chiave horror: Happiness è una storia di vampiri. Il contesto scolastico, l’evolversi della relazione tra un ragazzo e una ragazza e le sfide emotive del passaggio all’età adulta sono lo sfondo su cui, come d’abitudine, l’autore imbastisce la sua trama. Ma la tensione psicologica e l’eleganza del disegno ne fanno non solo la sua opera più matura, ma uno dei manga seriali più avvincenti e interessanti dell’anno.

Makoto è spesso bullizzato a scuola. Ma una notte, tornando a casa, viene attaccato da una ragazza misteriosa che gli offre una scelta: morire o vivere da vampiro. La sua nuova condizione oscilla tra inebriante e disgustosa, e l’angoscia nel gestire le nuove pulsioni (la sete di sangue, la libido) attraversa scene dall’alto tasso di inquietudine. Sebbene la trama sembra discostarsi poco dagli snodi tipici del filone, la personalità del trattamento di Oshimi emerge progressivamente, rivelando un approccio più drammatico e meno prevedibile di Tokyo Ghoul o della stessa Twilight.

A sorprendere sono soprattutto l’attenzione ai dettagli dei comportamenti – la scelta dei luoghi in cui Makoto si isola, a scuola, stringendo amicizia con Gosho; le reazioni biologiche alla “sete”; la gestione della “rivelazione” agli amici e familiari; le diverse attitudini al vampirismo dei personaggi – e le atmosfere. Oshimi usa uno stile al tratto, ricco di ombre e tratteggi morbidamente sporchi, fino ad offrire passaggi quasi astratti, di grande gusto stilistico. Nel volume 5 la storia si complica e si fa ancora più corale, virando verso il thriller: c’è da affrontare la polizia, ormai sulle tracce dei vampiri, e un serial killer. Ma sul finale, tutto cambia con un flash forward: 10 anni dopo, che fine avranno fatto tutti?

Night Bus, di Zuo Ma (Bao Publishing)

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Il fumettista cinese Zuo Ma – classe 1983, pechinese dedito al fumetto indipendente – è autore di un racconto affascinante e onirico, che oscilla sapientemente tra scenari urbani e mondi fantastici. Visivamente, Zuo Mao sembra prendere ispirazione dal fumetto d’autore giapponese più raffinato, sia del passato che del presente, con tavole visionarie e dettagliate del gekiga tra gli anni Sessanta e Settanta che si fondono a suggestioni tipiche dei maestri di oggi come Daisuke Igarashi e Taiyo Matsumoto.

Night Bus racconta di un bus notturno – appunto – che può portare in luoghi misteriosi, non necessariamente dove vorresti andare, ma probabilmente dove dovresti essere. Con questo volume si amplia significativamente la proposta del fumetto cinese contemporaneo in Italia. Dopo due volumi usciti finora per Bao Publishing (I racconti dei vicoletti, Reverie), e dopo l’apprezzata Zao Dao pubblicata da Oblomov (che presto arriverà anche sotto il marchio Bao), il libro di Zuo Ma si distingue per la personalità e per la prova d’autore particolarmente spiccata e matura.

Nick Fury, agente dello… S.H.I.E.L.D., di James Robinson e Aco (Panini Comics)

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Diciamolo subito: questa mini sul figlio di Nick Fury altro non è che un pretesto per dare carta bianca al notevole talento di ACO, nome d’arte del disegnatore spagnolo Alex Cal Oliveira. Aperture cinematografiche seguite da doppie splash page che mischiano le invenzioni di Jim Steranko a quelle di Will Eisner; inquadrature ardite; piccole vignette disposte come un mosaico su un’ambientazione di sfondo funzionale al racconto; soluzioni psichedeliche alla Steve Ditko e tanto altro ancora, il tutto senza sacrificare lo storytelling. Insomma: uno spettacolo per gli occhi.

Per questo è probabile che lo sceneggiatore James Robison, un veterano dei comics, abbia semplicemente preferito confezionare una serie di storie a se stanti, senza fronzoli, tutte azione e mazzate, dove il buon Nick Fury Jr. non fa altro che armeggiare con gadget super tecnologici dello S.H.I.E.L.D., guidare auto volanti, flirtare con belle donne e scazzottare agenti dell’Hydra.

Il risultato è una lettura leggera e frizzante, perfetta sotto l’ombrellone, ma che allo stesso tempo mette in scena quello che forse potremmo indicare come il più rilevante esperimento grafico in casa Marvel dopo la splendida serie su Occhio di Falco di Matt Fraction e David Aja.

Tokyo Kaido vol. 1, di Minetaro Mochizuki (Dynit)

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Tokyo Kaido di Minetaro Mochizuki, l’autore di Dragon HeadChiisakobe, è un manga ambientato in una clinica che si occupa di ricerca in ambito neurologico e della cura e dell’assistenza psicologica di giovani affetti da problemi al cervello.

Qui troviamo un gruppo di ragazzi disfunzionali, dalle caratteristiche particolare peculiari: Hashi, che vive con un frammento di automobile nel cervello in seguito a un incidente e che è affetto da un disturbo che lo porta a dire qualunque cosa pensi; Hanam che soffre di orgasmi involontari e improvvisi, causati da un problema al cervello; Hideo, che crede di «avere dei superpoteri, di essere in grado di entrare in contatto con dio e gli extraterrestri e di essere Superman», così come è scritto nella sua presentazione all’interno della serie.

Mochizuki, come nel successivo Chiisakobe (arrivato in Italia qualche mese prima di Tokyo Kaido) si concentra su un gruppo di ragazzi problematici, affrontando il tema in maniera provocatoria e inserendosi in un filone battuto anche da un altro mangaka della sua stessa generazione, Taiyo Matsumoto (basti pensare a Sunny). Un po’ come un gruppo di supereroi che sembra non dover mai sviluppare i proprio superpoteri, i ragazzi simboleggiano problemi e disagi dei giovani contemporanei, producendo allo stesso tempo una parabola appassionante e disturbante raccontata attraverso uno stile grafico arioso e minimalista.

Qui la nostra recensione del fumetto.

Linus n. 7/2018, di Autori vari (Baldini & Castoldi)

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Dopo tre mesi e altrettante uscite, la nuova Linus diretta da Igort sembra aver trovato la sua quadra. In questo numero di luglio convivono proposte di nicchia (l’olandese Joost Swarte, autore della copertina ma anche di alcuni fumetti pubblicati all’interno) al fianco di opere popolarissime come PeanutsCalvin & Hobbes), così come si ritrovano tutti insieme passato (le strisce di Kind-Der-Kids di Lyonel Feininger), presente (Davide Toffolo con la sua Il cammino della Cumbia) e futuro (con un fumetto di Veronica Carratello e uno di Lorenzo Mò, e le strisce del britannico Richard Short).

Rispetto alle due uscite precedenti manca poi un classico gioiello del gekiga come Nejishiki di Yoshiharu Tsuge a maggio e La donna di Yanagase di Yoshihiro Tatsumi a giugno, ma a compensare c’è la piacevole sostanza offerta da una storia breve scritta e disegnata da Davide Reviati. Nonostante la varietà di stili e proposte – ai quali bisogna aggiungere la consueta presenza di articoli informativi e di approfondimento – sorprende la grande coerenza di fondo della rivista, raggiunta soprattutto grazie alla notevole qualità dell’offerta. I contenuti sono variegati e possono soddisfare gusti diversi, magari non necessariamente mettere d’accordo tutti, ma appaiono perfettamente a loro agio all’interno di uno schema ben preciso.

Nel suo nuovo formato mook, dopo un normale periodo di assestamento – anche più breve di quanto ci si potesse immagnare –, Linus di Igort sembra così essere più vicina a una bella vetrina libraria di tutto ciò che non è graphic novel, più che a una vuota rivista/contenitore di strisce da edicola come nei suoi anni più bui.

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